La voce dei lettori
L'OLIO TOSCANO? SE NON E' MORTO, E' MORIBONDO
Una lettera del giornalista Stefano Tesi
17 dicembre 2005 | T N
Caro Luigi,
do' sfogo, d'impulso, alla mia ben nota grafomania e mi esprimo stavolta a proposito del pezzo di Grimelli relativo al "giallo" (è proprio il caso di dirlo) dell'assassinio dell'olio toscano: Igp o Dop o "comune" fa poca differenza, ai fini del mio discorso.
Quanto dice Grimelli è certamente vero.
Io credo però che la speculazione sia non la causa, ma l'effetto del crollo. Il comparto sconta infatti una debolezza strutturale antica, legata alla scarsità del prodotto e quindi all'impossibilità di fare "volumi", cui da anni si è andato sommando un onere di costi fissi e/o inaggirabili fattosi col tempo insostenibile se non da chi svolge l'attività in maniera marginale rispetto al proprio core business. Voglio dire che, allo stato attuale delle cose, se i conti alla fine devono davvero quadrare, neppure un prezzo alla fonte superiore del 30% a quello attuale sarebbe sufficiente a rendere il settore redditizio per il produttore e quindi meritevole di essere incrementato, seguito, mantenuto, migliorato.
Se solo penso all'incubo della raccolta, all'impossibilità di trovare personale e/o ai ricatti cui si deve sottostare per assecondare il dovere morale di non lasciare i frutti sulla pianta, all'inservibilità delle cosiddette macchine raccoglitrici quando si ha a che fare con gli impianti tradizionali, acclivi e stortignaccoli, mi vengono i brividi. Non parliamo delle potature, le concimazioni, i trattamenti e poi l'imbottigliamento, lo stoccaggio, le consegne.
Ammettiamolo: il settore "non ce la fa". Non ce la può fare. I premi comunitari andavano a peso e da ora in poi andranno a quote, parametrate sui "pesi" del passato. Dalle mie parti, nel Senese, una pianta produce in media 1 kg d'olio: che aiuto vuoi che diano i cosiddetti "aiuti" (con buona pace del Solone Riotta)?
Anzi, sai che ti dico? Che proprio a voler ragionare da imprenditori, e quindi il meno possibile da agricoltori, il vero motivo per il quale gli oliveti non vengono abbandonati è che i contributi da 2078 e bio costituiscono oggi, esattamente come per i seminativi, l'ultimo, vero, residuale reddito degli olivicoltori.
Sai cosa penso, dunque? Che perfino in Toscana gran parte dell'olio delle piccole fattorie, e tutto quello che non può andare a traino di altri prodotti che consentano l'ammortizzamento dei costi (penso ovviamente alle aziende vitivinicole) finirà presto, come peraltro spesso già accade, a fare l'amara fine del vinsanto: un complemento, un divertissment, un gadget da allegare, un presente, un passatempo.
Sia chiaro: non sarà così per tutti. Ci sarà chi si salva, chi è più bravo, chi ha mercati migliori. Ma l'olio "quotidiano", quello prodotto da sempre dagli olivicoltori toscani grandi o piccoli che fossero, se non è morto è moribondo.
Prepariamogli il funerale.
Ciao,
Stefano Tesi