La voce dei lettori

PAESE INGRATO. ESPORTIAMO CERVELLI, IMPORTIAMO PIEDI

Considerazioni amare, molto amare, ma terribilmente vere, del giovane Carlo Foti, studente universitario di ventidue anni: "da un paio di mesi sto conducendo una mia piccola battaglia..."

02 luglio 2005 | T N

Carissimi
ho 22 anni,sono uno studente del Corso di laurea di Chimica Industriale. Da un paio di mesi sto conducendo una mia piccola battaglia per far capire come la nostra nazione è fatta da persone che non sanno quanto è importante la ricerca ai nostri giorni in termini di sviluppo e competitività. In Italia la ricerca è considerata meno importante del calcio. Ritengo la "fuga dei cervelli" sostanzialmente giusta, perchè noi italiani siamo gente strana: lasciamo andar via i nostri migliori ricercatori, perchè mancano soldi per la ricerca, e spendiamo invece fior di euroni per comprare all'estero i cosiddetti "campioni del pallone". Lì siamo bravi. Esportiamo cervelli e importiamo piedi. C'è un meccanismo sballato. L'Italia è un paese povero, ma nessuno lo vuole ammettere: si spende solo lo 0.6% del PIL in ricerca e sviluppo. Le altre nazioni spendono di più e raccolgono i frutti con innumerevoli scoperte, molte delle quali premiate col Nobel, che migliorano la qualità della vita e portano ricchezza. Ciò che i nostri politici non hanno mai capito. Si va all'estero solo per ricercare campioni dello sport e non campioni della scienza. L'università italiana grazie alla sua organizzazione didattica, unica al mondo forse, sforna laureati molto molto preparati, e fino a qui 10 e lode. Infatti i nostri ricercatori sono molto apprezzati in tutto il mondo. Ma è il post-laurea il tassello mancante. Non si può spendere così poco se si vuol restare competitivi a livello mondiale. Non si pùo restare competitivi dando a un ricercatore 700 euro al mese. E' VERGOGNOSO!! E allora ben venga la possibilità di andare in altre nazioni, dove magari vengono apprezzate le vere qualità che uno studioso possiede, e per di più pagate meglio, molto molto meglio. Questa fuga aumenta di anno in anno, e l'Italia rischia di perdere definitivamente i suoi scienziati. A nessuno piace lasciare la propria terra, ma vedendo l'andazzo della ricerca qui in Italia ho potuto capire che difficilmente ci sarà! una inversione di tendenza. All'università si respira un'aria di insoddisfazione generale, c'è ormai diffusa la mentalità del "bisogna accontentarsi". E poi si va a sbattere con troppi concorsi, troppe raccomandazioni, troppa burocrazia, non dimentichiamocene. Probabilmente pure io andrò via dall'Italia, e ciò non me ne duole. Ha ragione, i politici parlano, parlano, ma tutto finisce lì. Non sono esterofilo, ma non vedo impegni concreti da parte dei governanti per favorire la ricerca e lo sviluppo qui in Italia. Si potrebbero fare progetti ambiziosissimi, ma la politica è addentrata pure nella scienza, e questo è un male. Ho capito che non c'è rispetto tra la gente in genere, e figuriamoci tra i politici, per chi studia. Io me ne sto accorgendo solo adesso, che studio all'università. Non vieni apprezzato. C'è invidia o forse dai fastidio. Beh, forse è proprio vero: se sei intelligente dai fastidio, perchè diventi pericoloso. E questa non è solo una mia opinione, ma sono tante le persone che la pensano così. Mancano i soldi, eppure ci sono per pagare gli stipendi da favola dei nostri politici, di gran lunga superiori a quelli degli altri colleghi. Non è nel mio stile parlare con questi toni ma ciò che sto dicendo, lo ripeto, non lo penso solo io. Grazie per avermi ascoltato, con affetto,

Carlo Foti


Condividiamo punto per punto ogni aspetto che ha evidenziato. Non è uno sfogo il suo, ma un grido di rabbia e indignazione giusti e sacrosanti. Ritorneremo sul tema nei prossimi numeri, perché crediamo che qualcosa vada fatto. Anche la sola denuncia, pur senza alcun riscontro nella realtà, servono per marcare le differenze tra chi, in questo Paese, ha gravi responsabilità al riguardo e chi invece non ne ha perché comunque reagisce, si dissocia e muove le proprie oneste battaglie a testa alta. In bocca al lupo, non è da solo.
L. C.