La voce dei lettori
L'AGRICOLTORE E' UN ISOLA. NON ACCETTA LA DIALETTICA E TENDE A VEDERE OVUNQUE NEMICI, SPIE E MINACCE. FINO ALL'AUTOLESIONISMO
"Il cancro dell'ideologia: il sonno (o il sogno?) della ragione genera mostri". Una lettera del giornalista Stefano Tesi intorno alla questione Aiab e alla polemica che ne è nata con una lettrice a proprosito dell'informazione in agricoltura e del suo "senso"
11 giugno 2005 | T N
Caro Luigi,
ho seguito senza troppa attenzione la questione Aiab che, come tutte quelle più o meno legate ai carrozzoni (absit iniuria verbis) delle organizzazioni agricole e dintorni, mi annoia in modo terribile.
Mi annoiano molto meno, ma sotto il profilo dell'umore mi nuocciono forse ancora di più, le polemiche degli "utenti" (lo so, dovrei chiamarli lettori, cosa però sovente impossibile) di T.N. a proposito dell'informazione e del suo "senso".
La verità è che svolgere la professione giornalistica, senza abdicarne ai principi e restringendosi a settori tecnico-specialistici come l'agricoltura, è doppiamente difficile.
Gli agricoltori e chi ruota intorno al mondo rurale è, per natura, più isolato degli altri e quindi tende più degli altri ad indossare paraocchi e apriorismi. L'agricoltura e la sua "società " non sono poi ambienti che addestrano alla dialettica. Attanagliato da un non sempre giustificato, ma vivissimo, istinto di sopravvivenza, l'uomo agricolo (ivi inclusi sindacalisti, dirigenti, tecnici, etc.) tende a vedere ovunque nemici, gente dell'altra parte, spie e minacce. Abituato ad appartenere a una "parte" nella convizione, tenace fino all'autolesionismo, che l'altra, ammesso che esista, sia sempre e comunque ostile ai propri interessi, egli si scaglia automaticamente non solo contro tutto ciò che non gli appare ortodosso, ma persino contro chi reclama un'indipendenza di pensiero qualunque essa sia, equidistante, egualmente critica. Insomma, l'uomo agricolo odia più il non allineato che il nemico.
E siccome il giornalista (agricolo o no, conta poco) è o dovrebbe essere non allineato per definizione, senza con ciò rinunciare peraltro alle proprie opinioni (altro concetto che sfugge ai più), eccoci che diventa un facile bersaglio di ideologi insoddisfatti, sindacalisti-aziendalisti, manichei, ingenui, idealisti, tonti, finti tonti e politici più o meno professionali.
Che vuoi farci? E' uno degli incerti del mestiere. Anche se capisco che sia frustrante per chi, come te, si spende e si adopera offrendo un prodotto editoriale ben fatto, indipendente, gratuito e aperto a tutti.
Tieni duro.
Ciao,
Stefano Tesi
Come sempre grazie. Ogni tua lettera esprime saggezza e lucidità . Condivido ogni singolo punto. Più che frustrante, è deludente.
L. C.