La voce dei lettori
La produzione italiana d’olio c’è. Parola di Gennaro Sicolo
Il presidente del Cno replica al presidente di Federolio Forcella: tutti gli operatori economici dovrebbero essere più tolleranti e comprensivi, riguardo alle ispezioni delle autorità competenti. Piena disponibilità a collaborare con industria e commercio
18 giugno 2011 | T N
Seguo con interesse ed attenzione il dibattito provocato su Teatro Naturale dagli interventi del presidente di Federolio Gennaro Forcella. Ho deciso di intervenire e chiedo cortesemente ospitalità, per esprimere la mia opinione e la posizione della organizzazione che rappresento: il Consorzio Nazionale Olivicolo (Cno).
Sono convinto che il confronto interno alla filiera, anche da posizioni diverse, sia utile in questa fase di forte evoluzione del mercato nazionale e mondiale dell’olio di oliva. Peraltro, condivido l’analisi di Luigi Caricato che vede nella coesione e nella programmazione strategica a livello interprofessionale, il requisito fondamentale per raggiungere i traguardi ai quali gli operatori economici, dell’agricoltura, dell’industria e del commercio, gisutamente ambiscono. 
Fatta questa premessa, vorrei replicare, con spirito costruttivo ed aperto a successivi confronti, ad alcune considerazioni del presidente Forcella.
In primo luogo, osservo che le operazioni di controllo non andrebbero demonizzate, giacché sono uno strumento necessario per la trasparenza, per il buon funzionamento e per una leale competizione di mercato. Peraltro, rappresentano una garanzia per il consumatore, nonché una tutela per gli operatori seri ed onesti.
Sono persuaso di ciò, anche quando le ispezioni riguardano i produttori agricoli e, magari, mettono alla luce irregolarità, o portano alla scoperta di partite di prodotto fuori dai parametri minimi di legge, come certamente sarà capitato, ma sicuramente non secondo le proporzioni che le dichiarazioni di Forcella farebbero presagire.
Tutti gli operatori economici dovrebbero esser più tolleranti e comprensivi, riguardo alle ispezioni delle autorità competenti, consapevoli che, alla lunga, i controlli comportano vantaggi per tutti e migliorano il funzionamento della filiera.
In relazione alla conoscenza dei dati produttivi, sottolineo che le statistiche ufficiali, fonte Commissione europea, collocano la produzione italiana media delle ultime quattro campagne di commercializzazione a 480.000 tonnellate, con una oscillazione da un massimo di 540.000 e un minimo di 430.000 tonnellate. Siamo il secondo Paese a livello europeo per volumi prodotti, dopo la Spagna e prima della Grecia, con una quota di mercato appena inferiore al 25%.
La produzione italiana di olio c’è, basterebbe fare un fugace giro nelle campagne italiane nel periodo di raccolta per rendersene conto e verificare con mano quanti uomini e donne, di tutte le età, sono coinvolti nella economia di questo prodotto agricolo che più di tutti è radicato nella cultura, nel paesaggio, nelle tradizioni italiane e nell’immaginario collettivo del nostro Paese.
E’ vero, come dice il presidente di Federolio che la produzione nazionale non è sufficiente a soddisfare il fabbisogno interno e alimentare i consolidati canali di esportazione a livello europeo e mondiale. Osservo, tuttavia, come il trend sia stabile non per effetto della inadeguadezza o per l’apatia degli olivicoltori, ma quanto per i prezzi che vengono riconosciuti, così bassi da non coprire per intero i costi di produzione.
Il Cno opera per la crescita del settore e per dare prospettive certe agli olivicoltori, partendo però da un elemento irrinunciabile: puntare sulla qualità, l’autenticità, il legame con il territorio e la distntività della produzione. Esorto Forcella a lavorare insieme su tali elementi.
Ho la convinzione, insomma, che occorra puntare decisi e in via prioritaria sulla qualità e sulla rimuneratività e poi arriveremo a risolvere anche la questione della quantità e dell’approvigionamento.
Per finire intenderei manifestare la mia personale disponibilità, come Presidente di Cno, a lavorare insieme all’industria e al commercio per concepire e attuare validi progetti di filiera, tenendo conto delle diverse realtà produttive italiane e partendo dal patrimonio di immagine che l’olio “made in Italy” ha acquisito a livello mondiale, grazie alle competenze e alla dedizione di tutta la filiera e non certamente di una sola delle sue molteplici componenti.
Gennaro Sicolo
Presidente di Cno


Donato Galeone
19 giugno 2011 ore 20:13Concordo con Lei, Presidente, che le operazioni di controllo non andrebbero demonizzate, perchè sono strumenti di trasparenza - essenzialmente - del made in Italy, per una leale competzione di mercato. Ancor di più oggi è attualissimo il Suo richiamo al secondo Paese europeo per volumo di prodotto, grazie, a quanti uomini e donne, di tutte le età, sono coinvolti nell'economia di questa nostra produzione agricola (le olive di oltre 500 varietà, più della Spagna, vegetanti in Italia) più che radicata nella nostra cultura, nel paesaggio e nella nostra tradizione. Sono i produttori che compongono il primo anello della filiera locale olio di eccellente qualità. Ecco, Presidente, quanto sia importante il Suo appello, tanto necessario - a mio avviso - per l'avvio di proposte territoriali "aggregative di filiere locali di prodotto" ( provinciale, comprensoriale comunale di areale monovarietale ecc.)Prodotto ottenuto da olive raccolte e trasformate in oli extravergini di alta qualità. Sono auspicabili, quindi, ogni controllo e tracciabilità per avere conferma delle caratteristiche di pregio qualitativo del prodotto "succo di olive" italiane. Perchè sono questi i "valori aggiuhti" - irrinunciabili - della esclusività del made in Italy, nel mondo competitivo dei consumatori che vogliono prima conoscere per acquistare e,poi, fedelizzare, nella certezza dell'autenticità di prodotto italiano.
Donato Galeone