La voce dei lettori

CHAMPAGNE, ALTRO ANCORA DA DIRE, DA LASCIARE ALLIBITI

Una lettera di Giampietro Comolli: come risolvere il dilemma dei mille spumanti d'Italia?

15 gennaio 2005 | T N

Ho letto con piacere, le tracce di Antonella Nasini sullo Champagne nell'ultimo numero del tuo Teatro Natural. Ci sarebbero altre cose da dire che lascerebbero allibiti i consumatori e i ristoratori italiani cha fanno tante storie su alcune grandi bollicine italiane. A dir il vero alcuni ristoratori lo sanno e ciò si nota dalla lista dei vini: separazione fra Champagne e tutti gli altri, 2-3 etichette di Champagne e almeno 10-12 italiane. Ma sono pochi questi ristoratori che danno un aiuto ai tanti vini italiani effervescenti (mamma mia che brutta parola) e concentrati tutti al nord Italia. Eppure non si sa proprio come risolvere il dilemma dei Mille Spumanti d'Italia, un numero storico dei 1000 comuni del Macchiavelli ai 1000 uomini di Garibaldi. Sullo Champagne, vendemmia 2004, i dati di resa sono però ben più alti rispetto alle doc spumantistiche italiane. Senza contare che lo Statuto parla di resa alla pigiatura fissa, mentre la resa annuale ad ettaro di uva varia di anno in anno. I 102 litri sono quelli dichiarati Aoc subito allo sgrondo della pigiatura, ma ce n'è una parte accantonata che può diventare anch'essa Aoc. Che bella storia...
Ciao
Giampietro Comolli