La voce dei lettori

Sequestro d’olio in area gardesana tra stupidità e rispetto

Un botta e risposta tra Gigi Mozzi e il direttore di Teatro Naturale Luigi Caricato. Materia del contendere, un tema cruciale su cui è bene riflettere: è lecito trarre vantaggi dalla territorialità senza ricorrere allo strumento della denominazioni di origine?

22 settembre 2012 | T N

La lettera inviataci in Redazione da Gigi Mozzi è scatenata dal post che il direttore di Teatro Naturale, Luigi Caricato, ha pubblicato sul proprio blog, Olio Officina, lo scorso 26 luglio. Per comprendere il senso di questa lettera, si consiglia peranto una preventiva lettura del blog e successivamente della lettera. Clicca QUI.



LA LETTERA DI GIGI MOZZI

Atto Primo: LA STUPIDITA’ UMANA

Il Frantoio Valtenesi, situato a Polpenazze del Garda in Via Rosario 22, produce per conto di un Cliente Austriaco, un Olio Extravergine di Oliva: “Conte de Cesare”.

Per ragioni commerciali e per sostenere l’aggressività di bravi produttori di olio extravergine di oliva, il Frantoio Valtenesi non ricava nessun margine da questa operazione.

Al Frantoio Valtenesi, sono ancora stupidamente convinti che sia meglio mantenere la qualità e rinunciare ai margini, piuttosto che ridurre la qualità per aumentare i margini: è una situazione che fa ridere i benpensanti, ma che capita sovente a molte Aziende che hanno il torto di essere piccole e stupide e, anche per questo, non avere santi in paradiso.

Chi scrive, oltrechè essere un lettore di Genova di Teatro Naturale è anche socio del Frantoio Valtenesi e ogni anno si rende conto della stupidità, quando deve ripianare i conti: ma siamo convinti del nostro lavoro e siamo sicuri che anche i nostri prodotti, come molti altri Made in Italy, avranno il successo che l’impegno merita.

Il colmo della stupidità è che non ci lamentiamo della fatica e facciamo il nostro lavoro, zitti, senza disturbare i manovratori: rispondiamo solo quando siamo costretti a difendere il nostro stupido lavoro.

 

Atto Secondo: IL PREMIO ALLA STUPIDITA’

Nel mese di novembre 2011 un’inchiesta condotta in alcuni punti di vendita austriaci (Penny, Merkur, Lidl, Interspar, Basic, Zelpunkt) analizza le bottiglie in vendita: c’è un laboratorio di analisi e ben 3 Panel di assaggio (uno Tedesco, e due di controllo, uno in Portogallo e uno in Italia).

Al Frantoio non siamo rimasti sorpresi, quando ci hanno riferito che il risultato delle analisi e delle valutazioni sensoriali avevano premiato proprio Conte de Cesare: ci aveva stupito, invece, il giudizio negativo espresso sugli altri prodotti ”italiani”, che hanno pretese e notorietà ben più elevate del nostro, e che non hanno certo reso un bel servizio all’immagine del Made in Italy.

Il Distributore Austriaco, che è il proprietario del marchio, ha ritenuto così importante l’inchiesta, da decidere di mettere in etichetta il risultato dell’analisi e darne una giusta enfasi.

Sembra il lieto fine di una stupida storiella di provincia e non ne avremmo certo dato notizia: invece.

 

Atto Terzo: LA CONDANNA DELLA STUPIDITA’

Invece: Il 26 luglio Caricato carica sul suo Blog una analisi calli-grafica della confezione di Conte de Cesare e, non accorgendosi della parte di etichetta che cita il risultato delle analisi, emette una condanna esplicita e circostanziata su un prodotto che avrebbe intaccato l’onorabilità dell’Olio Garda Dop.

Caricato nell’esaminare l’etichetta, non si chiede la ragione della citazione e non può sapere che mentre Conte de Cesare ha onorato l’immagine del Made in Italy, altri produttori italiani hanno disonorato il mercato dell’olio extravergine italiano (chissà cosa farà adesso Caricato: ma questa è un’altra storia).

Nel frattempo, l’imputato Frantoio Valtenesi ignaro della tempesta in arrivo, chiude tranquillo per le ferie estive.

Alla riapertura, il 4 settembre si presentano al Frantoio i Funzionari dell’Ufficio Repressione Frodi e, senza colpo ferire, sulla base delle precise ragioni suggerite da Caricato, cercano e trovano il prodotto incriminato: lo sequestrano, bloccano le vendite e promettono una severa multa.

Come indica Caricato, corroborato dal parere esperto di un giurista, il corpo del reato è l’etichetta perchè “sembra evidente l’evocazione della Dop del Garda”: per questo, gli stupidi del Frantoio Valtenesi vanno puniti.

Cosa avrebbe da dire l’imputato: che “l’evidenza dell’evocazione”, pur essendo una locuzione metafisica su cui riflettere e meditare, ha già prodotto un bel danno economico al Frantoio e, se non ci fosse davanti un giurista di pareri esperti e di dietro il rischio di una inutile maratona legale, sarebbe interessante stare al gioco e andare a vedere le carte che parlano di “indirizzi”, per vedere chi ha ragione: forse dovremmo scrivere “Polpenazze del Cavolo” o forse basterebbe aggiungere, lì vicino, “Frantoio Valtenesi” o, invece, non dovremmo scrivere per niente l’indirizzo, e già che ci siamo, per non disturbare troppo, potremmo anche evitare di scrivere “prodotto Italiano”.

 

Atto Quarto: LA MORALE

Al Frantoio Valtenesi ci stiamo ancora chiedendo per conto di chi è stata fatta questa operazione: non che pensiamo che Caricato abbia agito per conto di qualcuno, ci mancherebbe altro.

Vorremmo solo capire chi guadagna e chi perde in questo gioco.

Assodato che chi ci perde è il Frantoio Valtenesi, con vendite bloccate e con multe da pagare e, non essendo certo che Caricato ci guadagni in reputazione, chi certamente ci guadagna sono i bravi produttori che, pur essendo stati sanzionati pesantemente dagli organi di controllo austriaci, hanno etichette perfette e quindi non ledono l’onorabilità di nessuno, o almeno quella della DOP del Garda.

Chissà, forse coloro che hanno messo il colpo in canna a Caricato, pensano di guadagnarci e di portare a casa qualcosa. Di certo, tutti a casa portano l’epitaffio che Carlo M. Cipolla sembra avere confezionato per loro, nel mitico “Allegro ma non troppo” quando dice che “coloro che causano un danno ad altri, senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé, sono degli stupidi” (mamma mia, anche loro !).

La morale vorrebbe dare una ragione a questo scritto, che non ha nessun intento polemico, ma vuole essere solo una dichiarazione di dignità, una certificazione di impotenza, una testimonianza di tenacia da parte di chi, stupidamente, non fa battaglie di penna ma cerca di vincere le battaglie sul campo: e qualche volta le vince.

Gigi Mozzi

 

LA RISPOSTA DI LUIGI CARICATO

 

ATTO PRIMO: LE REGOLE

Mozzi, esitono le regole, e le regole vanno rispettate. Sempre e a qualsiasi livello della filiera. Non possono esserci distinzioni di comodo. Partiamo di conseguenza da tale principio di fondo: l’esistenza delle regole. Poi, viene tutto il resto.

Nel mio blog Olio Officina ho riportato una mia personale lettura della realtà, sulla base di una etichettatura che viene a mio parere a scontrasri con i sani principi della tutela degli oli del territorio ricadenti in aree a denominazione di origine. Nel caso specifico, l’olio De Cesare riporta la seguente dicitura sul fronte dell’etichetta, peraltro in grande evidenza, ovvero, nella traduzione in lingua italiana: “Prodotto in Italia, in Polpenazze del Garda”. Non solo: in retroetichetta campeggia in bella vista lo stivale riproducente l’Italia con indicato Polpenazze del Garda. Siamo – lo ricordo – in una zona ricadente nella Dop Garda. Voi stessi mi pare confezionate l’olio Dop Garda certificato, a testimonianza di come siate appunto consapevoli dell’esistenza di regole ferree. Allora, se siete convinti – come opportunamente recita l’etichetta – che l’olio sia prodotto in Polpenazze del Garda, perché la bottiglia non reca il marchio della Dop e il bollino della certificazione? L’unico bollino in vista è quello HS dei Mastri Oleari, che però testimonia tutt’altro, non certo la provenienza.

 

ATTO SECONDO: LO STUPORE

Mozzi, lei è riuscito a stupirmi. Si occupa di marketing, ma ignoravo che si occupasse d’olio in prima persona, commercializzandolo. Complimenti, dunque: dalla teoria alla pratica. Io l’ho conosciuta nella veste di presidente della commissione packaging del Concorso Armonia di cui è promotore Mauro Martellossi, e ho avuto anche il privilegio di sentirla parlare, da vero affabulatore.

