Editoriali

Peggio dei giornalisti

07 luglio 2012 | Graziano Alderighi

Peggio dei giornalisti vi sono solo i parolai. Questi sono una categoria piuttosto diffusa ai nostri giorni, in crescente aumento.

Chi sono i parolai? Si tratta di individui che campano sul nulla dei vocaboli. Capaci di costruire mirabolanti composizioni, di cui si vantano in ogni dove, prive di ogni utilità, non solo economica, ma anche intellettuale, filosofica o culturale. Attingono a piene mani a varie esperienze del linguaggio, comprese quelle pubblicitarie, coniano slogan e redigono manifesti assolutamente senza valore.

Sono tanto inutili da essere divenuti indispensabili. Li troviamo dappertutto. Talvolta si atteggiano persino a padri nobili, a salvatori della patria, se non del mondo.

Sono ricercatissimi da una classe dirigente, non solo politica, priva di contenuti ma che vuole invece apparire preparata, assennata, competente e rassicurante.

Vengono così composti testi sfibratamente lunghi e complessi che chiariscono inequivocabilmente l'attualità, magari inframezzati da dati e numeri in abbondanza, ma senza dare alcun senso della prospettiva. Certo, vi si enunciano obiettivi e principi, spesso sono però assai vaghi o comunque tanto generici da non poter non essere condivisi.

Si ripara dietro una coltre di nebbia di termini, il parolaio, con perifrasi contorte e liberamente interpretabili. Si difende con il qualunquismo. Ecco servita la ricetta perfetta.

I vertici dei grandi della Terra degli ultimi anni sono conditi e scanditi da simili opere. Rio +20 ne è l'esempio più vicino e più significativo. Tre giorni di summit per partorire l'ideona della necessità di uno sviluppo sostenibile del globo, che coinvolga tutte le nazioni.

E' stata l'apoteosi dei parolai, capaci di riscrivere il protocollo di Kyoto del dicembre 1997, con appena un paio di inclusioni radical chic (attenzione al sociale e lotta alla povertà). Hanno persino cercato di vendere questo risultato, frutto di estenuanti nottate di negoziati, quale novità eclatante.

Stavolta molti giornalisti, almeno quelli meno conformisti, non ci sono cascati, criticando aspramente i risultati del vertice. Non sempre è così. Più spesso i giornalisti sono contenti di trovarsi di fronte a testi retorici e pletorici. Non devono sforzarsi di capirne il senso e la portata. Tutto è già stato detto. Il contenuto è vecchio ma il vestito cambia. Per fare un articolo è più che sufficiente.

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massimo occhinegro

11 luglio 2012 ore 22:42

Chi sarà Graziano Alderighi? Un nuovo Craxi?

massimo occhinegro

08 luglio 2012 ore 21:14

Sig. Galeone, veramente non abbiamo ancora avuto conferma che l'Alderighi sia un giornalista. Il sig. Alderighi non ha "acceso" ancora la risposta.

Donato Galeone

08 luglio 2012 ore 20:15

"Parole in libertà" - a mio avviso - saranno giunte anche ai produttori agricoli italiani ed europei in questi giorni.

Le abbiamo lette nella prima settimana di luglio rivolte agli agricoltori da due autorevoli Ministri del nostro Governo all'Assemblea annuale della Coldiretti svoltasi a Roma il 5 e 6 luglio 2012.

Leggendo, ho pensato subito, ricordando a me stesso, che mio nonno, conduttore di terreni in affitto, ripeteva spesso che la "parola data" è impegno che va onorato. Come il pagare a fine annata agraria il canone di affitto della terra ceduta dal possidente per coltivarla, così come la "caparra" al momento del versamento del saldo della compravendita delle quantità dei prodotti forniti sia al "mediatore" o direttamente al "commerciante" dell'agroalimentare locale quale acquirente e "conosciuto distributore organizzato" per la vendita ai consumatori.

Questo ricordo, non lontano nel tempo ed esemplificato, quale impegno per la" parola data" è - oggi - più che inflazionato da "parolai" che spesso, come Lei scrive, "si atteggiano persino a padri nobili, a salvatori della patria,se non del mondo".

Penso che Lei Signor Alderighi - giornalista - con quel dire "peggio dei giornalisti" escluda i tantissimi giornalisti che sono rispettosi delle corrette informazioni di fonte certa e anche liberi di commentare - in piena autonomia e deontologia professionale - le notizie da diffondere, sia quelle scritte che videate. Sono certo che Lei condividerà questa mia personale riflessione.

