Editoriali
La lezione che il mondo dell'olio d'oliva non ha ancora imparato
20 ottobre 2012 | Alberto Grimelli
Il mondo degli oli d'oliva è un passo indietro, forse anche più, e la pessima nomea che lo circonda è più che meritata.
E' come quella nobiltà in declino che vive dei fasti del passato, non accorgendosi che il mondo cambia, mutano le sensibilità, le aspettative e che la rendita svanisce pian piano, mandando in rovina anche le più fastose magioni.
Il mondo degli oli d'oliva, immaturo, autoreferenziale e litigioso, rifiuta anche solo di ascoltare, figuriamoci di prender lezioni. Eppure non mancano gli esempi virtuosi ma si fa finta di non vedere, si preferisce volger lo sguardo dall'altra parte.
Il biologico ha vissuto, nel dicembre 2011, una sorta di apocalisse. L'operazione della Guardia di Finanza “Gatto con gli Stivali” ha fatto vacillare le fondamenta del sistema, dopo la scoperta di 1700 tonnellate di soia che non solo non era bio ma che conteneva organismi geneticamente modificati. Lungi dal voler nascondere la testa sotto la sabbia, o peggio voler occultare la polvere sotto il tappeto, il comparto si è stretto ancor di più, dando pieno appoggio alle forze dell'ordine e costituendosi contro i malfattori. Tutto alla luce del sole, con molti comunicati stampa e qualche salutare mea culpa. Già, perchè contemporaneamente al lavoro degli inquirenti, e con la loro collaborazione, è cominciata una riflessione, anch'essa pubblica, sulle lacune del sistema di certificazione e tracciabilità. Un percorso, durato pochi mesi, conclusosi al Sana, nel settembre di quest'anno, con un convegno dove sono stati illustrati i provvedimenti utili a scongiurare una nuova debacle come quella del dicembre 2011. E' nato, e ha fatto il suo debutto qualche giorno fa, il nuovo registro telematico del biologico, salutato da tutti gli operatori come un'occasione di crescita e di riscatto.
Una prova di encomiabile serietà, responsabilità e trasparenza che è stata premiante. I consumi di prodotti biologici continuano a essere in crescita, segno evidente che la fiducia dei consumatori non è stata minimamente scossa dagli eventi.
E' possibile rinvenire un simile esempio di correttezza e maturità nel mondo degli oli d'oliva? Forse mi sarà sfuggito ma io non ne ho trovato traccia.
Vedo solo che si marcia divisi. Da una parte chi, votato all'allarmismo e allo scandalismo, mette sullo stesso piano sequestri da 20 quintali e 8000 tonnellate d'olio. Dall'altra chi, prepotente difensore dello status quo, propone la sistematica discesa di un velo di omertà e opacità a coprire truffe e inganni. E' una guerra degli eccessi e degli estremi.
Vi sono decine di fulgidi esempi. Uno su tutti. Se il mondo del biologico ha salutato con favore la nascita del registro telematico, nel settore oleario il medesimo provvedimento, solo un anno fa, ha provocato aspre polemiche e ricorsi giudiziari.
E poi ci stupiamo che il consumatore sia confuso e spaesato?
No, il mondo dell'olio non ha appreso la lezione.
La imparerà mai?
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