Editoriali

MASCHERE DI CARNEVALE

24 febbraio 2007 | Alberto Grimelli

Il nuovo trabocchetto che viene da Bruxelles si chiama modulazione volontaria.
Secondo una bozza di regolamento, che il Consiglio Ue deve ancora approvare, ciascuno Stato potrebbe distogliere fino al 20% dei fondi Pac, ovvero gli aiuti alla produzione, e destinarlo allo sviluppo rurale.
Parrebbe, ad una prima superficiale analisi, una manovra neutra, ma così non è, altrimenti non sarebbe stata bocciata, per due volte di fila, dal Parlamento europeo.
Nel corso della sessione plenaria dello scorso novembre, il Parlamento aveva già respinto la proposta a grandissima maggioranza (559 voti favorevoli, 64 contrari e 16 astensioni), ma la Commissione non l'ha ritirata. Dopo un nuovo esame della proposta, la Commissione per l'agricoltura ha chiesto all'Aula di respingerla nuovamente.
Una doppia bocciatura che però non scoraggia i burocrati di Bruxelles che sanno bene che il Consiglio potrà lo stesso deliberare il regolamento senza tener conto del parere negativo del Parlamento.
Non sono tuttavia soltanto i deputati europei a sollevare molte perplessità sulla modulazione volontaria, anche le organizzazioni di categoria, italiane e non, sono decisamente critiche.
Perché incentivare gli Stati membri a utilizzare tale strumento? Perché eliminare l’obbligo di cofinanziamento nazionale sui fondi relativi allo sviluppo rurale reperiti attraverso la modulazione volontaria?
A cosa è dovuto l’accanimento terapeutico della Commissione europea?
In parte, a questa domanda, risponde la relazione dell’eurodeputato Goepel che sottolinea le negatività di tale misura: l'assenza di qualunque valutazione d'impatto malgrado le forti ed evidenti ripercussioni dell'atto giuridico sugli agricoltori, il rischio di discriminazione a carico degli agricoltori all'interno dell'Ue, la rinazionalizzazione surrettizia della politica agricola.
Sono tutte questioni importanti che sottointendono, comunque, un’unica preoccupazione.
La scelta di adottare la modulazione volontaria porterebbe a una riduzione complessiva del budget destinato alle spese di mercato e ai pagamenti diretti agli agricoltori che potrebbe giustificare nuovi importanti tagli alla Pac nel breve-medio periodo.
In altre parole una diminuzione, ancorché temporanea, degli aiuti alla produzione, che gli agricoltori potrebbero accettare come una misura straordinaria per favorire investimenti e innovazioni (sviluppo rurale), verrebbe invece considerata da Bruxelles come strutturale, una ragione in più per abbattere il budget agricolo dell’Unione europea.
La Fischer Boel sta, insomma, proseguendo, a grandi passi, verso lo smantellamento di ogni forma di sostegno all’agricoltura, d’altronde il messaggio, ben chiaro e comprensibile, l’aveva lanciato già ad inizio anno: agricoltori, cercatevi un altro lavoro.