Editoriali

OGM in Europa. E' addio o arrivederci?

04 febbraio 2012 | Alberto Grimelli

In pochi giorni vi sono state due notizie che hanno fatto il giro d'Europa e che hanno suscitato l'entusiasmo dei vari comitati contro il transgenico.

La multinazionale tedesca Basf ha deciso di bloccare ogni piano di sviluppo per gli OGM nel Vecchio Continente e di dedicarsi invece allo sviluppo del transgenico in mercati che considera più promettenti: Americhe e Asia. Anche il centro di ricerca per il transgenico verrà spostato, probabilmente negli Stati Uniti. Alla base della decisione vi è la netta opposizione dell'opinione pubblica Europea, culminata con le vigorose proteste degli ambientalisti che nella Repubblica Ceca hanno seguito le prime semine della patata transgenica Amflora, avvenute pochi mesi dopo l'approvazione europea dell'organismo.

La multinazionale statunitense Monsanto ha dichiarato di voler rinunciare a vendere i semi del proprio mais transgenico Mon810 in Francia. La Francia si è sempre opposta alla coltivazione di OGM sul proprio suolo, anche contro i pareri della Corte di Giustizia della Ue, tanto da aver dichiarato di voler attuare ogni strategia per impedirne le semine. A fronte di tale atteggiamento ostile, la Monsanto ha reagito dichiarando che “considera che non sono in atto condizioni favorevoli per la vendita del Mon810 in Francia nel 2012 e oltre”.

Queste due multinazionali, insieme anche a Syngenta, si sono molto adoperate, negli ultimi dieci anni, per cercare di mutare l'atteggiamento degli europei nei confronti degli organismi geneticamente modificati.

Si sono appellate alla scienza, hanno speso fortune in ricerche volte a dimostrare la sicurezza del transgenico.

Si sono quindi appellate agli opinion leader, con costosi programmi di informazione, educational, corsi e visite ai campi OGM.

Si sono appellate agli organismi di controllo e alle autorità, con poderose azioni di lobbing per spingere a una regolamentazione meno rigida della materia.

Si sono appellate persino alla Santa Sede per esaltare le virtù degli OGM.

Tutto inutile. Gli europei sono e restano contrari al transgenico. Meglio allora una marcia indietro e recuperare gli investimenti in altri mercati che invece sono molto aperti alle colture OGM.

Ma è un addio o un arrivederci?

E' probabile che le multinazionali si ritirino oggi solo per aggredire meglio questo mercato domani. Presto o tardi, questo almeno nelle intenzioni di questi grandi colossi, l'Europa sarà circondata da OGM. Americhe, Asia e Africa consentono la loro coltivazione e utilizzo senza, praticamente, alcuna restrizione.

Cosa accadrà quando l'Europa sarà circondata? Fermo restando l'impossibilità di rifiutare la preconcettuale importazione di prodotti contenenti OGM sul proprio territorio, che genererebbe contenziosi commerciali, anche in sede di Wto, è probabile che il transgenico entri prepotentemente nella vita quotidiana degli europei. Sarà questo, inevitabilmente, il volano per un cambio di mentalità. L'abitudine e la consuetudine diventeranno i migliori alleati delle multinazionali del transgenico.

Per ora, in fondo, poco importa che la soia OGM venga coltivata in Romania o in Brasile.

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Vincenzo Lo Scalzo

27 febbraio 2012 ore 14:37

Aggiungo, caro Grimelli, il recente caso della IMMEDIATA repulsione della libera coltivazione della patata OGM PER USI INDUSTRIALI NON ALIMENTARI della patata AMFLORA che era stata nel limbo della non decisione da parte della CE per 13 anni... L'Italia si è esclusa dall'impiego di una risorsa di CROP NON ALIMENTARE per l'impiego chimico approfittando della selezione OGM verso il rapporto nell'amido tra amilopectina e amilosio. Sto preparando una lezione al Museo del Tessile a Busto Arsizio che era sedi una delle sedi più dinamiche della chimica della estrazione e sviluppo dei derivato dell'amido fino a pochi lustri fa. "Come abbiamo detto, l'amido di patata è costituito da due componenti: amilosio al 20% e amilopectina all'80%, entrambi sono polimeri di glucosio ma con proprietà differenti. Infatti mentre l'amilopectina è un addensante ed è adeguato per applicazioni industriali, l'amilosio gelifica risultando non idoneo nei processi di lavorazione. Si è avuta quindi l'idea di creare Amflora, una patata OGM PURA IN AMILOPECTINA, in quanto si è "disattivato" il gene responsabile della sintesi di amilosio.