Così come non si possono non condividere - penso non solo a mio avviso - le "parole in libertà" del Signor Ministro delle Politiche Agricole , Dott.Catania intervenendo all'Assemblea Coldiretti che:
-"l'agricoltura italiana, ricca di valore aggiunto per ettaro, è ai livelli più alti del mondo;
-"le nostre imprese non hanno il giusto riconoscimento di reddito che a loro spetterebbe;
-"il consumatore nel mercato globalizzato non è messo nella condizione di discernere quali sono i prodotti italiani e la sua alta qualità.

Il Signor Ministro ha informato, anche, che personalmente nella sua carriera al Ministero delle Politiche Agricole - negli ultimi 20 anni ed a Bruxelles - ha portato avanti con determinazione le "normative" mirate a identificare in modo evidente "l'origine dei prodotti agroalimentari", compresi quelli trasformati.

Il Ministro, tecnico esperto ministeriale dell'agricoltura, ha concluso la prima parte del suo intervento affermando che "è necessario intervenire in maniera complessiva... per rimettere l'agricoltura al centro del modello di sviluppo del nostro Paese, che per troppi decenni l' ha considerata un settore residuale".

Altre "parole in libertà"- in sintonia e penso non casuale - sono state dette dal Signor Ministro dello Sviluppo Economico, Dott.Passera con il suo intervento che:
-" se c'è un settore che non ha limiti alla crescita è quello dell'agricoltura e la globalizzazione è una grande opportunità per il Made in Italy, richiesto da milioni di nuovi consumatori;
-" se si mettono insieme qualità, tradizione, territorio, immagine e filiera la crescita c'è ed è una crescita che non ha quasi limite".

Il Signor Ministro Passera ha concluso i suoi annunci, più volte sentiti, con i ripetuti "se" e non "come" incentivare - sue parole - "il puntare sulla internazionalizzazione, dove si può fare molto di più" perché - a suo parere - "non è pensabile che con la forza del Marchio Italia siamo più bassi di altri Paesi europei simili a noi".

Signor Alderighi, giornalista, con il Suo editoriale ed il brevissimo commento del Signor Checchi - provocatorio di questo recente mio reportage - dovrebbe suggerire - a mio avviso - di non fermarci e rispondere in positivo alle "parole in libertà" dei due Ministri "tecnici e politici".

Penso che dovremmo convenire - nel considerare impegnative le parole dei due Ministri - di "dare gambe" e percorrere con decisione mediante "Il buon esempio" (editoriale di sabato scorso) di un "partecipato associazionismo agricolo" indicato (esemplificati anche nei due
casi)dal Direttore Caricato. Val a dire : il "come" salvaguardare sia "gli interessi legittimi dei produttori che aspirano ad una equa remunerazione e sia assicurando e garantendo il consumatore sulla reale autenticità degli oli che acquistano".

A mio avviso possiamo - nel concreto e seguendo anche le indicazioni del Presidente Ceq. Elia Fiorillo, promuovere territorialmente "progetti di filiera locali di olio varietale italiano di alta qualità" proponendo "regole restrittive sulla qualità" della categoria dell'olio extravergine di oliva, valorizzando - essenzialmente - i loro pregi nutrizionali e salutistici e partecipando alla organizzazione di campagne promozionali internazionalizzate - preannunciate dal Consiglio Olivicolo Internazionale (COI) già nel 2013 e 2014 - mediante una "vetrina dell'olio di oliva italiano di alta qualità" per l'intero mercato globalizzato.

Mi scuso per i richiami dei Signori Ministri, già da Lei e dai lettori di TN conosciuti. Anche per il non breve commento che,spero, provochi riflessioni tra colleghi tecnici agrari e produttori, singoli e associati.

Spero, peraltro, di condividere interventi che saranno meglio mirati verso impegni praticabili e non di solo "parole in libertà" ma con "azioni propositive e lungimiranti" per lo sviluppo certo del comparto olivicolo-agroalimentare italiano.
Donato Galeone

antonio checchi

07 luglio 2012 ore 15:52

Parolai sono anche molti dei nostri politici.Pochissime novità condite da tanta chiacchera.
Un esempio lo dimostra le tante chiacchere per ridurre i loro benefit. Il risultato è sotto gli occhi di tutti.

massimo occhinegro

07 luglio 2012 ore 11:49

Ma Graziano Alderighi, lei e' un Giornalista?