Il marketing non è tuttavia una scienza fine a se stessa, deve pur confrontarsi con la realtà. Colgo perciò l’occasione della sua lettera per ringraziarla. Sì, perché finalmente si apre un dibattito serio cui invito tutti coloro che hanno un ruolo di primo piano sul fronte delle Dop affinché inizino, a partire dalla sua lettera, ad affrontare pubblicamente – a beneficio dei lettori – una questione che io ritengo assai delicata e su cui è bene non sorvolare.

Sì, non si può sorvolare, perché io sono sempre più convinto che nel momento in cui sono in essere forme di tutela degli oli del territorio, con l’ingresso in scena delle Dop, gli oli con attestazione di origine Dop e Igp devono necessariamente farsi valere nel pieno rispetto delle regole, pretendendo così di veder tutelate, con tale strumento, le due figure cardine: da una parte il consumatore, dall’altra i produttori, coloro insomma che con le Dop intendono trarre un legittimo vantaggio economico, oltre a una forma di tutela che garantisca il rispetto delle regole.

 

ATTO TERZO: L’ESORTAZIONE

Mozzi, lei ha un compito delicato in quanto esperto di marketing: lavora sulla percezione del prodotto. Al consumatore di conseguenza occorre trasmettere messaggi chiari, perché non si possono comunicare indicazioni non coincidenti con la realtà o che comunque insinuino il dubbio. Mi sembra un principio chiaro, elementare. Polpenazze del Garda allude a un’area di produzione della Dop Garda e un conto significa mettere l’indicazione di rito, sul luogo in cui ha sede l’azienda, senza dare tanta enfasi ed evidenza, altro conto è forzare la mano. Mi sbaglierò? A me sembra che si forzi la mano, altrimenti non vedo il motivo per cui un organismo di controllo debba importunarla senza un motivo.

 

ATTO QUARTO: LA MORALE

Mozzi, io sono stato vicino al presidente dei Mastri Oleari, il compianto Piero Antolini. Collaboravo a “Uliveto Italia”, testata da lui magistralmente diretta con tanta dedizione e professionalità. Conservo ancora con cura i libri da lui pubblicati, tutti sottolineati come d’altronde tutti i libri che leggo. Nel volume I buoni oli d'Italia, edito da Giorgio Mondadori, si legge, in particolare, un passaggio molto chiaro, che non lascia spazio a equivoci. Riporto di seguito uno stralcio di tale passaggio, affinché lei possa riflettere, tanto più che la bottiglia del Conte De Cesare esibisce con grande orgoglio il bollino HS dei Mastri Oleari.

Antolini nel suo libro scrive che nei paraggi del Garda vi sono grandi aziende che assemblano e confezionano oli provenienti da altre zone di produzione, per cui la quantità d’olio confezionata e commercializzata supera di gran lunga la produzione che è possibile ricavare in zona. Da qui il principio che il consumatore attento ai pregi della tipicità debba essere tutelato anche in virtù delle denominazioni di origine in quegli anni agli albori. Ora, lei sa bene, Antolini non c’è più, ma la sua lezione resta viva in chi lo ha conosciuto e non può in alcun modo depotenziarsi. Dobbiamo essere paladini di quel principio fondato sul rispetto di chi sopporta i costi di certificazione e intende giocare alla pari quando si esibisce la carta vincente rappresentata da una zona prestigiosa qual è il Garda. Non è un caso che l’olio gardesano vanta prezzi come prodotto sfuso che si attestano sui dieci euro al kg. Non possiamo far svanire un sogno, non possiamo depotenziare le Dop. Chi fa la qualità e rispetta i valori della tipicità, la certifica nel momento in cui intende esibire con orgoglio il riferimento al Garda.

 

 

ATTO FINALE: LA STUPIDITA’

Mozzi, sulla stupidità non posso darle torto. Il libro del professor Cipolla lo consiglio a tutti i miei lettori, ad ogni occasione; come del resto è giusto consigliare tutta l’opera del grande Cipolla, che è ben più complessa e arrichente rispetto al volumetto che aveva invece il compito solo di divertire. Ecco, io piuttosto penso ad Albert Einstein, come sempre geniale, anche nelle battute di spirito. Il grande fisico ebbe infatti a sostenere che “due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, ma riguardo l’universo – aggiungeva, con la sua consueta simpatia – nutro ancora dubbi”.

 Luigi Caricato

Commenta la notizia

Per commentare gli articoli è necessario essere registrati

Accedi o Registrati

massimo occhinegro

30 settembre 2012 ore 20:09

Aggiungerei che per determinare la quantità certificata su totale olio di pressione prodotto dalla regione e' sufficiente attingere alle fonti produttive solite ( che lasciano il tempo che trova in quanto ad affidabilità dei numeri) . Si badi bene che ovviamente per " olio di pressione" si intendono : olio extra vergine di oliva ( alchil esteri non si sa), vergine e lampante.

Maurizio Pescari

30 settembre 2012 ore 10:02

Chiedo scusa, ma sono costretto a riproporre il quesito: quanti sono i quintali di olio certificati DOP GARDA? Qual è l'incidenza percentuale del certificato sulla totalità della produzione?

Filippo COSTA

30 settembre 2012 ore 08:01

Mi sono già scusato per aver interpretato male il suo pensiero, Satolli. Nessuno si è scusato com me però quando, parlando di flessibilità, tutti o quasi hanno pensato solo che volessi difendere il Mozzi. Io cercavo di fare un ragionamento più generale. Pazienza. Quanto al Mozzi, credo ci sia.stata la volontà di fargliela pagare e si è colto l'occasione.dell'eticheta. Chi è stato suggerire a.Caricato.e.alla repressione frodi non so. Se lo sapessi.non avrei scrupoli.a fare i nomi, mi creda.

Romano Satolli

29 settembre 2012 ore 12:19

Sig. Occhinegro, è vero, in tanti mercatini, nelle sagre paesane, in tante periferie cisono delle violazioni macroscopiche che nessuno punisce, che nessuno va a controllare. Cosa vuole, oggi molti funzionari di serizi di controllo devono ndare solo dove li indirizzano iloro capi, senza la possibilità di deviare dal percorso o meglio, come i faceva ai miei tempi, partire per un zona, ma poi da informazioni avute si andava in tutt'altra parte per sanzionare altr frodi. Una volta si controllava anch la domenica, negli orari extra ufficio, perchè si faceva un lavoro che era una missione, che comportava indagini, intelligence, appostamenti anche notturni, ma ora che devono "staccare" alle 14,00, chi glielo fa fare fare lo straordinario che poi non viene nemmeno pagato o viene pagato una miseria? Una volta c'era nei giovani anche uno spirito di corpo, la voglia di lavorare, di raggiungere delle soddisfazioni morli, anche se quelle reli non ce n'erano. A proposito della carriera, io ho terminato la mia carriera con compiti direttivi, ma senza la dovuta retribuzione. Per quello che ho preferito andarmene ancora giovan per iniziare un'attività di liberi professionista.

Romano Satolli

29 settembre 2012 ore 12:11

Costa, deve tirarmici proprio per i capelli; eppure credevo di essermi espresso chiaramente fin dall'inizio, che io non sono un integralista dell legge (quello lo ha capito, ha detto) e che non sono di quelli che dice colpiscine uno per educarne cento. Ma come fa a dire che io sono di quelli che dice: non sei venuto a farmi vedere prima la regolarità dell'etichetta, ed allora ti denuncio! Ma chi lo ha mai detto? Possibile che un consiglio viene interpretato con una simile cattiveria? Non la capisco proprio, caro Costa. Infine non lo dica a me che tra i vari servizi ci sono interpretazioni diverse delle norme di legge, per cui se una cosa è regolare per uno è irregolare per un altro: si figuri, succede anhe tra i funzionari dello stesso servizio! Purtroppo nonostante la legge dica che i controlli debbano essere affidati a persone preparate ed equilibrate, purtroppo il potere che da un tesserino, soprattutto in persone frustrate e complessate, è enorme e credono di essere rispettati non per la loro intelligenza o la loro preparazione, ma solo perchè hanno quel tesserino da sbandierare ad ogni occasione. Si figuri che io lo presntvo solo se me lo chiedevano, forse perchè capivano che non mi presentavo solo per esseredi disturbo, ma per tutelare anche loro.
Quindi mi sembra che nella fattispecie, lei btta ancora sul fatt della delazione. Ma se c'è stata delzione, perchè non dice da parte di chi? Non abbia paura di denunciarlo apertamente, non abbia paura di dirlo, se ritiene di essere nel giusto!