Risorse naturali e scenari sostenibili per i materiali: energia o cibo?

Dal punto di vista alimentare, "consumare" materie prime agricole per la produzione di biopolimeri è considerata una scelta controproducente. Infatti, oltre al grande dispendio in termini di acqua, fertilizzanti, mezzi meccanici che coltivazioni intensive come quelle citate comportano, il circolo vizioso che rischia di innestarsi (come la cronaca recente dimostra ampiamente) è quello di un rincaro insostenibile dei generi alimentari di prima necessità.
I due picchi nell’andamento dei prezzi nel 2008 e 2011 – ancora ongoing – sono sintomatici."

CONTINUO:
" . L'avvento sul mercato dell'alternativa costituita dalla patata OGM si configurerebbe come una vera e propria rivoluzione. La politica ed il principio di precauzione remano controvento all’applicazione della strategia appena definita:
poter coltivare una patata non commestibile che produca amido puro in quantità ben superiore a mais, grano o altre colture significa rispondere all'approvvigionamento di materia prima da destinare a scopi industriali, interessando nel contempo superfici coltivate di estensione assai minore, con nessun impatto sui prezzi dei generi alimentari di base e con meno spreco di risorse idriche. Chiunque avesse in mano questa soluzione dominerebbe in parte i settori più promettenti dell'economia sostenibile del futuro, con ritorni economici astronomici e lasciandosi alle spalle qualunque crisi economico-finanziaria. L'Italia rischia in questa contesa di rimanere al palo, con l’Europa, senza nemmeno affacciarsi dalla finestra per guardare cosa succede.".

"All’estero lo stato del Maine in US ed il distretto di New Brunswick in Canada erano centri di riferimento per l’amido da patata, la cui produzione è ancora stagionale. In Olanda, da settembre a dicembre, uno stabilimento tipico funziona con capacità produttiva medie di 100 m3/h di fecola. Oggi costruttori d’impianti russi offrono linee integrate per la produzione di fecola con capacità da 50 a 500 tonnellate / giorno.
E’ un abisso di competitività: ne sappiamo qualcosa in questo territorio che ha vissuto a sue spese la storia delle fibre sintetiche più di massa: nylon e poliestere.

Dalla documentazione di una società specializzata nella produzione di tele e filtri speciali per l’estrazione dell’amido, rileviamo che la produzione mondiale nel 2003 è stata stimata intorno a 49 milioni di tonnellate, in linea con i dati FAO a seguire. Dato lo sviluppo delle colture in Cina, India, Russia e la mancanza d’organismi o istituti internazionali associativi che dedichino importanti risorse a questo comparto a livello mondiale, sono proposti e diffusi in questi ultimi anni specifici report multiclienti che sostituiscono statistiche affidabili sul segmento agricolo industriale che intendiamo coprire con spezzoni d’informazione affidabile e condivisa."

Cosi siamo messi: con la testa sotto la sabbia! Forse sarebbe opportuno riaprire i centri di trattamento di alcune malattie mentali.

Pronto a riportare al pubblico i vostri commenti.


Alberto Grimelli

27 febbraio 2012 ore 14:15

Mi ripeto ma mi fa piacere questo franco scambio di opinioni a proposito di OGM. Visto l'interesse suscitato, Teatro Naturale ritornerà sul tema per gli approfondimenti di merito. L'editoriale in questione affrontava infatti una tematica molto limitata mentre, comprensibilmente, il transgenico si presta a molte letture diverse.

In merito all'osservazione del Sig. Sarasso. L'imposizione di limiti bassi non metterebbe fuori mercato troppa merce, semplicemente obbligherebbe a una ridefinizione degli standard produttivi sia a livello agricolo sia industriale. Tutti i regolamenti europei prevedono periodi di transizione per dare modo di adattarsi ai nuovi standard. Certamente nuovi standard, derivati da limiti più bassi, determinerebbe un innalzamento dei costi che dovrebbero essere a carico del settore transgenico che potrebbe così risultare meno competititvo.

