La voce dei lettori

NON BASTA PIÙ FARE I CONTADINI

Siamo pieni di debiti, buttiamo via la merce perchè ai mercati generali i prezzi sono bassissimi. Per non morire di fame bisogna diventare agrituristi...

22 gennaio 2005 | T N

Fosse solo una questione di ettari, come sostiene ad un certo punto del suo editoriale, il Sig. Alderighi, non saremmo qui ad inventarci metodi di sostentamento, ma saremmo tutti quanti a fare il mestiere per cui siamo qui sulla terra, cioè i contadini.
Il problema è che non basta più fare i contadini, perché vuol dire morire di fame e di lavoro e allora bisogna diventare agrituristi, o accompagnatori naturalistici, o difensori di prodotti di nicchia e chi più ne ha più ne metta.
E io sono del Nord, Torino, per l'esattezza, non ci sono infiltrazioni mafiose nei mercati ortofrutticoli, ci sono semplicemente prezzi ridicoli e questo non solo da ora: forse la trasmissione in questione ha colpevolizzato troppo i grossisti (ma nemmeno poi tanto, visto che ha fatto chiaramente vedere il tipo di vita che conducono), ma io già vent'anni fa ho fatto marcire pomodori e asparagi nel campo, perchè era più conveniente farci letame che non portarli a vendere ai mercati generali, ho riportato a casa interi camion di roba perchè i prezzi erano di 500 lire alla cassa(!!) e adesso sono pieno di debiti, forse non ai livelli dei coltivatori del sud, ma sono pieno di debiti e come me almeno il 90% dei lavoratori della terra.
Forse il sig. Alderighi ha troppo ceduto all'irritabilità e non è andato a farsi un giro, come si suol dire, con le scarpe in mezzo al fango, per vedere cos'è un contadino e con cosa riesce a "vivere": probabilmente avrebbe delle sorprese.
Distinti saluti.

Luciano Roncarelli, consigliere AIAB Piemonte

Egr. Sig. Roncarelli,
essendo un agronomo libero professionista ho occasione di confrontarmi con i contadini di tutta Italia. Per usare una sua espressione "le scarpe nel fango" le metto molto spesso.
Non basta più fare i contadini, lo ha scritto lei stesso. È un problema comune a tutte le agricolture dei Paesi industrializzati, dove il servizio sta progressivamente diventando più importante e costoso del prodotto in sè.
Allora, accanto all'attività abituale di coltivatori della terra, ci si deve inventare un'altra professionalità, si deve offrire un servizio che possa generare reddito. È nato così l'agriturismo, ricorda la formula del legislatore "attività volta a integrare il reddito dell'agricoltore"? Allo stesso modo sono nate le cooperative del Centro, Emilia-Romagna in testa, che offrono alla Grande Distribuzione un vasto assortimento di prodotti già confezionati, mettendosi in diretta competizione con i grossisti, e garantendo redditi più consistenti ai propri soci. I prodotti di nicchia, la tutela della tipicità sono altre forme capaci di generare valore aggiunto.
Anche l'agricoltura, come tutti gli altri settori produttivi, non può pensare di rimanere ferma. Se non è più redditizio portare i propri frutti o ortaggi al mercato all'ingrosso è necessario inventarsi altre strade di vendita e commercializzazione. I grossisti, che hanno le loro colpe e responsabilità, sono imprenditori che investono, accettano il rischio di invenduto, di partite di ortofrutta con scarti molto elevati, sono anch'essi soggetti alla legge del mercato. Si ricorda la testimonianza di quel grossista-confezionatore che diceva di dover subire il prezzo imposto dalla catena della Grande Distribuzione se voleva lavorare? È chi paga, in particolare in un momento di crisi economica come questo, ad avere il coltello dalla parte del manico.
Il salto culturale esistente dalla figura di contadino a quella di imprenditore agricolo non mi sembra sia ancora stato appieno assorbito dal mondo rurale italiano. Il Centro-Nord si sta muovendo più in fretta, si adatta, accettando il cambiamento dei tempi, magari a malincuore. Il Sud rimane invece arroccato sulle proprie posizioni, sui propri teoremi. La lamentela fine a sè stessa è inutile e improduttiva. Non sono solo gli agricoltori ad essere indebitati, la invito a fare un giro in Brianza presso i molti mobilifici, oppure in Toscana nelle pelletterie di Santa Croce sull'Arno.
Distinti saluti

Graziano Alderighi