Filippo COSTA

29 settembre 2012 ore 08:04

Satolli, mi dispiace aver interpretato male il suo pensiero ma, mi creda, pensavo anche lei appartenesse a quella schiera degli integralisti della legge.
Visto che lei è una persona ragionevole e d'esperienza saprà allora che la legge viene interpretata dalla repressione frodi, dai Nas e da altri. Ce n'è un mucchio che non sempre sono d'accordo. Con i miei occhi ho visto litigare uno della repressione frodi e uno dei nas a un convegno proprio su come si interpretava una legge. Qualche tempo fa è poi circolato, presso gli olivicoltori della mia zona, un verbale fatto a un'azienda agricola solo perchè la l di litro in etichetta era in minusocolo anziché in maiuscolo. Ho portato a far vedere la cosa al funzionario della repressione frodi e sa cosa mi ha detto? Che lui un verbale simile non lo avrebbe fatto ma tante teste, tante idee. Proprio su Teatro Naturale ho letto articoli che criticavano le autorità che in una regione dicevano una cosa, in un'altra l'esatto opposto.
Portare l'etichetta a far vedere, quindi, è sicuramente una buona cosa ma non ti salva perchè chi la leggerà darà la sua interpretazione che può non essere quella del funzionario che farà i controlli. Sono amico di un funzionario della Asl e sono andato da lui quando ho dovuto fare dei lavori nella stanza dove conservo l'olio. Dopo avermi dato delle indicazioni mi ha detto che tanto chi sarebbe venuto a controllare doveva trovare qualcosa e il verbale me lo doveva fare. Poco o tanto la multa, insomma, te la devi prendere. Questa è la realtà.
Questa è la ragione perchè non mi piacciono né gli integralisti della legge né i vicini di casa che ti denunciano alle autorità. Tutti e due sanno benissimo che qualcosa, chi viene a fare i controlli, alla fine devono trovare. Così hanno poi la possibilità di moraleggiare.
Mi è sembrato poi un po' ipocrita il suggerimento tardivo al Mozzi di portare l'etichetta a far vedere alla Dop Garda. Della serie, se ce la portavi a far vedere non ti si denunciava, mentre visto che non ce l'hai portata e l'hai sbagliata allora ti si denuncia.
Anche io, per la cronaca, mi sarei comportato allo stesso modo dell'Aymerich.

massimo occhinegro

28 settembre 2012 ore 20:16

Romano Satolli, condivido in pieno i suoi due ultimi commenti. in particolare apprezzo il suo stile da uomo equilibrato coscienziosi che , durante il suo lavoro ha preferito, mi pare, lavare i panni sporchi in famiglia ,piuttosto che apparire con sensazionalismo sulle pagine dei giornali. Forse ne avrà perso in notorietà (avendo deciso di non dare priorità al suo ego) e magari in avanzamenti di carriera, ma ritengo che ne abbia guadagnato in stima e saggezza e credibilita' cose non di poco conto.
Questo le fa onore.
A parte questo ho visto in mercatini vari, bottiglie di extra vergine senza alcuna etichetta ( ne' frontale , ne' retro, anzi no, quella del prezzo c'era!) ed ho visto etichette destinate all'export che sulla frontale scrivono in italiano una descrizione mentre sulla retro, in cirillico un'altra descrizione creando anche qui concorrenza sleale e riviste on line si sono rifiutate di pubblicare.
Quindi in molti non si rivolgono alle proprie associazioni per "rivedere" le proprie etichette e questo nonostante le supportino finanziariamente. Le ragioni possono essere diverse.
È' impensabile, ad esempio che chi vende alla GDO italiana possa mai proporre etichette non corrette e questo perché i controlli dei vari organi sono costanti e continui nel tempo.

Romano Satolli

28 settembre 2012 ore 18:22

Mi scuso se intervengo ncora, ma poi non parlo più (a meno che non venga tirato per i capelli che non ho). Quasi tutti gli agricoltori fanno parte di un'associzione di categoria,principalmente la Coldiretti. Prima di far stampare un'etichetta, non potrebbero sottoporla al giudizio della categoria alla quale paga anche un obolo annuale? Ci sono anche esperti che fanno questo lavoro di consulenza, cosi come lo fanno i Consorzi di tutela per i propri iscritti, oltre agli enti di certificazione, che debbono controllare le etichette prima di dare l'OK. Mi sembra che la Cooperativa sanzionata sia anche socia del Consorzio. Perchè non ha sottoposto l'etichetta di quell'olio al Consorzio stesso, prima di commercializzare quella partita?

Romano Satolli

28 settembre 2012 ore 18:13

Sig. Costa, non deve dire a me che sia giusto punire l aziende per delle piccole formalità. E' vero qello che dice a proposito della diffida nella normativa vinicol, ma è ammessa solo per le infrazioni non superiori a 500 euro. Lo sa che un mm. di differenza in meno in etichetta è punito con un minimo di 516 euro? Lo sa quali sanzioni, nel settore vinicolo, siano inferiore, nel minimo, a 500 euro? si contano sulle dita di una mano. Se lei dice che sono d'ccordo nel punirne uno per stangarne 100, si sbaglia di gorosso, perchè le mie idee sono liberali e non fasciste come, purtroppo, ce ne sono ancora nel nostro codice penale. Parla a me di buonsenso? non era chiaro nelle mie parole che parlavo di mancanza di buonsenso quando ho elencato le infrazioni stupide sanzionate? Non era buonsenso, il mio, nel pregare il burocrate ministeriale di non fare comunicati stampa per verbali e sequestri ridicoli? Ma quando in Italia, c'è da per tutto, dall'uomo della strada alle forze dell'ordine, da certi magistrati ai politici,la mania di vedere il proprio nome sulle pagine dei giornali o nelle interviste TV e, dai giornalisti, del gossip a qualunque costo, anche se riportano solo quello che leggono nelle agenzie, senza andare a cercare la notizia, come si può parlare di buonsenso? Recentemente il Mipaf ha parlato di un sequestro in Sardegna di decine di migliaia di litri di vino a D.O., ripetendo un analogo comunicato per la stessa operazione, nonostante non si sa coe si concluderà, mi vuole parlare ancora di buonsenso?

Maurizio Pescari

28 settembre 2012 ore 11:38

Buongiorno, ho letto con interesse gli interventi sul tema "Mozzi". Sono senz'altro convinto della necessità del rispetto delle regole e di come i contravventori debbano essere sanzionati. Tuttavia, sono altresì convinto di come le "regole" tutelino i grandi e non i piccoli. Ma volendo definire meglio lo scenario complessivo, sarebbe bene ogni tanto unire ai commenti, dei dati certi, ai quali tutti poi possano fare riferimento. Ad esempio: quanti sono i quintali di olio certificati DOP GARDA? Qual è l'incidenza percentuale del certificato sulla totalità della produzione? Banalizzando la cosa: quanto è l'olio che viene "venduto" come DOP Garda, rispetto a quello che viene "acquistato" dal semplice consumatore come olio del Garda? Vi ringrazio. Maurizio Pescari

Emanuele Aymerich

28 settembre 2012 ore 11:06

Sig. Satolli, mi deve scusare se mi sonoj espresso male: nessun riferimento personale ma solo al suo commento!

Sig.Vittori nessuno dice il contrario, forse non ha letto bene gli interventi mio e del Sig. Costa. Nessuno sostiene che si dovesse lasciare che il frantoio Valtenesi continuasse ad andare avanti per la sua strada tranquillamente, legga bene. Semplicemente la faccenda poteva risolversi in altro modo. Sa cosa avrei fatto io? Mi sarei rivolto al Presidente della DOP e gli avrei chiesto di telefonare al collega in questione per comporre la questione pacificamente. Punto. Certo, se poi non si ottiene soddisfazione allora è un altro discorso.

Filippo COSTA

28 settembre 2012 ore 10:18

Vittori, io sono un piccolo olivicoltore ligure, non ho alcun interesse nella vicenda. Non vengo dal Garda, come lei, e non posso sapere se Valtenesi è una grande azienda, come lei dice, o una piccola azienda, come dice il Mozzi.
Ho capito solo una cosa da tutti i messaggi che vengono da persone del Garda, che il Mozzi è malvisto, non so perchè e non mi interessa, e che non si aspettava che un passo falso per sparargli addosso. E' stato fatto e ora tutti gioiscono perchè gli è stata fatta una grossa multa. Lo chiami buonismo o come le pare ma a me questo comportamento non piace.
Se poi la questione è tutta a tra chi è a favore del Mozzi e chi del Caricato, a me non interessa partecipare al gioco.

francesco vittori

28 settembre 2012 ore 09:35

Se i produttori seri sono in difficoltà è proprio perchè sono difesi da pochi. Vorrei ricordare che le vittime sono i produttori che rispettano le regole, non il contrario.
Chi rispetta le regole non vende perché dei 'poveri ' confezionatori (in questo caso Valtenesi) che producono bene, sanno far quadrare i conti vendendo senza guadagnare , sanno leggere le analisi chimiche dell'olio che confezionano ma, guarda un po', non conoscono bene le regole quando si arriva sull'etichettatura invocando l'ignoranza.
Mozzi é giustificato nella sua difesa, é parte in causa, gli spetta, ma altri che sono intervenuti invocando il buonismo quale interesse hanno a farli passare x vittime?, perchè difendono una grossa azienda dell'area gardesana?

