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OBBLIGHI DI LEGGE SULL'ETICHETTATURA, QUANTA ESASPERAZIONE

"Non faccio altro che cambiare i testi alle etichette dei miei oli per adeguarli alle recenti normative, passando ore dal tipografo cercando di inserire tutte le informazioni nel migliore dei modi... quando avrei ben altro da fare!"

27 novembre 2004 | T N

Gentilissimo dott.Caricato,
condivido pienamente le Sue considerazioni in merito ai nuovi obblighi di legge sull'etichettatura. Fossero almeno chiari! Non faccio altro che cambiare i testi alle etichette dei miei oli per adeguarli alle recenti normative, passando ore dal tipografo cercando di inserire tutte le informazioni nel migliore dei modi...quando avrei ben altro da fare! Per non parlare di tutte le telefonate alle associazioni sindacali, repressione frodi ecc. per capire al meglio la normativa che lascia sempre e comunque un certo margine di incertezza. Vivo letteralmente con l'ansia di sbagliare, di mal interpretare o magari di omettere qualcosa di importante...e tutto questo per un'etichetta. Ma all'olio chi ci pensa? A volte mi sembra di vivere in un mondo al rovescio dove è importante e prioritario ciò che per me è secondario. Guardi anche la storia degli Ogm...l'ennesimo esempio! L'Unione Europea dice che si deve garantire il principio della coesistenza tra ogm, colture convenzionali e colture biologiche. Ognuno deve avere la libertà di scegliere come produrre. Bene, la teoria non fa una piega. C'è però un ma. A parte tutte le considerazioni di tipo etico che si potrebbero elencare, andando anche al di là delle preoccupazioni (serie!) sugli effetti della salute, dico io, siamo veramente convinti di questo ? Facciamo davvero sul serio quando stabiliamo un principio del genere che è assolutamente antidemocratico!?! Sarò chiara : il mio uliveto è biologico e confino in parte con un agricoltore non biologico ( per fortuna sta scegliendo la conversione al bio), quindi suscettibile di essere " inquinata " qualora questo signore scegliesse una coltura ogm. Dunque se ciò accadesse, a me ritirerebbero la certificazione biologica con tutti i danni che ne conseguono mentre l'agricoltore avrebbe pacificamente esercitato un suo diritto. E i miei diritti ? Se questa è democrazia...ciò vale tra l'altro anche per chi fa agricoltura convenzionale. Neanche le famose "tolleranze" delle distanze costituirebbero delle reali garanzie.
Certo sappiamo tutti cosa c'è dietro ma che rabbia vedere come veniamo maltrattati ogni giorno con l'introduzione di novità apparentemente garantiste, nella realtà altamente problematiche.
Con stima,

Francesca Petrini

Carissima Francesca Petrini,
grazie per le espressioni di stima. Lo sa, è faticoso procedere avanti su un tapis roulant che va in senso contrario. Occorre che il mondo dei produttori si ridesti e riprenda coscienza di sé lottando. Uniti, la lotta diventa seria e quanti profittano di un mondo agricolo diviso e non soltanto poco coeso, ma addirittura estraneo alle proprie vicende, qualcosa si può fare. Io spero nelle nuove generazioni, io la mia parte la sto facendo. Anche lei fa altrettanto, vedo; lo noto dalla qualità del suo impegno, che non è la sola qualità degli extra vergini che produce, assai lodevole, ma anche la forza delle idee; e l'indignazione che esprime ha un grande valore etico.
Non è uno sfogo il suo, ma una forma di reazione all'immobilismo generale.
Sono contento di individuare persone degne di stima e meritevoli di considerazione, al di là di quanto producono. La qualità deve essere globale, deve coincidere perfino con l'etica.
Sì, perché conosco tanta gente in grado di fare bene l'imprenditore agricolo, in grado di ottenere un prodotto di qualità, ma senza un briciolo di coscienza civile. E' gente quindi da ritenere inutile, eticamente inessenziale, proprio perché non apporta nulla di positivo alla comunità.
Le sue preoccupazioni sono anche le mie.

Luigi Caricato