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UN ULTERIORE AGGRAVIO. COME FARANNO GLI OLEIFICI ITALIANI?

Alcune considerazioni di Luigi Tega sulla tracciabilità del comparto oleicolo

28 gennaio 2006 | T N

Vi ringrazio per la preziosa opera di informazione che fate e questo mi da la possibilità di esprimere un mio parere.
Premesso che sono un frantoiano che fa questo lavoro da 30 anni e penso di conoscere qualcosa di questo mondo che stento purtroppo sempre di più a capire.
Mi riferisco in questo caso alla RINTRACCIABILITA’ NELLA FILIERA OLIVICOLO-OLEARIAE’ NECESSARIO ADEGUARSI, ECCO I DOCUMENTI NECESSARI PER IL REG. CE 178/2002 dove si dice: dal campoa lla bottiglia tutto deve essere registrato.
La prima domanda che mi viene in mente è: come faranno gli oleifici italiani che imbottigliano olio derivante da una miscela di oli spagnoli turchi greci e tunisini.

Oppure questo ulteriore aggravio riguarda solo noi piccoli e miseri frantoiani?

Descriviamo il ciclo della tracciabilità: l’oleificio X residente in Italia, acquista 500 quintali da un grossista Greco che disponeva di quell’olio avendolo acquistato da 5 frantoi diversi, ognuno dei quali teneva l’olio in 2/3 cisterne diverse ed era il risultato della molitura di una ventina di fornitori di oliva.
La stessa cosa avviene per altri ipotetici 500 quintali di olio Turco, per ulteriori 500 quintali di olio spagnolo ed altri 500 di olio Tunisino.

Tutto quest’olio arriva in Italia e viene miscelato, dopodiché l’oleificio X acquista 300 quintali in Puglia da 4 frantoi diversi, risultato delle moliture di altri 50 fornitori di oliva, altri 300 dalla Calabria da 4 frantoi e sempre il frutto delle moliture di 50 fornitori ed altrettanto con la Sicilia.
A questo punto la miscela è pronta e possiamo imbottigliare l’olio che sarà il frutto di 2900 quintali che provengono per il 17.24% dalla Grecia acquisati da 5 frantoi diversi ognuno dei quali aveva molito le olive di 20 fornitori di oliva per un totale di 100 fornitori di olive, la stessa cosa per la Spagna la stessa per la Tunisia Spagna Turchia.
Ovviamente bisogna considerarre anche gli italiani.
Quindi dal campo alla bottiglia tutto deve essere registrato? Semplicissimo.
Comunque io di questo non mi preoccupo essendo un piccolo frantoiano.
La cosa paradossale è: Nella volontà del legislatore, tale norma, non vuole essere un aggravio burocratico per le aziende interessate, anche se in realtà lo è, ma intende semplicemente creare un sistema di garanzia della salute pubblica.
Purtroppo assistiamo sempre di più a provvedimeti legislativi di organismi che non conoscono nulla di ciò su cui vanno a legiferare.

Tutti dovremmo sapere che se si vuole tutelare la salute pubblica, gli accorgimenti devono essere diversi se si parla di olio di oliva o di mascarpone
Non vorrei sbagliarmi ma penso non esista caso nella storia dell’uomo in cui l’olio, di oliva, anche il peggiore che possa esister abbia trasmesso un qualche virus, malattia ecc….
Infatti l’olio è un conservante e quindi non è in gardo di trasmettere nulla.
Ma………… , invece anche l’olio può essere causa di danni al nostro organismo, anche grossi, ma non immediati.
Sappiamo che gli oli subiscono il fenomeno della perossidazione lipidica, fenomeno che è una delle cause della formazione dei radicali liberi.

Ovviamente sappiamo anche che sono i grassi polinsaturi i più esposti, ma anche i monoinsaturi subiscono, seppur più lentamente, lo stesso fenomeno.
Inoltre una recente scoperta ha evidenziato, analizzando i grassi che hanno prodotto le occlusioni conariche, la massicca presenza in esse di grassi ossidati.
Bane, se tutto ciò è vero la tutela del consumatore in parlando di olio non deve essere improntata come se si trattasse di crema o mascarpone o prodotti che possono generare il botulino ma in un altro modo.

Abbiamo parlato di ossidazione, ma qualè la causa dell’ossidazione?
La prima causa è il decorso del tempo.
Sappiamo che un olio eccellente è condannato all’ossidazione, fenomeno che può essere rallentato con una conservazione adeguata ma non interrotto, è un processo inarrestabile.
A questo punto se si volesse veramente la tutela del consumatore il primo passo del legislatore dovrebbe essere quello di rendere obbligatoria l’annata di produzione ( oggi facoltativa) in moooooooapere se sta consumando un olio di 3 mesi o 16 messi o 27 mesi


Luigi Tega