Filippo COSTA

28 settembre 2012 ore 07:28

Condivido perfettamente il Almeyrich ma ammetto che siamo sognatori. In guerra e in amore è tutto permesso. Le guerre commerciali, proprio tra colleghi, sono senza esclusione di colpi, compreso purtroppo qualche colpo basso. Questo a proposito di essere realistici.
Non sono poi molto convinto dalla teoria del Satolli di bastonarne uno per educarne cento, perchè, come con i bambini, non si danno schiaffi per un nonnulla, alle volte è sufficiente una bella sgridata. Mi sembra che la legge, in molti campi, abbia già assorbito questo principio dividendo tra irregolarità gravi e lievi. Proprio nel vino, per esempio, mi risulta che le irregolarità lievi non vengano punite ma si dà una prescrizione, ovvero un tot di tempo per rimediare. Il produttore di vino sa che non verrà bastonato per una formalità e questo fa lavorare più sereni. Si possono dare multe salate perchè il carattere anziché 3 millimetri era 4 millimetri? Suvvia. E' questo che intendo per flessibilità, solo un po' di buon senso. Non vorrei infatti che, a furia di bastonate e multe, oggi il Mozzi ieri l'Alessio, pian piano scompaiano le piccole aziende. Della serie la medicina ha funzionato ma il paziente è morto.

Romano Satolli

28 settembre 2012 ore 00:25

Io non so perchè lei parli di delatori. Veramente non conosco chi siano e con chi lo abbiano fatto. Non si tratta di essere dei sognatori, ma realistici. Sa che in Sardegna, qualche anno fa, gli ispettori dell'ICQ hanno fatto decine e decine di sequestri di vini in commercio, perchè per esempio riportavano l'annata nei semplici vini da tavola, avevano nomi di fantasia usati da decenni che richiamavano frazioni conosciute solo ai sardi e che non avrebbe ingannato nessun consumatore, altezze dei contenuti netti e dei gradi alcolici leggermente inferiori (parlo di mezzo millimetro). Tutte, tante cantine hanno dovuto richiamare le bottiglie dal mercato, impegnarsi a sostituire le etichette, assistere alla applicazione delle nuove senza "nessun peccato veniale"e quindi rimetterle in commercio. Ad una cantina vennero sequestrati migliaia di bottiglioni in piena stagione turistica, sia presso la GDO che nello stabilimento. Se lo immagina quanti danni in denaro ed immagine? Il tutto per far fare tanti comunicati stampa al ministro, nonostante fossi andato personalmente io, con il rappresentante di una organizzazione di categoria, a pregare il funzionario del Ministero ad evitare almeno il comunicato stampa: tutto invano. Però, le devo dire, dopo quella specie di caccia alle streghe, etichette irregolari nei vini, quasi sono scomparse. Nei vini, le DOC ed IGT rappresentano la maggior parte del vino in commercio. Perchè non succede con i formaggi ed oli Dop e con gli agnelli, carciofi, zafferano ad IGT? Io penso che manchi una continua educazione dei consumatori, cosi come c'è stata con il vino.

Filippo Bonsaver

27 settembre 2012 ore 23:41

Ogni socio del Consorzio Olio Garda DOP ha deciso di impegnarsi nell'affermare i valori di tipicità che caratterizzano l'olio con marchio Garda. La certificazione del proprio prodotto è il segno tangibile della volontà di garantire un prodotto tipico.
Episodi come questo dimostrano quanto sia importante il dialogo tra soci e Consorzio e quanto sia importante, altresì, l'attività di informazione che il Consorzio Olio Garda DOP svolge a favore dei propri soci e dei consumatori. Una consultazione con gli organi del Consorzio da effettuarsi prima di un'iniziativa imprenditoriale ha il pregio di consentire di evitare sanzioni pesanti e di fornire al consumatore un messaggio unico, tutelato e, per l'appunto, tipico.

Emanuele Aymerich

27 settembre 2012 ore 20:10

Sig. Satolli lei ha ragionissima da vendere, ma sono i modi che non convincono: quello che mi lascia perplesso è il perché non si sia risolto il problema con una semplice telefonata al collega invece che fare i delatori a bruciapelo. Sono sicuro che sarebbe stato più che sufficiente per avere piena soddisfazione e anche le scuse. Ma forse io sono solo un povero sognatore a pensare che, almeno tra colleghi, ci si possa conciliare senza bisogno di ricorrere a mezzi estremi.

Romano Satolli

27 settembre 2012 ore 19:18

Sig. Occhinegro, ha perfettamente ragione. In poche righe chiarisce l questione. Se le DOP non vengono protette sia a livello qualitativo che nella presentazione e nella pubblicità, non hanno più senso, ed allora per il consumatore conterà solo l'importanza del marchio, quello che sperano le grandi aziende, per non avere la concorrenza dei piccoli produttori che si affidano al claim della DOP, non avendo essi un nome conosciuto da vantare, e non hanno i mezzi per pubblicizzarsi.La loro forza sta nella DOP e nella qualità.

massimo occhinegro

27 settembre 2012 ore 15:47

Noto una strana inversione di marcia. La legge non ammette ignoranza. Chi opera nel settore piccolo o medio o grande che sia, prima di etichettare ha la possibilità di confrontarsi, in caso di dubbio, con le associazioni che lo rappresentano. Sto facendo bene? Sto facendo male?
Far passare un'etichetta del genere equivale a dire che le DOP non servono, non valgono.
Non è detto che la DOP sia migliore dell'olio con indicazione geografica non DOP , ma se passasse la possibilità di etichettare in quel modo, lo ribadisco, non avrebbe senso mantenere le DOP ad esempio in Sicilia o in Puglia regioni in cui si realizza oltre il 50% della produzione nazionale.
Sarebbe una Babele.

fausto delegà

26 settembre 2012 ore 11:42

Gentile signor Mozzi, il signore della filippica, bandierine e nomi abusati, nel suo intervento non intendeva assolutamente riferirsi al Frantoio Valtenesi che secondo quel signore della filippica, cioè me medesimo che scrivo, rimane una vittima, purtroppo, nella intera situazione in oggetto. Come dice lei l'errore c'è stato e il prezzo da pagare ora è alto e, creda, a me spiace, molto. Mi spiace perchè io qui in Austria cerco di fare cultura dell'evo e sono certo che il vostro prodotto sia in una ottima gamma qualitativa che certamente contribuisce e contribuirá a portare ottimi oli evo in mercati nei quali rimane molto da fare e da divulgare in materia di oli da olive. Sono convinto anche che avrebbe dovuto essere il vostro partner estero a sostenervi in questa operazione di diffusione della vostra ottima qualitá accertata e certificata decidendo una politica di immagine e dei prezzi ,fatta qui in loco ,che non fosse la sua solita :conosco molto bene la sua gamma di proposte sul mercato tedesco della bassa gamma e di massa che lui propone in Austria e in Germania. Forse la vostra qualitá, certificata e indiscussa, meriterebbe migliori partners che la mettessero in evidenza per quello che vale e non facendo finta di non vedere e sapere che ci sono strade chiare e certe per portare un ottimo olio come il vostro all'estero con giusti nomi e riferimenti che merita. Io rimango convinto, forse sbaglio ma cosí la penso , che un ottimo prodotto come il vostro , giustamente premiato e derivante da ottime lavorazioni in uliveto e in frantoio, meritava una diffusione qua con la sua bella indicazione DOP che ,piano piano ,anche qui si inizia a far capire, ma con fatica mi creda. Io signor Mozzi non vendo olio, sono un giornalistamitaliano che lavora in Austria sulla divulgazione delle nostre culture alimentari,ho molto amici , italiani e no,che qui in Vienna e nelle altre bellissime cittá austriache commercializzano oli evo e prodotti dell'ulivo. Io cerco di dar loro una mano e di raccontare, divulgando cultura, l'ulivo e gli oli da olive italiani in Austria ,cercando strade nuove che ci portino fuori dalla confusione e dalla genericitá piena di luoghi comuni che le nostre politiche di promozione statale dei prodotti italiani di qualitá all'estero hanno creato nei possibili consumatori locali. Le garantisco che la confusione è tanta. E c'è anche qualcuno che su questa confusione qui ci marcia e parlo dei locali ptentati cel cibo e non certo di voi. Ecco perchè credo che in futuro l'unica strada che ci salverá , noi italiani che produciamo qualitá alimentare unica,sará il puntare proprio sulla qualitá, e voi lo state giá facendo, e dall'altra parte non cedere o non concedersi a ricatti ingestibili sul costo del prodotto sperando che una volta occupata una piazza poi nel tempo il giusto prezzo verrá riconosciuto. Per quello che conosco io della realtá tedesca e austriaca, non è mai stato cosí e questo ha portato sempre a cocenti delusioni e a disastri per molte PMI che hanno tentato conquiste su un mercato di furbi che cerca spesso di speculare fregandosene della diffusione della cultura di prodotto che li obbligherebbe a revisioni dei loro criteri di ricarico. Spero di sbagliarmi e le auguro una positiva risoluzione della vicenda ,le riconosco anche il merito di aver aperto un dibattito interessante su molti temi che dovrebbe vederci tutti non "litiganti" per il terzo che gode, ma collaboranti per godere tutti assieme. È la nostra cultura e orgoglio delle produzioni italiane: (oli evo, vini, salumi, formaggi, mieli) , uniche al mondo a chiederlo e noi , credo,dovremmo esaudire questa richiesta. Una buona giornata a lei e ,per quel che mi riguarda, essendo mantovano e molto vicino anche culturalmente alle vostre zone , aggiungo: forza e coraggio alla Frantoio Valtenesi ed alla sua qualitá negli evo ,con un occhio però ai tranelli legislativi , normativi e verbali e poi a questa societá dei mercati oggi sempre più crudele , spietata e acefala.