Rispondo quindi a Massimo Sacco. Le due affermazioni non sono in contrasto perchè la seconda, che apre con "ritengo", è chiaramente un'opinione personale, mentre la prima riguarda la definizione di leadership politica e le manchevolezze attuali della classe dirigente europea, condivise ormai da molti analisti ben più autorevoli del sottoscritto.
La mia opinione personale è che la strategia scelta dalla Ue, oltre a essere eccessivamente burocratica, sia stata sbagliata perchè non ha tenuto conto della sensibilità dell'opinione pubblica. E' infatti storicamente difficile, salvo in frangenti particolari, far passare svolte epocali senza passaggi intermedi, senza cioè la dovuta gradualità. Faccio un esempio. Probabilmente vi sarebbero state fortissime resistenze se, al momento dell'introduzione della norma, fosse stato richiesto che il guidatore italiano avesse un tasso alcolemico pari a zero. Probabilmente si sarebbe trattato di una norma di buon senso, ma che avrebbe visto ostile la pubblica opinione per abitudini e costume. La mediazione del tasso alcolemico allo 0,5 ha permesso comunque un cambio culturale che col tempo potrà anche portare ad abbassare tale limite senza traumi. A mio avviso, allo stesso modo si poteva agire con gli OGM: introdurre limiti stringenti e percepibili come restrittivi per aiutare la "familiarizzazione" col transgenico dei cittadini europei. Questo lento e graduale processo avrebbe permesso anche la salvaguardia del principio di libertà e di scelte individuali che mi sta tanto a cuore.
In altre parole, se mi concedete una battuta: la gatta frettolosa fece i gattini ciechi.

Spero di essere stato chiero ed esaustivo. Teatro Naturale ritornerà comunque presto sull'argomento OGM.

Massimo Scacco

27 febbraio 2012 ore 10:30

Fatta salva la stima verso il Dott. Grimelli e verso Teatro Naturale nel suo insieme, posto che non c'è nulla di personale in quello che segue, vorrei capire quali delle due posizioni espresse, che a mio parere sono contrastanti tra di loro, sia quella che l'autore ritiene valida:

"Leadership politica significa...studiare piani e misure da sottoporre al giudizio degli elettori, illustrandone ragioni e motivazioni, senza aver paura che queste possano contrastare con una tendenza o i risultati di un sondaggio. Leadership significa guidare, non imporre...vedo invece che le nostre classi politiche...costruiscono i loro programmi sulla base dei sondaggi....anziché guidare, si fanno guidare. E se ti fai guidare non sei più un leader..."

"...ritengo sia necessario offrire, sia agli agricoltori sia al consumatore, per quanto le loro opinioni possano essere irragionevoli, immotivate ed emotive, di avere la possibilità di coltivare o alimentarsi con materie prive di OGM, nell'interpretazione più restrittiva."

In più, l'articolo, o meglio i commenti all'articolo si soffermano su tecnicismi legislativi ma non affrontano il tema di fondo: vogliamo parlare della possibilità di coltivare o meno gli OGM senza fare terrorismo giornalistico e alimentare così "...opinioni irragionevoli, immotivate ed emotive"?

Grazie

Giuseppe Sarasso

26 febbraio 2012 ore 10:57

Il dott. Grimelli non pensa piuttosto che in caso di imposizione di limiti bassissimi, si metterebbe fuori mercato troppa merce? Inquinamenti a livello di sementi sono all'ordine del giorno. Non è mai successo a nessuno di "ripulire" i bordi campo con Roundup e vedere le piante di soia trattate accidentalmente non risentirne affatto?

