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DIATRIBA PRODUTTORI OLIVICOLI-AZIENDE DI MARCA

Scrive Marco Mugelli: "lei crede ancora in cose che la realtà commerciale aborre, quali la correttezza, la serietà, la verità. Io non più"
Risponde Luigi Caricato

11 febbraio 2006 | T N

Egr. Caricato
ho avuto copia del suo articolo da Andreas Martz, l'ho letto
attentamente e, pur condividendo il principio dei galli di Renzo,
sono giunto alla conclusione che le mancano non poche informazioni
sul comparto.
Innanzi tutto è doveroso che chiarisca alcuni presupposti, non sono e
non lo sono mai stato contrario all'industria della distribuzione
dell'olio, ho "collaborato" con varie industrie del settore per molti
anni, verificando i prodotti e proponendo strategie di informazione e
promozione.
Nella mia posizione ho avuto modo di apprendere tutta una serie di
informazioni, alcune strategiche, sulla politica produttiva di quelle
aziende, tali da farmi comprendere che buona parte della situazione
attuale è stata non solo voluta, ma pianificata e pesantemente
perseguita da pochi, ma importanti personaggi del settore.
Quando ero molto giovane ho avuto l'occasione di veder operare un
mediatore di olio, personaggio attualmente scomparso, ma che
all'epoca rappresentava una figura indispensabile nell'economia
produttiva dell'olio, tale personaggio, che nel volgere di una decina
d'anni, raggiunse una notevolissima disponibilità economica tanto che
nel 1985 personalmente vidi emettere, per l'acquisto di una
notevolissima partita d'olio, un assegno di oltre 1 miliardo di lire,
me lo ricordo solamente perchè mi domandò quanti zeri doveva mettere
dopo le prime cifre, ebbene tale persona, si dice, ma non lo ha mai
negato, che era solito portare con sè, nelle visite presso le aziende
agricole, che avevano olio invenduto, un piccolo topolino, che al
momento opportuno faceva scivolare nell'orcio aperto. In tal modo si
appropriava di buone quantità di prodotto a prezzi irrisori e con i
ringraziamenti del fattore perchè tale informazione non giungesse
alle orecchie della proprietà.
Negli anni successivi tali personaggi sono quelli che hanno fornito e
che tuttora forniscono il prodotto alle imprese di distribuzione.
I meccanismi di "intimidazione" sono certo più evoluti, immaginatevi
quanti topi sarebbero attualmente necessari, ma la scienza gli ha
dato una mano, non si parla più di odore disgustoso, ma semmai di
K232, di Linolenico, di Kreiss, di Perossidi, ma il concetto non è
cambiato.
Si acquista e si paga per del prodotto che non è e non deve essere di
qualità, salvo quando questo è in mano alla distribuzione.
Certo nessuno disconosce che il prodotto olio extravergine lo si
conosce nel mondo intero per mezzo di tali gruppi, ma quando sento
che " La Carapelli attraverso l'omonimo Istituto nutrizionale ha
investito in ricerche sulle proprietà biologiche dei fenoli nell'olio
extra vergine di oliva. E non solo." sarebbe il caso che si
informasse, sempre che sia disponibile, con (OMISSIS) che di
cose ne avrebbe da dire.
Una volta partecipai con la struttura della Carapelli ad una ricerca
congiunta sulle caratteristiche chimico-organolettiche dell'olio
extravergine d'oliva Tipico Toscano, i cui risultati furono esposti
ad una manifestazione pubblica a Firenze ed il giorno successivo i
dati, distorti, furono dalla Carapelli fatti pubblicare da alcuni
quotidiani a livello nazionale.
Egr. Caricato forse Lei crede ancora in cose che la realtà
commerciale aborre, quali la correttezza, la serietà, la verità.
Io non più.
Distinti saluti
dott. Marco Mugelli



Caro Mugelli (o egregio, se preferisce questa espressione così retrò, aperta anche a più sfumature), io ho uno sguardo chiaro sulla filiera olio di oliva e ne conosco forza e debolezza, punti di luce e di oscurità. Lasciando da parte il passato, che non giova certo a nessuno ricordarlo, visto che è accaduto di tutto - in mancanza di regole e di persone di buona volontà in grado di fare un serio coordinamento tra i vari protagonisti del comparto - oggi la siuazione è senz'altro più serena e aperta a un dialogo costruttivo.
Mi creda, non giovano a nessuno le contraposizioni. Tanto più nel contesto
attuale, dove tra antagonisti, no global, disobbedienti e amenità simili,
sarebbe un vero smacco alzare un muro di impenetrabilità tra produttori
olivicoli e aziende di marca.
Certe posizioni assunte da Marz le ritengo smodatamente estremiste e mi
preoccupano per gli esiti sui mercati.
Io (e con me "Teatro Naturale") sono dalla parte dell'olio di oliva, in
tutte le sue categorie merceologiche e senza preclusioni per i vari soggetti
coinvolti.
Giocare alla contrapposizione tra Guelfi e Ghibellini mi sembra oggi fuori
luogo e soprattutto risibile.
E' vero che abbiamo politici, da una parte e dall'altra, che non offrono
esempi di armonia e buon senso, ma noi, che vogliamo essere estranei ad
atteggiamenti distruttivi, preferiamo costruire qualcosa di utile: una
filiera in cui non ci siano parti deboli sulle quali prevalere.
Non è utopia, ma un impegno difficile che porta a buoni risultati quando
l'obiettivo è condiviso.
La storia del topolino mi fa sorridere, può riguardare chiunque.
Credo che gli esseri umani siano pervasi tutti dal male, senza distinzione;
ma credo anche che non tutti cedano al male sacrificando i buoni principi.
Esiste il libero arbitrio, oltre che il libero mercato.
Non esistono dunque i buoni da una parte e i cattivi dall'altra. Un
commercio equo e solidale è sempre una via praticabile, nonostante tutto.
Quanto alla persona cui lei fa riferimento (e da me non riportata nella
lettera, per discrezione) le assicuro che il ricercatore questione mi ha
confermato la bontà dell'iniziativa dell'Istituto nutrizionale Carapelli; e
io stesso condivido lo sforzo di alcuni (pochi) privati nell'investire in
ricerca. Un investimento in solitudine, peraltro, vista la deplorevole
assenza dello Stato italiano.
Riveda il suo giudizio, ci ripensi. E' evidente che un'azienda cerchi
comunque di portare a sé tutti i vantaggi (magari amplificandoli) sul piano
della comunicazione e del marketing. Non mi sembra immorale. Piuttosto, è
veramente indegno che le Istituzioni di un Paese abbiano abbandonato un
comparto così importante lasciandolo senza respiro. Eppure di danaro ne è
stato sprecato, mi creda. Perché allora non puntare il dito su sprechi e
abusi e chi li ha commessi?
In ogni caso, sulla questione è bene che si apra una discussione vera, senza
pregiudizi, né schieramenti di parte.
A noi tutti interessa l'olio che si ricava dalle olive, non le diatribe.
A Marz avevo detto con molta chiarezza della necessità di educare i
componenti della filiera tutti. Frastornarli non ha senso e non giova in
alcun modo al prodotto.
Riguardo poi agli abusi e alle speculazioni, occorre stare sempre in
guardia; io senza dubbio mi fido dell'impegno e della professionalità degli
organismi di controllo.

Luigi Caricato