massimo occhinegro

26 settembre 2012 ore 10:15

Gent.mo Sig. Costa, sarà che lei ha i capelli bianchi e sarà pure che lei abbia studiato, tanto tempo fa, educazione civica, non me ne voglia, ma avverto la netta sensazione che Lei, nel passaggio dall'adolescenza alla tarda età , abbia perso un po' la bussola.

Filippo COSTA

26 settembre 2012 ore 07:43

Caricato, mi dispiace ma non posso prendere lezioni di rispetto e cultura della legalità da lei.
I miei genitori mi hanno insegnato che il rispetto si da se lo si vuole ricevere. A scuola, a educazione civica, mi hanno insegnato che la cultura della legalità passa dal rispetto delle Istituzioni.
Lei ha ripetutamente mancato di rispetto e offeso le Istituzioni italiane e i loro rappresentanti. E non mi venga a parlare di provocazione. La provocazione non può essere l'alibi dietro a cui nascondere l'ingiuria.
Ma passiamo dalla teoria alla pratica. Probabilmente quando avrà i capelli bianchi come i miei scoprirà che la legge non è bianca o nera ma ci sono mille sfumature di grigio. Quando uscì la legge europea sull'origine obbligatoria c'era scritto che si doveva utilizzare miscela di oli comunitari ed extracomunitari. Poi, però, un'interpretazione alla legge ha stabilito che va bene anche oli del Mediterraneo. La legge non lo dice, anzi dice tutt'altro, ma c'è stato chi ha considerato che la legge aveva bisogno di un po' di flessibilità, a vantaggio degli industriali. Per i grandi vale la flessibilità e per i piccoli no? E' questo che vuole dirmi?
Ma ammettiamo anche che le autorità che hanno multato il Mozzi non avessero scelta. Lei e quelli della Dop Garda invece l'avevate. Anziché buttare il Mozzi in prima pagina potevate avvertirlo, ammonirlo. Avete scelto invece la linea dura, utilizzando parole pesanti. Se ho letto bene il titolo che ha dato all'articolo sul suo blog è difendiamo l'onorabilità della Dop Garda. Questo, per me, significa che il Mozzi ha disonorato la Dop Garda. Se disonorare significa vincere dei premi è evidente che io e lei abbiamo opinioni ben diverse su quello che significa onore.

Filippo COSTA

25 settembre 2012 ore 16:33

Avevo deciso di tacere ma voglio dire la mia in questo dibattito che ripropone un film già visto a fine luglio quando si parlava della multa all'olivicoltore Alessio. Anche lì ci si è divisi tra legalitari senza se e senza ma e chi invece vuole un rispetto meno formale ma più di sostanza. Si arriva a un vicolo cieco.
E' chiaro che il legalitario dirà che la legge va sempre rispettata. E' chiaro che chi lavora sul campo chiede un po' di flessibilità di fronte a certa burocrazia complicata e difficile da interpretare.
Perchè la legge la si interpreta, non ce lo dimentichiamo. Lo fanno i Nas, l'Asl e chi per loro. Lo fanno i giudici.
La differenza tra i piccoli, come l'Alessio e il Mozzi, e i grandi, come la Valpesana, è in fondo tutta qui.
I piccoli non hanno i soldi per difendersi o vengono scoraggiati a farlo, come ha detto il Mozzi, mentre i grandi non si fanno scrupoli, pagano qualche avvocatone e il processo va avanti vent'anni. Tanto dopo tanto tempo chi si ricorderà più della frode? Chi ne scriverà più?
Come ha detto giustamente il Aymerich, perchè fare la guerra ai poveri? Ce ne sarebbe da prendersela anche solo per certa pubblicità in tv anziché andare a rompere le scatole a un frantoio che ha vinto premi all'estero tenendo alta l'immagine dell'Italia.
Esiste modo e modo per fare le cose. Di certo il modo peggiore è sparare, prima su un blog e poi con multe salate, su un frantoio e poi piangere perchè i piccoli chiudono. Magari mandare un bell'avvertimento, prima di crocifiggere e condannare pubblicamente il Mozzi sarebbe stato meglio.

Redazione Teatro Naturale

25 settembre 2012 ore 15:45

Gigi Mozzi per La Voce dei Lettori "Sequestro d’olio in area gardesana tra stupidità e rispetto"

Rispetto e condivido l’idea del Direttore di Teatro Naturale che, nella risposta alla mia testimonianza, propone

“finalmente si apre un dibattito serio cui invito tutti coloro che hanno un ruolo di primo piano sul fronte delle Dop affinché inizino, a partire dalla sua lettera, ad affrontare pubblicamente – a beneficio dei lettori – una questione che io ritengo assai delicata e su cui è bene non sorvolare”.

Il dibattito, oltre a farci capire bene, dove e come, il Frantoio Valtenesi ha sbagliato, apre alcuni temi che vanno oltre i fatti che avevo esposto e si focalizzano su alcuni aspetti incontestabili, che hanno grande valore anche per la competenza e la passione con cui vengono presentati.

Rimangono nell’ombra, ignorati dal dibattito e cancellati nelle risposte, alcuni aspetti che, invece, ritengo piuttosto importanti.

Raccolgo le mie idee per capitoli, per presentare la mia posizione su questi fatti.



CAPITOLO IDENTITA’

Non offendo mai, mi difendo. Rispondo a tono: agli argomenti e agli insulti, alle proposte e alle provocazioni, alle forme e ai contenuti.

Siccome per fortuna, il web ci obbliga a scrivere, con tutti i rischi e gli errori del caso, tutto quello che viene detto sta lì scritto: bello e chiaro.

Caricato è l’uomo del dialogo, a volte più abrasivo di quello che (si) vorrebbe, sempre curioso, tanto compiaciuto, ma sempre aperto a stimolare una risposta: che poi usa a piacere, ma sempre in maniera efficace (nel bene e nel male) e stimolante. Mai a caso.

Il suo blog del 26 luglio sul Frantoio Valtenesi è stato inflessibile con noi (chissà perchè e per chi) ma ci ha permesso di aprire una discussione non banale, che servirà a tutti noi.

Tutte le persone che entrano nel dibattito e ne toccano i temi critici, aiutano a descrivere ad affrontare aspetti delicati e, per quanto mi riguarda, quando vengo chiamato in causa, cerco di dare risposte adeguate, allineandomi anche nella forma.



CAPITOLO ARGOMENTI

Dopo essere stati sanzionati per merito di caritatevoli delatori e avere ammesso che abbiamo fatto un errore (di cui appunto paghiamo il fio), ci troviamo di fronte ad una insistenza, che persevera a ripetere le norme legislative ed evocare una legge che tutti coloro conoscono bene e che anche noi crediamo di rispettare (salvo appunto quando sbagliamo): vorrei rimarcare che non abbiamo nascosto la mano e non chiediamo parità di trattamento, ma ci siamo permessi di correre i rischi del caso e siamo qui.

Noto che a fianco di commenti seri e sereni, che aiutano il dibattito ci sono posizioni che ritengo poco dignitose, anche se legittime, a volte offensive, anche se comprensibili (basta leggere, parola per parola).

Per esempio, potrei rimandare al mittente, se per caso si riferisce al Frantoio Valtenesi, il signore che apre la filippica sui Parmesan, sui Trentingrana e rispondergli per le rime, ma forse non è il caso, perché di questo passo si arriva al bar Sport.

Gli argomenti che avevo aperto nella mia testimonianza, non erano solo quelli di lamentare un danno economico che nasce da un nostro “errore” e che non abbiamo mai messo in discussione: c’erano altri spunti, che nel dibattito non vengono in nessun modo raccolti, perché non interessanti o perché sono stati esposti in modo poco comprensibile.

I temi, è vero, non riguardano la Dop del Garda in capo agli aspetti legislativi:
riguardano la storia di una Pmi (che sta nel Garda), riguardano un caso sulla qualità (di cui il Garda è geloso protettore), riguardano un modesto riconoscimento che incoraggia a lavorare bene, soprattutto all’Estero (anche nei Paesi piccoli e anche per conto terzi).