Alberto Grimelli

26 febbraio 2012 ore 10:14

Prima di rispondere ho voluto approfondire la materia anche grazie ai link forniti da Marco Aurelio Pasti.
In base a tutte le informazioni, per come le ho elaborate, mi sento di affermare che, sinteticamente, esistono tre soglie:
- lo zero assoluto, indicato allo 0,05% di presenza di OGM. Lo zero assoluto, cioè, è quanto comunemente viene definito soglia di rilevabilità
- lo zero tecnico, indicato a seconda delle fonti dallo 0,1% allo 0,5%. Si tratta di soglie di sbarramento al netto di piani e misure di prevenzione e precauzione, anche particolarmente stringenti
- lo zero legislativo comunitario, ovvero 0,9%. La soglia comunitaria è stata individuata e decisa affinchè le misure di prevenzione e precauzione non siano tanto stringenti da costringere a rivedere sensibilmente le pratiche agricole ordinariamente in atto nell'Ue
Andiamo oltre. A livello concettuale l'Ue, in altre occasioni ha scelto di adottare misure particolarmente stringenti e cogenti. In questo caso, viceversa, è stata più lassista. Come mai? L'idea che mi sono fatto, leggendo un bel po' di documenti, è che, se venissero prese misure di precauzione e prevenzione restrittive, potrebbe venire messa in dubbio la stessa convenienza economica della coltivazione di OGM. Ne consegue che il regolamento sarebbe inutile o depotenziato.
Questo, a mio avviso, è stato il peccato originale della Ue. Di fronte a un'opinione pubblica che, emotivamente, chiedeva rassicurazioni, è stata invece scelta la strada del lassismo. Invece di far percepire alla popolazione europea, ostile al transgenico, che agli agricoltori che volessero coltivare OGM sarebbero stati posti paletti e restrizioni, si è scelta la strada della “liberalizzazione”. Quasi scontato che vi sarebbe stata una reazione “di pancia”.
Cosa ha causato tutto questo? A mio avviso la visione dicotomica tra la burocrazia di Bruxelles, che notoriamente scrive i regolamenti, e le classi politiche nazionali. La burocrazia comunitaria ha una visione asettica e tecnicistica anche su temi che richiederebbero una sensibilità sociale. Le classi politiche, anziché confrontarsi con Bruxelles sul piano tecnico, hanno preferito lasciarsi, nelle pieghe dei regolamenti, delle vie d'uscita, delle backdoor, che potessero usare contro le reazioni “di pancia” della propria pubblica opinione.
Venendo alla questione affrontata da Massimo Sacco, leadership non significa imposizione, altrimenti si tratterebbe di dittatura. Leadership politica significa costruirsi un'opinione, anche attraverso il dibattito e il confronto, per poi studiare piani e misure da sottoporre al giudizio degli elettori, illustrandone ragioni e motivazioni, senza aver paura che queste possano contrastare con una tendenza o i risultati di un sondaggio. Leadership significa guidare, non imporre. Purtroppo vedo invece che le nostre classi politiche, in tutta Europa, costruiscono i loro programmi sulla base dei sondaggi. In altre parole, anziché guidare, si fanno guidare. E se ti fai guidare non sei più un leader...

Massimo Scacco

19 febbraio 2012 ore 18:57

"...ritengo sia necessario offrire, sia agli agricoltori sia al consumatore, per quanto le loro opinioni possano essere irragionevoli, immotivate ed emotive, di avere la possibilità di coltivare o alimentarsi con materie prive di OGM, nell'interpretazione più restrittiva."

Seguendo questo pensiero, bisognerebbe assencondare, contraddicendo quanto l'Autore scrive poco dopo ("Temo che la classe politica attuale, in tutt'Europa, e non solo in tema di OGM, sia troppo debole per guidare ed esercitare una vera leadership") tutte le scelte dettate dall'emotività e dall'irragenevolezza anche se alimentate da campagne scorrette che puntano proprio sull'emotività dei consumatori o dei coltivatori parlando di OGM e rischi concreti per la salute dell'uomo. E a pensarci bene questo è proprio il pensiero dell'Autore, e dell'Europa, o, meglio, dei politici europei.
Chiudo ringraziando comunque per aver aperto un dibattito.

marco aurelio Pasti

19 febbraio 2012 ore 18:51

Condivido i due principi che ispirano il pensiero di Alberto Grimelli, però trovo che oggi la loro applicazzione sia quantomeno asimmetrica: la libertà di chi non vuole gli OGM neanche nella più minima traccia schiaccia la libertà di chi vorrebbe godere dei benefici offerti da questa tecnologia.
Non c'è dubbio poi che senza tolleranza non può esserci coesistenza. Tuttavia neppure oggi, che non abbiamo coltivazioni nemmeno sperimentali nel nostro paese, abbiamo sementi totalmente pure da OGM, semplicemente perchè non esiste nessun metodo di campionamento in grado di garantire lotti di seme con lo zero assoluto. L'attuale decreto, che stabilisce i controlli per garantire l'assenza di OGM nei lotti di seme commercializzati in Italia, in realtà prevede un arrotondamento alla seconda cifra decimale ossia un lotto che alle analisi risulti con meno di 0.05% (media di tre analisi)può essere venduto come esente da ogm,il che vuol dire che nei nostri campi possono trovarsi legalmente sino a 38 piante ogm per ettaro pur essendo seminate con sementi certificate senza ogm dall'ENSE. A questo limite, che corrisponde ad un seme su 2000, la ripetibilità del campionamento di 3000 semi, come stabilisce il decreto, vacilla assai. Questo fatto deve essere sfuggito anche ai funzionari di una ASL del Lazio quest'estate quando hanno sequestrato dei campi di mais perchè avevano tracce di OGM e denunciato i proprietari.
In pratica la soglia dello zero assoluto non è praticabile nel nostro paese neppure in assenza di coltivazioni OGM, è pertanto necessario stabilire una soglia di tolleranza che garantisca la ripetibilità del campionamento. La statistica ci dice che una buona ripetibilità si raggiunge attorno ad una soglia dello 0.3% con una tecnica di campionamento che non sia troppo complicata e con campioni non troppo grandi. Allo 0.3% la coesistenza è complicata ma non impossibile, allo 0.9%, livello individuato dal regolamento comunitario per l'etichettatura degli ogm autorizzati, la coesistenza diventa più facile. Se lo 0.9% non garantisce la libertà di chi non vuole mangiare OGM si cambi il regolamento in modo che valga anche per gli OGM importati.
In conclusione credo che siano le norme sulla coesistenza a dover stabilire dove finisce la libertà di uno ed incomincia quella dell'altro. In assenza di coesistenza la libertà è solo o dei guelfi o dei ghibillini.

