La voce dei lettori
L CRISI DEL SETTORE OLEARIO NON SI PUO' ATTRIBUIRE AI FRANTOIANI
19 novembre 2005 | T N
Spett Redazione,
in questi anni, pur essendo un Vs. lettore e pur confrontandomi con alcuni Vs collaboratori, tra cui il Dr. Grimelli, non ho mai ritenuto di dover intervenire nelle discussioni presentate all'interno della pubblicazione. Questa volta però, stimolato dalle critiche di un comune amico, vedi lâintervento del Sig. Enrico del Pod Giovanni, pubblicato nel n.41 del 14 novembre 2005, mi sono sentito in dovere di intervenire in qualità di responsabile del settore oleario della cooperativa Terre dell'Etruria.
Io credo, come più volte ho asserito nelle assemblee svolte alla presenza dei nostri associati, che il problema prezzo non esiste solo per l'olio ma per tutti i prodotti agricoli, dall'ortofrutta ai cereali.
Credo però che i maggiori danni siano stati fatti e e tutt'ora siano provocati dai produttori che, spinti dalla paura di rimanere con il prodotto in mano, si affacciano al libero mercato e pur di vendere accettano prezzi bassissimi, innescando una spirale di discesa delle quotazioni che difficilmente si può arrestare. Mi si dice ma cosa vuoi che siano pochi quintali di olio venduti a poco prezzo! In realtà non si tratta di quote così esigue di prodotto in quanto a quanto venduto sottocosto dallâolivicoltore andrebbero sommate le vendite effettuate dai raccoglitori (ancor oggi pagati spesso in olio) a prezzi molto bassi, talora fuori mercato.
Come cooperativa ci siamo impegnati molto in questi anni per cercare di migliorare il settore consci del fatto che siamo una delle realtà più importanti della Toscana come produzione di olio; abbiamo cercato di fare la nostra parte pur sapendo e riconoscendo che in questi anni ci siamo adoperati per migliorare il servizio agli agricoltori ma abbiamo tralasciato di acquisire un proprio mercato di commercializzazione di prodotto confezionato. Ci siamo invece indirizzati sul confezionamento a marchio di terzi e sulla vendita dell'olio conferito dai soci produttori ai grossi imbottigliatori che comunque hanno permesso in questi anni di poter liquidare il prodotto ai prezzi competitivi. Prezzi bassi certo ma il contesto economico in cui ci moviamo è assai difficile e il consumatore è sempre più allettato dai âprimi prezziâ.
Come cooperativa siamo intervenuti nella filiera calmierando i prezzi di molitura e creando un impianto di imbottigliamento di cui possono usufruire anche i soci. Abbiamo investito in strutture e tecnologia, ma tutto questo a un costo, dobbiamo onorare i debiti.
Nel contempo non possiamo pensare solo a molire le olive (semplice e redditizio allo stesso tempo) noi dobbiamo soddisfare al meglio i ns. soci, che sono i proprietari dell'azienda. Dobbiamo offrir loro un celere ed efficiente servizio di frangitura ma anche le più favorevoli condizioni di ritiro dellâolio e di liquidazione. Pensiamo di aver fatto sufficientemente bene il nostro mestiere ma quando, come affermato dal direttore Caricato, qualcuno a cui dovrebbe stare a cuore il destino dell'olio toscano, pensa solamente al proprio portafoglio, e si presenta sul mercato, italiano o estero, con prezzi bassissimi, risulta impossibile operare in maniera soddisfacente. Nessun buyer sarà più disposto ad acquistare il tuo olio ai prezzi previsti e stimati. Una politica cieca, possibile solo perché non deve rendere conto del proprio operato agli olivicoltori. Tante promesse non mantenute, oppure lâacquisto di olio dal mercato, sfruttando le occasioni, assalendo le imprese in difficoltà . Si tratta di speculatori che più riescono a creare condizioni di mercato favorevoli, indipendentemente dallo stato di salute della fiera, più avranno profitti e guadagni.
Se a tutto ciò ci si aggiunge anche il produttore che vende il prodotto in azienda a 6 euro al kg quando cedendolo alla cooperativa sconterebbe un prezzo quasi uguale, mi resta difficile capire come sia possibile programmare strategie di mercato che abbiamo un ritorno sulla filiera. Esempi che non si riferiscono e non comprendono il nostro socio produttore, ma anchâegli sa bene quanti e quali sono questi olivicoltori.
A voi la riflessione.
Saluti
Massimo Carlotti