CAPITOLO SOSTA VIETATA

Non possiamo continuare a dire che “abbiamo sbagliato” senza essere costretti a ricordare i fatti nella loro interezza.

Mi sembra di essere quello stupido che ha messo la macchina in sosta vietata e sta prendendo multe ogni mezz’ora da molti vigili diversi (ma, a volte anche gli stessi ritornano e comminano una nuova sanzione) quando, di fianco c’è qualcuno che ha urtato la vecchia signora Italia (si chiama proprio così) che è scivolata sull’asfalto (sperando che non si sia fatta gran male).

E quando si dice ai vigili e agli ausiliari del traffico, quello che è successo, loro dichiarano che la legge della sosta vietata è quella di cui si discute e invitano a non disturbare con chiacchiere inutili.

CAPITOLO CONTENITORI E CONTENUTI

Uno degli argomenti di cui stiamo parlando (contenitore e contenuto, etichetta ed extravergine) è la vecchia questione che contrappone “apparire” ed “essere”, quella che disputa tra le “norme “ e i “valori” , tra le “posizioni” e i “ruoli”, tra gli “interessi” e i “fatti”, tra le “mappe” (di ciascuno) e il “territorio” (di tutti).

Fintanto che qualcuno parlerà di etichetta, io parlerò di contenuto: perchè parliamo della stessa bottiglia e se pago la multa per avere “sbagliato” etichetta, mi rendo l’onore di avere mandato un olio onorevole, che ha vinto una bella partita “fuori casa” con arbitri non casalinghi, di cortile, e che non ha certo disonorato il comprensorio del Garda.

Anzi: e poi spiego bene il perché.

Leggere solo la parte dell’etichetta che viene esecrata, senza voler leggere la premessa che la giustifica, non agli occhi della norma (di cui ripeto ancora, ancora, abbiamo il massimo rispetto) che non può essere il solo tema in discussione (e Teatro Naturale, con tutte le battaglie che fa, ne è la più limpida testimonianza) ma rispetto ai fatti, ripeto rispetto ai fatti, è un gioco che io reputo discutibile.

Il fatto, il dichiarato formale dell’etichetta, completo e percepibile dai consumatori e da tutti, dice in modo chiaro, tre cose: (1) che l’olio extravergine Conte de Cesare, (2) ha avuto un giudizio positivo e vincente in una gara con arbitri autorevoli e indipendenti e (3) è prodotto a Polpenazze del Garda.

Prenderne solo una delle tre, o peggio, dimenticarne una a caso, è scorretto.

CAPITOLO “ENDORSEMENT”

Avessimo mai scritto “prodotto dal Frantoio Valtenesi a Polpenazze del Garda”, avremmo fatto meglio: è qui che abbiamo sbagliato, non certo per leggerezza, furbizia, malafede, menefreghismo, intenzioni truffaldine, cialtroneria e altri epiteti che verranno.

Nessuno si è posto l’ipotesi della buona fede (da cui la mia stupidità, che ho esibito all’inizio e che fa tanto piacere a qualcuno, che ci scherza).

Nei fatti concreti, questa operazione si chiama “endorsement” e, sul piano commerciale, in una prospettiva di mercato, va a vantaggio del territorio del Garda: non è che ci piace fare beneficienza commerciale, ma è andata così.

Fortuitamente, per il Consorzio Dop del Garda (fortuitamente c’è anche il Frantoio Valtenesi) questa potrebbe essere stata la migliore delle azioni promozionali: non abbiamo necessità di sentire, nemmeno sottovoce, “grazie, fessi”, ma certo pensiamo di risparmiarci l’accanimento mediatico di continuare a sentircela raccontare, a volte in modo competente, corretto e serio, a volte con malagrazia e scorrettezza, come se tutti si sentissero giudici di alti tribunali (una volta c’erano i tecnici della nazionale).

E dispiace essere appaiati e accomunati, confrontati e sovrapposti a personaggi e ad operazioni che non c’entrano niente con questa: ci spiace che lo faccia anche Caricato e che questo trascini altri a sentirsi in grado di seminare il loro portato.

Sarebbe tragicamente divertente scoprire che, mentre il Frantoio Valtenesi paga un bel conto per avere scritto Polpenazze del Garda nel posto sbagliato, qualche altro Frantoio che sta nel giro del Garda, si presenta con l’etichetta incriminata, mette una freccia sulla parola Garda e una sul riconoscimento che ha avuto “Conte de Cesare” (scritto appena sopra) e porta a casa qualche bel contratto.

Hai visto mai: conosco gente che, se non ci ha ancora pensato, certo che lo fa.


CAPITOLO COSTI

Caricato solleva un tema che riguarda prezzi e costi dei prodotti e si vede bene che la sua competenza non raggiunge i bassifondi del commercio: noi siamo costretti a confezionare Conte de Cesare senza guadagnare, altrimenti qualche nostro amico sarebbe capace, lavorando per qualche centesimo in meno sulla qualità, di prendere il nostro posto.

Sono sicuro che lui ci guadagnerebbe, perchè è più bravo di noi.

Giova ricordare che noi siamo semplici terzisti e che il nostro cliente, pur essendo soddisfatto di noi, fa il suo mestiere, minacciando offerte che riceve regolarmente.


CAPITOLO AZIENDE GRANDI A AZIENDE PICCOLE

A proposito della citazione che Caricato ha avuto la pazienza di inserire nella sua risposta, Antolini parla di “grandi aziende” e sono certo che non si riferiva al Frantoio Valtenesi che, a quei tempi, non poteva essere certo considerato una grande azienda e anche ora, è solo una delle tante PMI che cerca fortuna anche all’ Estero: personalmente non conosco bene il territorio del Garda e non saprei dire se nell’area del Garda ci sono le “grandi aziende” a cui si riferiva Antolini. Chissà.

Gigi Mozzi

fausto delegà

25 settembre 2012 ore 11:33

Fausto Delegà Ho letto,Luigi, il tutto con attenzione . Condivido diversi dei post pubblicati,, da Franzini a Massimo Occhionegro, e il titolo da te usato è chiarissimo , centratissimo. Tra stupiditá e rispetto. Eccoli i due grandi argini in cui corre la vicenda che è di una tale leggerezza operandi che per forza arriva a rasentare la reale o presunta cialtroneria commerciale, ovviamente punita , il non parlarne sarebbe stato un po' come mandare al macero ciò che le DOP cercano con immenso sforzo di fare da anni. Conosco bene la realtá austriaca perchè io a Vienna ci vivo e tu lo sai. Proprio qui, anche qui, ci sono i furbi. Eccome. Anche qui si sbandierano in etichetta i nostri colori nazionali spesso per confondere una clientela che sull'olio evo deve ancora far molta strada nel capire, comprendere, apprezzare il canto dell'olio che a volte può risultare stonato ad orecchio poco educato. E se in questo canto alto come dovrebbe essere quello dell'evo qualcuno cerca di far passare una buona mazurca per la quinta di Mahler la cosa non può essere taciuta. Questo hanno fatto l'uso leggero, e oculato , di nomi geografici ,di bandierine e di scritte "Hergestallt" messe bene in evidenza, e stanne certo nessuno in Austria si è chiesto il perchè della assenza del marchio DOP , perchè qui siamo all' abc dell'evo, non all'universitá. Qui si conosce benissimo il Gardasee? Qui è ancora facile ciurlare nel manico tra falsi aceti balsamici tutti creduti come modenesi, o Parmesan venduto per tale ai mercatini con in crosta il marchio Padano o Trentingrana, e sugli oli evo sui quali più che cultura reale esiste una sorta di nozioni da Grand Hotel, la nota testata del fotoromanzo italiano. Ecco dove ha centrato il suo obbiettivo il blasonato nomignolo da GDO che ha cercato il colpaccio, cavalcato l'onda ,che però questa volta si è rotta creando questo grande schiumone che tutto confonde e non fa bene all'evo e a chi come me da giornalista ,ed altri qui, lavora giorno per giorno e certosinamente per spiegare che l'amaro e il piccante sono pregi di un olio evo e non difetti, che l'olio evo è un prodotto vivo e delicatissimo, che può leggere un terroir e quando lo fa lo deve dire ad alta voce, scrivere in grande , con l' orgoglio di una DOP e non con nomignoli raffazzonati , come un guardone che coglie i suoi soggetti nel loro intimo con il tranello, l'inganno , e senza il loro consenso. Mi spiace per chi in questa vicenda ci sta rimettendo, penso a chi materialmente si spacca le mani negli ulveti e certamente ha in cuore l'orgoglio di fare un grande prodotto, un ottimo prodotto ,che però la potenza delle parole ha trascinato nell'ombra timida di chi oggi deve pagare per leggerezze pesantissime, ossimori drammatici; mi vien da dire anche chi è causa del su mal... ma sono frasi stupide , lo capisco, come tutta questa stupiditá che qui viene sbandierata con il pianto nel cuore.

