La voce dei lettori

Il vino nel Regno Unito? Afflitto dall’accisa

Ci scrive l’esportatore Michele Ierace: si potrà far qualcosa per bloccare i continui aumenti che danneggiano soprattutto noi italiani?

23 aprile 2011 | T N

Salve, sono un esportatore di vino italiano a Londra e in tutto il Regno Unito.

Volevo segnalare che, con l'inizio del nuovo anno fiscale, dal primo aprile l'accisa sul vino importato è salita a £2,41 al litro.

Volevo sapere che cosa ne pensate e se si possa fare qualcosa per bloccare questi aumenti continui e che danneggiano soprattutto noi italiani. Già nel 1980 la corte di Giustizia Europea (sentenza del 12/7/1983, causa 170/78) ha condannato il suddetto Stato a ridurre l'accisa ma sembra che ciò non abbia impedito la sua escalation.

Forse sarebbe ora che anche il nostro Stato si faccia sentire sia per vie legali che al parlamento europeo.

Michele Ierace

 

Probabilmente occorrerà ancora pazientare, il momento attuale non è tra i più facili, ma è necessario non desistere. Il mercato del vino inglese promette bene, nonostante il progressivo aumento di accisa. Lo sappiamo: è un vero peccato, un'occasione persa.

L'inoltrarsi della crisi economica mondiale ha purtroppo penalizzato un po' tutti gli alcolici, e il vino di conseguenza è diventato un bene di lusso. Per fra fronte alla pesante congiuntura economica il cancelliere George Osborne ha pensato a un aumento della tassazione del 7,2%, con un incremento annuo del 2% sul tasso d'inflazione. E' l'effetto devastante della cosiddetta tax excalator.

A nostro parere la scelta di Osborne oltre a essere infelice, si rivelerà anche controproducente, visto che nel settore alcool lavorano circa due milioni di persone.

L'attuale aumento corrisponde in media al 56% del costo di una bottiglia: una enormità. Ci auguriamo che cambi presto qualcosa, ma temo che si debba ancora attendere; certamente un segnale da parte dei Paesi produttori potrebbe pur venire, ma non credo che le istituzioni italiane siano così sensibili da curarsi del vino nostrano.

Interesseremo della vicenda alcuni nostri parlamentari europei, nella speranza che si possa far qualcosa, ma temiamo proprio che sia un'impresa piuttosto difficile. La terremo informata.

La Redazione