Vincenzo Lo Scalzo

19 febbraio 2012 ore 17:46

Poiché sono apparse citazioni affidabili di riferimento su studi e lavori pubblicati in Europa sul tema OGM, ricordo che tutti i 17 volumi finora stampati della collana Coltura e Cultura - esemplare progetto e editoriale di Bayer CropScience - nel capitolo che ciascun volume dedica a Ricerca i cui autori provengono dalle cattedre più autorevoli delle nostre università temi come "miglioramento genetico", "innovazioni varietali", e/o "genomica", "biotecnologie", e altri sono trattati con affidabilità delle informazioni e riferimenti scientificamente e tecnologicamente aggiornati data la recentissima edizione, che procede.
L'accesso ai volumi sta progredendo di semestre in semestre attraverso edizioni informatiche e strumenti in continua evoluzione. Teniamo presente che buona parte dei circa 700 co-autori dell'intera opera è professionalmente indipendente da rapporti con soggetti interessati al prevalere degli assunti dei dibattiti che in italiano raramente si presentano all'opinione pubblica tramite i mass media. Infatti il valore e prestigio della collana - comparabile alle più diffuse collezioni enciclopediche dei paesi più avanzati del mondo - è noto ad una cerchia ristretta di "stakeholder" del segmento agricolo del sapere... Peccato, ma fortunatamente esiste in lingua italiana e ha coperto una lacuna che durava da un buon secolo...

Alberto Grimelli

19 febbraio 2012 ore 17:44

Ringrazio Marco Aurelio Pasti per il contributo. Alcune delle pubblicazioni indicate mi erano note, altre no e le leggerò con vero piacere.
La mia impostazione, su qualsiasi argomento, si incardina su due principi e pensieri:
- Martin Luther King: "la mia libertà finisce dove inizia la vostra"
- Evelyn Beatrice Hall: "disapprovo quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo"
Riportando tale linea di principio in merito alla questione ogm, la domanda che mi sono posto è: come garantire a chi non vuole niente a che fare con il transgenico, sia esso agricoltore o consumatore, esercitare tale diritto?
Mi sono appuntato una frase tratta da un rapporto sugli OGM del Joint Research Center del 2006: "Impossibile garantire un inquinamento accidentale di OGM inferiore allo 0,1% se ci si limita a interventi su singole aziende o a coordinare aziende agricole vicine".
Dal documento si deduce che è possibile produrre raccolti che rispettano la soglia dello 0,9% fissata dall’Unione europea, senza grandi cambiamenti nelle pratiche agricole, se la presenza fortuita di materiale geneticamente modificato nelle sementi non supera lo 0,5%.
Dovrebbe essere possibile anche produrre sementi contenenti al massimo lo 0,5% di sementi geneticamente modificate senza dover cambiare sensibilmente le modalità di produzione.
Il JRC, la Ue e molte delle ricerche che ho letto, realisticamente, si riferiscono alla coesistenza con gli OGM in termini di soglie di tolleranza. Altri interpretano la coesistenza in termini di assenza di contaminazioni, per quanto accidentali, condizione decisamente più ardua da ottenere.
Essendo un garantista per natura ritengo sia necessario offrire, sia agli agricoltori sia al consumatore, per quanto le loro opinioni possano essere irragionevoli, immotivate ed emotive, di avere la possibilità di coltivare o alimentarsi con materie prive di OGM, nell'interpretazione più restrittiva.
Introducendo la libera coltivazione di OGM in Europa è possibile offrire tali garanzie? Se sì, a quali condizioni? A queste domande non ho ancora trovato esaustiva risposta, anche durante un viaggio educational in Romania in visita a campi di mais OGM. Naturalmente sarò lieto di ricevere ogni informazione al riguardo.
In merito al ruolo della dirigenza. A volte risulta più comodo assecondare piuttosto che guidare. Temo che la classe politica attuale, in tutt'Europa, e non solo in tema di OGM, sia troppo debole per guidare ed esercitare una vera leadership. Il sottoscritto, e Teatro Naturale, non possono, nè potrebbero, supplire a tale carenza ma sicuramente offrono una spazio di dibattito aperto a tutti, dove confrontarsi liberamente. Non conosciamo altro modo per disarmare guelfi e ghibellini che una circolarità di idee, il confronto e il dialogo.

