Editoriali

Tu vo’ fa’ l’americano

08 novembre 2008 | Graziano Alderighi

Obama sarà il quarantaquattresimo Presidente degli Stati Uniti d’America.
Dopo l’ubriacatura di sondaggi, pettegolezzi, indiscrezioni, feste e polemiche è ora di iniziare di guardare ai fatti, o meglio ai programmi del futuro Presidente.

Si sa che Obama non gradisce i sussidi, anche se ha votato la Farm Bill, equivalente dell’europea Pac, ma che probabilmente sarà più protezionista di quanto lo è stato Bush e lo sarebbe stato McCain.
Linea morbida, qualcuno può dire ambigua, anche per quanto riguarda l’immigrazione, da sempre importante fonte di forza lavoro per le aziende agricole Usa.
Nel complesso, quindi, la posizione di Obama sull’agricoltura non è così netta e precisa ma è stata certamente più gradita agli agricoltori statunitensi di quella di McCain, almeno stando a sondaggi negli Stati del Midwest.

Quali ripercussioni avrà la Presidenza di Barak Obama sugli equilibri per le trattative in sede Wto che vedono contrapposti gli Stati del Terzo Mondo, che vogliono l’abrogazione dei sussidi, e quelli dei Paesi occidentali che invece sono disposti unicamente a una loro riduzione è troppo presto per dirlo.
Apparentemente lo stallo dovrebbe continuare, avendo Obama un’impronta più protezionistica e avendo votato, sia pure a malincuore, la Farm Bill, ma non dobbiamo escludere dal contesto la vicinanza del nuovo Presidente all’Africa e ai suoi problemi.
Sarà disposto Obama, forte di un consenso storico, a inimicarsi immediatamente gli agricoltori statunitensi oppure attuerà una politica più morbida, di continuità?

La questione è affatto secondaria perché da essa dipende anche l’Europa che, fino a oggi, ha trovato negli Usa, seppure tra alti e bassi, un forte alleato per la difesa dei sussidi agricoli.
Se gli Usa abbandoneranno questa posizione sarà più difficile per l’Unione europea difendersi e difendere le proprie aziende agricole.

Si potrà capire qualcosa di più solo quando avverrà la nomina del prossimo Segretario all’agricoltura che, secondo indiscrezioni, dovrebbe essere Tom Vilsack, ex governatore dell’Iowa e feroce sostenitore delle agrobioenergie. Quando diventò governatore nel 1998 vi erano appena tre centrali per la produzione del carburante estratto da biomasse, oggi ve ne sono 25 ed entro due anni saranno 40.

Vista l’ambiguità del nuovo Presidente americano in tema di agricoltura e considerato lo stampo del prossimo probabile Segretario all’agricoltura sarebbe utile che l’Unione europea giocasse d’anticipo e proponesse agli Stati Uniti una piattaforma agricola condivisa su cui basarsi per le prossime tappe del Doha Round.
Improbabile? Ogni tanto è bello anche sognare.