Maria Sanna

25 settembre 2012 ore 08:50

Strano come nessuno abbia rilevato un insignificante dettaglio.
Luigi Caricato ha sempre sbandierato ovunque che bisogna evitare denunce pubbliche, che se si continua a pubblicare che in Italia si fanno le frodi l'immagine dell'Italia ne esce con le ossa rotte.
Seguendo questa teoria ha persino minimizzato la vicenda Valpesana.
Non si è fatto però il minimo scrupolo di sbattere in prima pagina sul suo blog la storia di questa irregolarità amministrativa (lo dice il Dott. Satolli), una storia che, diventata pubblica, certamente danneggia l'immagine dell'Italia.
Chi glielo va a spiegare ai consumatori austriaci che l'olio che hanno premiato non lo trovano più sugli scaffali dei supermercati perchè è sotto sequestro in Italia a causa di una denuncia su un blog? Cosa ne possono pensare?
Si tratta di una brutta vicenda che dimostra che in Italia la coerenza è un optional, anche nel mondo giornalistico.

Francesco Bruzzo

24 settembre 2012 ore 23:57

Nella mia Liguria per ogni quintale di olio DOP prodotto, se ne commercializzano altri otto cercando di coniugare il contenuto col nome del blasonato territorio o della prestigiosa monocultivar senza alcuna certezza per il consumatore .
Il risultato di questa strategia truffaldina, vanifica il lavoro di chi ha lottato per la sopravvivenza dell'olivicoltura Ligure e determina un rallentamento del suo recupero con grande sperpero di denaro pubblico.
Per noi che abbiamo creduto nella tutela dell'olivicoltura e dell'olio attraverso la DOP,
questo episodio é solo uno dei tanti (troppi)di una battaglia che va combattuta a tutti i livelli, che non ammette sfumature ne contradditori essendo estrememente chiari il concetto e le regole.
Francesco Bruzzo
Capo Panel dal 1994

Andrea Bertazzi

24 settembre 2012 ore 20:21

Buongiorno, noto che questo articolo ha scatenato molta attenzione e diversi interventi a riguardo, ciò significa che vi è molta sensibilità per il comparto dell’olio.

Il Consorzio di Tutela olio Garda Dop, insieme ad altri consorzi di tutela per l’olio dop, guidati da Aicig (Associazione Italiana Consorzi Dop Igp) e la collaborazione di grandi consorzi di altri prodotti alimentari italiani, sta svolgendo attività di rilevazione e vigilanza riguardo i prodotti dop commercializzati nel mercato italiano ed estero.
Questa è una delle principali attività che i consorzi di tutela riconosciuti, svolgono
con mandato da parte del Mipaf.

Uno dei principali problemi che affligge tutte le dop, è l’utilizzo improprio e l’usurpazione della denominazione o qualsiasi altro riferimento o segno che la riguarda. Proprio per questo i consorzi si sono uniti per fronteggiare questo ed altri problemi che creano confusione al consumatore e danneggiano il produttore.
Con queste azioni, i consorzi non hanno la presunzione di riuscire a risolvere tutti questi problemi ma, sicuramente potranno individuare ed educare coloro che sbagliano, sensibilizzando produttori, frantoiani ed imbottigliatori ad avere maggiore attenzione e correttezza.

E’ sempre doloroso e spiacevole quando un azienda subisce delle sanzioni a causa di errori fatti anche per dimenticanze, mancanza di informazione e spesso leggerezze.

I consorzi servono anche a dare informazioni e consigli utili riguardo soprattutto l’etichettatura che a volte varia perché cambiano regole, decreti e per sicurezza è sempre meglio informarsi prima di agire.

Produrre un olio o altro prodotto a marchio Dop non è un obbligo ma, una scelta che comporta una serie di regole e osservanze a cui un produttore si attiene, per realizzare un alimento con determinate caratteristiche tipiche, di una certa zona e può beneficiare dell’utilizzo di un marchio o denominazione territoriale di riferimento che lo identifica, caratterizza e diversifica da altri prodotti non dop, senza avere la spavalderia che il proprio sia il migliore e più buono in assoluto.
E’ importante evidenziare e rassicurare i consumatori, che sono più le aziende che operano con qualità, serietà e correttezza rispetto a quelle che a volte non lo fanno.

Inoltre mi piace ricordare sempre che coltivare ulivi sul Garda non vuol dire produrre solo un buon olio ma, prendersi cura di un immenso patrimonio agricolo e culturale a beneficio di tutta la comunità e questa opera comporta un grande lavoro e costi di manodopera e certificazione per un produttore, ed è giusto che ciò gli venga riconosciuto attraverso l’utilizzo esclusivo della denominazione “Garda”.

Un cordiale saluto e buon sereno lavoro.

Il Presidente del Consorzio Olio Garda Dop

Andrea Bertazzi

Romano Satolli

24 settembre 2012 ore 14:10

Capisco perfettamente le perplessità di Emanuele Aymerich, figuriamoci se non lo comprendessi, pur essendo stato per oltre un ventennio Ispettore del Servizio Repressione Frodi (quello che dipendeva dalla D.G, della Tutela Economica dei Prodotti Agricoli,non quello di adesso, che serve a tanti per autoincesarsi e far fare bella figura con le statistiche -come, per esempio, indicare i litri anzichè gli Hl., il valore dei prodotti sequestrati - con comunicati stampa che danneggiano tutta la filiera e creano sconcerto nei consumatori). Allora i comunicati uscivano a condanna eseguita soprattutto indicando chi commetteva i reati. Però esiste una legge sulle DOC/DOP e IGT/IGP che deve essere rispettata, a partire dalle materie prime, dalla loro origine, dai metodi tradizionali di lavorazione. Essa prevede che se il nome di un'azienda o la sua sede contiene, in tutto o in parte, il nome di una DOP o IGP, tali caratteri devono essere minimizzati sulle etichette. Trattasi di reati amministrativi, che si eliminano con la sostituzione delle etichette, per cui fare dei comunicati stampa esaltando questi sequestri, i consumatori pensano comunque che quella azienda abbia commesso chissà quale reato. Questi comunicati stampa servono solo per far fare bella figura ad uno o all'altro servizio, oltre che al Ministro, senza nessun utilità per la sicurezza dei consumatori. Questo non lo trovo giusto, oltre che dannoso alle nostre aziende e, nella fattispecie, al Made in Italy.

massimo occhinegro

23 settembre 2012 ore 22:54

Gent.mo Sig. Mozzi,
premesso che mi sembra strano che il suo commento sia passato dalla redazione di Teatro Naturale, quando sarebbe stato sufficente fare un intervento a suo nome scrivendo alle due persone direttamente chiamate in causa, mi preme osservare in estrma sintesi quanto segue.

Il comparto dell'olio di oliva ormai da tempo, risulta "imbrigliato" da leggi e decreti più di ogni altro settore che forse meriterebbero più attenzione, anche per l'assoluta carenza di informazioni sulla salute del consumatore.
Detto questo ognuno può lamentarsi delle legggi e decreti o delle proposte di legge e questo rientra nell'ordine delle cose.
Purtroppo però, piacenti o non piacenti, fino a quando le suddette leggi sono in vigore, occorre rispettarle.

Quando non le si rispettano è giusto che si paghi. Questo indipendentemente dalla dimensione delle aziende.

Ci si potrebbe lamentare della "scarsa proporzionalità" nei confronti di chi infrange le regole o della loro "severità" rispetto alla gravità dell'infrazione commessa ed anche questo rientra nelle regole.

Personalmente ho semplicemente apprezzato il commento "del" Franzini che ho ritenuto corretto, specie (adesso ne prendo atto) se fa parte del consiglio della DOP Garda.

Ho parlato di "menefreghismo" e con questo termine non ho certamente pensato di offenderla, semplicemente perchè ritengo la sua persona, competente in materia e quindi mi risultava estremamente difficile che si fosse trattato di un errore.

Nella contro etichetta (ho visto il blog) c'era anche una cartina geografic dell'Italia con l'indicazione del luogo di provenienza.

Ma le DOP; insisto, che ci sono a fare allora, se non per voler caratterizzare un luogo di provenienza? Perchè dunque si è preferito scegliere una strada errata, per non pagare la certificazione?

Avrei preferito che lei avesse taciuto giacchè mi pare che "l'errore" ci fosse. In certi casi è meglio starsene zitti, mi pare.

Se tutti facessero come l'etichetta di specie, le DOP, già in forte crisi di sviluppo per le scarse risorse finanziarie e per la scarsa attenzione nei loro confronti, precipiterebbero inesorabilmente.

Nessuno critica il contenuto dell'olio che sarà pure di eccellenza (anche se dubito anche dell'uso del marchio HS, se significa High Standard) ma qui si critica il rispetto delle leggi e dei regolamenti.

