Editoriali
L'agricoltura che non c'è
12 gennaio 2013 | Graziano Alderighi
C'è allarme sulle testate agricole e agroalimentari.
La campagna elettorale è da sempre un buon bacino di notizie ma in questo momento, nei programmi e nelle dichiarazioni dei leader, non c'è traccia di agricoltura e anche di ambiente si parla ben poco.
In realtà tutti gli addetti ai lavori sanno bene che in questo momento, più che di argomenti, si parla di liste e candidature nelle segrete stanze delle segreterie dei partiti. Non è un caso che le più violente polemiche riguardino proprio il numero di posti assegnati a questa o all'altra corrente, i nomi eccellenti esclusi, le personalità al contrario incluse e protette.
Ovviamente so già che l'agricoltura resterà comunque ben ai margini della discussione politico-elettorale delle prossime settimane e la ragione non è solo che viene considerato un settore marginale né che la maggior parte dei candidati ignorano la ruralità e tutte le sue sfaccettature.
Il motivo è che l'Italia non fa più politica agricola da anni, avendola delegata completamente a Bruxelles, e che è qui che si gioca la vera partita, quella sulla prossima Pac.
Col bilancio dell'Unione europea in alto mare, anche se gli sherpa dei vari paesi sono al lavoro per trovare la quadra, è impossibile sbilanciarsi in qualsiasi cosa che assomigli anche solo vagamente a una promessa, ovvero la base di ogni vera campagna elettorale.
Premesso che dal bilancio dello Stato italiano cavare qualche euro per il settore agricolo è come cercare di cavar sangue da una rapa, non sapendo l'ammontare delle riduzioni del budget agricolo europeo (sic!) si impone cautela anche al politico più estroverso e disinvolto.
Ormai anche il giornalista più sprovveduto sa che, immediatamente dopo aver registrato l'ennesima promessa elettorale, è d'obbligo la domanda su dove reperire le risorse. Una domanda a cui è oggettivamente difficile rispondere, se non con ipotesi.
Naturalmente è sempre possibile fare dichiarazioni generiche, generali e d'intenti ma hanno un basso appeal e si rischia di passare solo per il solito politico politicante poco concreto e slegato dalla realtà.
Preferibile allora non parlarne e se proprio si viene tirati per la giacchetta si potrà sempre far riferimento alle trattative sulla politica agricola europea, ovvero scaricare elegantemente le responsabilità su Bruxelles. Si salva la faccia, dando anche l'impressione di essere informati e aggiornati. Meglio di così.
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Accedi o RegistratiGiulio P.
12 gennaio 2013 ore 10:16Gentilissimo Graziano Alderighi
mi chiamo Giuliano, sono un imprenditore agricolo e letto il Suo editoriale vorrei dire la mia in quanto non mi trovo del tutto d'accordo con quanto da Lei sostenuto sopra.
Anche se vero che oggi come oggi la preoccupazione della politica è più nelle persone da inserire nelle liste che non pepe nei programmi secondo me anche da parte del mondo dell'agricoltura c'è poca volontà, o sicuramente poca forza nel formulare proposte da suggerire ai vari partiti.
Questa lacuna a mio avviso è dovuta solo dalla mancanza di rapporto o di fiducia tra agricoltori e organizzazioni di produttori.
E' evidente che l'agricoltore paga per primo questo vulnus subendo dai vari governi che si susseguono qualsiasi vessazione, oggi l'Imu domani la revisione dei trattori, l'aggiornamento delle rendite catastali solo per fare alcuni esempi.
Provvedimenti questi che non faranno altro che suonare il De Profundis per molte aziende ma che dimostrano nello stesso tempo che dell'agricoltura non si ha nessun rispetto.
Mi chiedo dove saranno le nostre organizzazioni sindacali, oppure da quali altri provvedimenti governativi ci abbiano salvato. Non saprei rispondere.
Concludendo però pregherei anche la direzione di Teatro Naturale di non stare al gioco di attendere che siano i partiti a proporre ma di aprire un confronto tra noi lettori e magari provare a buttar giù due idee da proporre ai partiti. Vi ho già scritto in questo senso pregandovi, parafrasando Moretti, di scrivere qualcosa di agricolo piuttosto che riportare nei Vostri editoriali pari pari discorsi di alte cariche dello stato che di agricoltura hanno ben poco. Purtroppo finora non ho avuto da voi risposta, ma non importa io continuo a sperare.
Grazie del tempo che Vi chiedo e cordiali saluti.
Giuliano
Redazione Teatro Naturale
14 gennaio 2013 ore 09:19Buongiorno Sig. Preghenella,
la prego di reinviare alla redazione di Teatro Naturale (redazione@teatronaturale.it) la nota a cui fa riferimento al termine del suo commento perchè purtroppo non ci è mai giunta. Riguardo al primo editoriale del 2013, invece, è costume di Teatro Naturale, da molto tempo, che detto spazio venga riservato al Presidente della Repubblica e al suo discorso di fine anno.
In riferimento al mio editoriale, esso non tratta del rapporto tra politica e organizzazioni di categoria ma solo della politica e del suo rapporto con l'agricoltura. Trovo infatti patologico che la politica debba interessarsi di agricoltura solo su stimolo delle organizzazioni di categoria. Anche perchè si cade così nel vizio di considerare la politica al servizio delle suddette organizzazioni quando prende spunto o fa proprio un progetto o un punto programmatico. E' un cane che si morde la coda. Quando la politica ascolta le organizzazioni ne è schiava, se non le ascolta non fa il bene del settore o se ne disinteressa.
Ritengo anche sia ingeneroso asserire che le organizzazioni non abbiano un progetto politico da sottoporre ai partiti. Agrinsieme ha messo nero su bianco, la scorsa settimana, i quattro punti che ritiene fondamentali per far riprendere il settore, dichiarando altresì che il loro modello è alternativo a quello di Coldiretti descritto invece allo scorso Forum di Cernobbio.
Naturalmente tali programmi possono essere condivisi o meno, applauditi o criticati, ritenuti generici e inconcludenti o molto positivi e pragmatici. Si può insomma aprire una discussione, non si può però far finta che non esistano.
Ciò che invece non esiste, purtroppo, è una visione della nostra classe politica sull'agricoltura, considerata da sempre cenerentola del sistema Italia: argomento da sviare, se possibile. L'attuale quadro permette loro agevolmente di schivare domande sul settore primario e, mi sbaglierò, non si faranno certo sfuggire questa ghiotta occasione.
Graziano Alderighi