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CIO' CHE OCCORRE SAPERE RIGUARDO AL MERCATO DEGLI OLI D'OLIVA IN AMERICA

Problematiche sui "gol" e gli "autogol". Una lettera di Massimo Occhinegro intorno a quanto accade negli Stati Uniti in materia di olio di oliva. In materia di qualità, esiste ancora una legge che risale al 1948!

15 gennaio 2005 | T N

Gent.mo Dott. Caricato,

leggo settimanalmente la sua rivista e desideravo farle notare brevemente qualche aspetto che si riferisce all'articolo il cui titolo ho riportato qui sotto per convenienza, pubblicato il 27 novembre.


"L'OLIO ITALIANO AL CENTRO DEL BERSAGLIO, TANTI GLI ATTACCHI DAL RESTO DEL MONDO. MANCANO AZIONI COORDINATE E PROPOSITIVE"

Intanto non so se lo sa, e comunque non è emerso dall'articolo nè dalla rivista americana a cui l'articolo si riferisce. Negli Stati Uniti, in materia di qualità degli olii, esiste una legge, tuttora vigente che risale al 1948!

Gli olii sono classificati come:

Fancy: fino ad 1,4 di acidità, più altre caratteristiche organolettiche;
Choice;
Standard
Sub-standard (non vendibile per il diretto consumo.

Gli olii di oliva cioè non sono conosciuti dalla legge, come olio extra olio di oliva ed olio di sansa ma come sopra riportato.
Tuttavia l'etichettatura dei prodotti venduti negli USA fanno riferimento alla classificazione universalmente conosciuta.

E' facile quindi trovare degli olii non "genuini" nel senso mercantile del termine se chiunque compra delle bottiglie varie e le analizza, venduti a prezzi "impossibili" (ma possibili a certe condizioni americane, legali).

I prodotti che rispettano in pieno la normativa americana e che invece costituiscono frode in commercio in Europa, sono spesso confezionati negli USA. Si trova sospetta presenza di sansa, o raffinati rispettivamente negli olii di oliva o negli olii extra vergini.
Si trovano anche prodotti che apparentemente sono Italiani ma che sono made in USA o in Turchia (ad esempio LIO) che nei supermercati sono riportati nei volantini nell'Italian Festival.
La stessa Californian Olive Oil Council, ha trasmesso, recentemente una petizione alle autorità della FDA (Food & Drug Administration) una richiesta di cambiare le regole per uniformarsi agli standard dell' IOOC o COI.

All'ultima riunione del COI , tenutasi a Madrid, è stata riportata una comunicazione del Ministero della salute Brasiliana, con la quale, facendo riferimento a Veronelli, si diceva che gli olii italiani non sono genuini (sempre in senso mercantile).
Si dimentica che l'Italia ha solo il 3% del mercato Brasiliano mentre il 97% è del Portogallo (marchio Gallo) e della Spagna. I prezzi più bassi presenti nel mercato sono proprio di questi ultimi , ma stranamente non si fa cenno di tutto questo e si condanna l'Italia senza diritto di replica. Il tutto in un periodo in cui l'Italia sta risalendo la china delle quote di mercato (ancora bassissime) in quel Paese. Come mai? La domanda è ovviamente pleonastica.

Questo va al di là di problematiche riferite al Traffico di Perfezionamento Attivo che meriterebbe una trattazione a parte, considerando le problematiche concorrenziali mondiali.

La ringrazio e la saluto cordialmente, come sempre,

Massimo Occhinegro