La voce dei lettori
AGRITURISMO. UN ARGOMENTO PROVOCAZIONE
La replica di Stefano Tesi: "il principale motivo per il quale le organizzazioni agrituristiche fingono di non accorgersi della realtà e dei suoi "numeri" è che il loro precipuo interesse è quello di giustificare la propria esistenza agli occhi degli associati, mantenendoli in uno stato di costante bisogno e sospesi tra speranze e timori"
08 gennaio 2005 | T N
Caro Caricato,
ringrazio sia te che Alderighi per la risposta. Confrontarsi è sempre utile e, ammettiamolo, piacevole.
Lungi da me l'idea di aprire un dibattito che rischierebbe ben presto di rivelarsi sterile. Porgo però a te e al collega un argomento-provocazione che in parte risponde anche all'invito dello stesso Alderighi a fare autocritica.
Egli si chiede: in mancanza di dati attendibili, quali sono i reali numeri dell'agriturismo?
Dipende, dico io, da cosa si intende per agriturismo.
Se con esso si identifica un prodotto di massa, relativamente indefinito sotto il profilo tipologico (un luogo in "campagna" e/o in un piccolo centro ove trascorrere il tempo libero non lontani però da "attrazioni" urbane come centri sportivi, negozi e/o opportunità di shopping, servizi più o meno assimilabili al comparto turistico-alberghiero), la domanda di agriturismo è certamente in crescita.
Se con esso si identifica la concreta possibilità di ospitalità offerta da un'azienda agricola nel rispetto non solo delle norme formali, ma della "ruralità " sostanziale dell'azienda stessa (stile di vita dei titolari, "cultura" agricola dei medesimi, architettura e organizzazione aziendale, ubicazione in aree effettvamente rurali sotto il profilo economico e ambientale, etc.), la domanda di agriturismo è certamente in calo.
Semanticamente parlando si sta passando in pratica da una fase di mutazione dell'espressione "agriturismo": da soggiorno nel contesto rurale di un'azienda agricola a soggiorno generico in campagna. In questo senso, l'aumento della domanda corrisponde nè più nè meno che all'estensione del bacino di utenza.
I dati statistici in mio possesso sono quelli ufficiali, "corretti" e interpretati però attraverso le mie ricerche e la mia esperienza in materia.
Come ho già scritto, il principale motivo per il quale le organizzazioni agrituristiche fingono di non accorgersi della realtà e dei suoi "numeri" è che il loro precipuo interesse è quello di giustificare la propria esistenza agli occhi degli associati, mantenendoli in uno stato di costante bisogno e sospesi tra speranze e timori.
La sostanza delle nostre campagne è infatti che queste si sono da tempo "deruralizzate". La loro ruralità è solo formale, forse economica e certamente non più culturale, di conseguenza è formale anche la ruralità dell'ospitalità che viene offerta dalla stragrande maggioranza delle strutture in attività .
Nel desolante deserto di questo panorama, rimane uno spiraglio: di agriturismo "vero" (brutto aggettivo, ma non ne trovo uno migliore) in giro ce n'è ancora un po', così come c'è ancora un po' di domanda. La scommessa è rimettere in contatto questa offerta e questa domanda, dopo che le reciproche strade si sono confuse tra la massa del turismo generalista.
Cordiali saluti,
Stefano Tesi
L'espressione "agriturismo vero" suona purtroppo in modo anomalo, ma indica effettivamente una situazione assai complessa e ingarbugliata. Non ho grande fiducia nelle organizzazioni di categoria; mai avuta in verità . Il nodo della questione sta proprio in quel martellante stato di bisogno in cui restano imprigionate e mortificate le attese di molti. E' così.
Luigi Caricato