Chiunque non le osserva, grandi o medi o piccoli, è passivo di sanzioni. Se è l'operatore europeo a chiedere certe caratteristiche di etichettatura, occorrerà informarlo sulla legislazione vigente in Italia e nell'Unione Europea per uniformarsi.

In Puglia o in Sicilia ci sono diverse DOP, una per provincia, immiagini se tutti facessero etichette con la menzione del luogo di produzione con tanto di cartina e puntino, cosa succederebbe.

Le DOP sarebbero vanificate.

In merito all'osservazione di Emanuele Aymerich, credo di aver già osservato come la legge deve essere uguale per tutti. Se ci sono aziende multinazionali, o grandi italiane a non rispettare le regole sicuramente, sarebbero anche loro passibili di sanzioni e ritiri.

Ho avuto modo di leggere non molto tempo fa che in materia di etichettatura l'Italia non ha mai avuto alcuna infrazione segnalata a Bruxelles, se ce ne fossero state credo che le associazioni dei produttori, in primis, avrebbero depositato decine di denunce alle autorità.

L'Italia è il Paese al mondo che dà una grande immagine di sè. Tanto per cominciare, avendo dato il nome di Istituto Repressione Frodi al suo organo di controllo di qualità sui prodotti alimentari. Così facendo l'Italia appare come il Paese delle frodi per antonomasia, rendendo un grande favore ai concorrenti europei e non;

In seconda istanza in Europa non esiste una "armonizzazione" nel numero di enti controllori e di controlli effettuati. Voglio dire con questo, ad esempio che in Spagna e Grecia il numero di controllori e controlli effettuati è di gran lunga inferiore.

Questo, se vogliamo, è posto a garanzia del prodotto venduto dal Paese Italia nel mondo, ma nessuno ne fa comunicazione.

I controlli ci sono ovunque in Italia dunque e può capitare che anche senza "mandanti" i controllori possano far visita alle aziende piccole o medie o grandi che siano.

Temo fa mi capitò d vedere delle bottiglie di extra vergine senza etichette vendute in uno "shop" di una nota assocazione nazionale, occorre vedere se i controllori ogni tanto facciano capolino anche da quelle parti. Semplicemente perchè la legge deve essere uguale per tutti. Purtroppo però, ad esempio nei panel test, i potenziali controllati, istruiscono i futuri controllori.

Ma questa è un'anomalia tutta Italiana ed è un'altra storia.



Emanuele Aymerich

23 settembre 2012 ore 19:02

L'etichetta è senz'altro audace, sono d'accordo. Ma in questi tempi difficili non mi sembra il caso di mettersi a fare la guerra ai poveri.
Forse bisognerebbe piuttosto farsi un giro in qualche grosso supermercato italiano per vedere le etichette delle grandi e potenti aziende nazionali, e multinazionali, e le loro pubblicità sui giornali e nelle tv, che meriterebbero un analisi più approfondita sugli equivoci che inducono. O mi sbaglio ed è solo una mia impressione?

Redazione Teatro Naturale

23 settembre 2012 ore 18:17

Buongiorno,
non riesco ad aprire i "contatti" di Teatro naturale e chiedo la cortesia di inoltrare la risposta che devo ai Signori Franzini e Occhinegro.
Gigi Mozzi

Egregio Signor Franzini,

non so se Lei ha scritto la Sua nota a titolo personale o in quanto membro del Consiglio di Amministrazione del Consorzio Olio Dop Garda, anche perché ora diventa più chiara la provenienza della denuncia e più nitida la radiografia dei mittenti.

Non avevo nessuna intenzione di rispondere agli argomenti sollevati da Caricato, perché la sua risposta, salvo alcuni punti non marginali che vengono purtroppo ignorati, è esaustiva, chiara e completa: niente da aggiungere, perchè come si dice, è autoreferenziale.

Tuttavia desidero farLe rimarcare qualcosa che mi sembra non Le sia ben chiara: il Frantoio Valtenesi si rende conto degli errori gravi che ha fatto, delle offese recate alla comunità del Garda.

Nella mia nota a Caricato non c’è nessun vittimismo e, come direbbe appunto il Direttore di Teatro Naturale, è Lei che ci trova cose che non ci sono: addirittura la Sua cultura in merito Le fa scrivere che, se non si recita l’atto di pentimento “si è già pronti ad attendere l'ennesimo atto commerciale sleale da chi, invece di attenersi alle regole, le regole preferisce farsele” ( evvia, si rilassi un attimo e lasci in pace i Santi !).

Potevamo stare zitti e nessuno si sarebbe accorto di niente, salvo il nostro portafoglio e salvo coloro che hanno chiesto a Caricato di sollevare il problema: coloro che hanno in qualche modo informato e sollecitato gli Uffici della Repressione Frodi e che oggi se la ridono beati.

Se lei avesse avuto il tempo di leggere fino in fondo la mia nota, avrebbe forse capito che abbiamo solo voglia di dire che siamo orgogliosi di avere avuto, all’ estero, un riconoscimento straordinario e che siamo delusi dalla miopia di Caricato che, giustamente, solleva un problema di forma, ma non sembra avere nessuna voglia di affrontare il vero problema di coloro che stanno realmente rovinando il mercato dell'olio extravergine: soprattutto in Paesi che ancora credono che il Made in Italy non sia una questione di etichette, ma una questione di contenuti.

Credo che abbiamo pagato il dovuto, almeno secondo le norme a cui Lei fa caldo riferimento, visto che abbiamo diversi pallet di prodotto sotto sequestro e che pagheremo la multa che ci è stata comminata.

Capisco che questo non le basta e che Lei avrebbe desiderato ben altre punizioni.

Sono invece stupito che tutto il Suo livore sia riversato sull’etichetta di Conte de Cesare e che Lei non sia, per niente, interessato ai fatti.

Forse abbiamo fatto un bel favore alla comunità del Garda, visto che il nostro prodotto è stato valutato, da ben 3 panel di assaggio (non dietro l’angolo, ma di 3 Paesi differenti) come il migliore: nel gruppo c’erano altri prodotti italiani che hanno l’etichetta in regola ma non certo il contenuto, visti i giudizi che hanno meritato, non proprio adeguati a rappresentare il Made in Italy.

Egregio Signor Franzini, mi creda, non è facile trovare un buon prodotto extravergine, non fuori dalla porta di chi lo ha preparato, non nelle bottiglie che vengono portate agli assaggi e quelle che gareggiano ai Premi, ma più lontano, nei punti di vendita, nelle cucine dei consumatori: dove non basta avere la certificazione di origine, ma è necessario rispettare i consumatori, mantenendo le promesse della qualità.

Per quanto mi è dato di sapere, Lei al massimo fa promesse di origine: e non basta.

Le ripeto bene, perché non abbia nessun dubbio: il prodotto è sotto sequestro (per dire che, se e quando sarà dissequestrato, e noi lo riterremo adeguato, lo dovremo rietichettare, altrimenti, provi a immaginare). La multa è stata comminata e noi la pagheremo.

Per il resto, sul piano personale faccio molta fatica ad accettare prediche da chiunque, si immagini da Lei.



Gigi Mozzi

NB. L’unica persona da cui sono costretto a prendere lezioni, oltrechè di stile (vista la cultura), anche di marketing (vista la sapienza), è il Signor Occhinegro, che (non so se parla a titolo personale o di support0) è capace di offendere senza saperlo. O forse, si.

Romano Satolli

23 settembre 2012 ore 13:20

Luigi, l'iiNtervento del lettore,col quale riteneva di averti preso in castagna, dimostra ancora una volta che ci sono sempre dei furbi che intendono sfruttare furbescamente, sulle etichette, una DOP conosciuta per vender una linea di prodotto. Non so se lo fanno per semplice stupidità' (non credo) o per risparmiare sui costi di certificazione. Se avesse scritto in etichette la parola Garda non superiore a 3 mm. Era in regola. Perché non lo ha fatto? Io penso per furbizia, non per ignoranza, poiché essendo destinato al mercato estero, pensava di essere immune da controlli.

Guidalberto di Canossa

22 settembre 2012 ore 19:05

Pare quasi ridicolo contestare che il luogo di provenienza (Polpenazze del Garda) venga indicato proprio perchè la DOP Garda indica un prodotto di qualità e per indurre il consumatore a credere quello che si desidera: purtroppo il caso di etichette ingannevoli non è l’unico.
In altri settori la pubblicità ingannevole viene punità in modo severo: questo dovrà avvenire anche nel comparto alimentare.
E mi sento ingannato ed imbrogliato sia come consumatore che come produttore di olio Garda DOP: ben vengano le azioni di controllo e, ove necessario, di repressione.

massimo occhinegro

22 settembre 2012 ore 17:11

Enrico Franzini, condivido parola per parola. Il silenzio sarebbe stato preferibile di fronte ad "un'operazione di marketing" scientemente voluta. Qui non si tratta di ignoranza ma di menefreghismo.