marco aurelio Pasti

19 febbraio 2012 ore 16:06

A dire il vero credo che poche altre colture agrarie abbiano ricevuto la mole di studi pubblici e privati che hanno ricevuto gli ogm per valutarne la sicurezza per i consumatori e l'ambiente. Certo non se ne è letto molto sui giornali e molti studi non sono pubblicati in Italiano, ma non per questo non esistono. Sulla coesistenza per il mais ricordo in particolare lo studio fatto in italia e pubblicato dal Cedab che è stato criticato perchè finanziato dalle multinazionali del seme, ma che in realtà è stato svolto con rigore da studiosi e istituzioni indipendenti e seri come i CRA di Bergamo ed il parco tecnologico padano. Il cedab però ora non esiste più e non so dove si possa scaricare la pubblicazione. Sempre sulla coesistenza c'è uno studio svolto dal joint research center e finanziato dalla commissione europea(http://ipts.jrc.ec.europa.eu/publications/pub.cfm?id=1345). La commissione ha anche creato un ufficio per la coesistenza (http://ecob.jrc.ec.europa.eu/index.htm) dove ad esempio si trovano documenti sulle migliori pratiche per la coesistenza del mais gm convenzionale e biologico (http://ecob.jrc.ec.europa.eu/documents/Maize.pdf). Sempre la commissione ha poi fatto fare una review di tutti le ricerche sugli ogm finanziate in europa (http://ec.europa.eu/research/biosociety/pdf/a_decade_of_eu-funded_gmo_research.pdf)dal 1985 ad oggi la Commissione europea ha speso oltre 300 milioni di euro in ricerca sulla sicurezza degli ogm di cui 200 tra il 2001 ed il 2010 e la conclusino generale a cui giunge la pubblicazione è che gli ogm non sono di per se più pericolosi delle altre piante. Certo ogni ogm è un caso a parte e la scienza non da mai risultati assoluti ma se avessimo applicato il principio di precauzione come lo stiamo applicando agli ogm probabilmente avremo rifiutato anche l'uso della ruota, richi e benefici compresi.

Alberto Grimelli

19 febbraio 2012 ore 14:55

La questione OGM è assai complessa e presenta mille sfacettature.
Teatro Naturale e il sottoscritto hanno sempre avuto una posizione prudente rispetto agli organismi geneticamente modificati, il che non significa ostile. La ricerca deve fare il suo corso, non essere imbrigliata o imbavagliata, e occorre considerare opportunamente i pro e i contro. Sono ancora troppo pochi, per quanto mi consta, gli studi sull'impatto ambientale e sulla coesistenza tra colture transgeniche e tradizionali. Occorre approfondire molti temi. Occorre anche un dibattito serio, questo è verissimo, e purtroppo, quando si riduce tutto a uno scontro tra guelfi e ghibellini, il risultato è quello prospettato nel mio editoriale.

Massimo Scacco

16 febbraio 2012 ore 18:22

Come già postato in altro articolo, chiedo scusa per il misunderstanding.

Massimo Scacco

16 febbraio 2012 ore 15:00

Egregio Direttore,
le conclusioni del suo articolo lasciano intravedere una malcelata ostilità nei confronti degli OGM. Non la condivido ma la accetto. Accetto cioè che una persona di scienza, un tecnico, uno che opera nello stesso contesto di cui parla abbia una opinione fondata sulle proprie conoscenze e sull'idea di sviluppo e di futuro che ha in mente.
Ma le multinazionali citate - questi grandi nemici da combattere - non vanno via per la sua posizione, vanno via perché l'opinione pubblica è contraria. Ma come può l'opinione pubblica decidere di questioni così tecniche? Come può l'opinione pubblica (che risponde agli stimoli esterni con reazioni dettate dalle emozioni più che da elementi di conoscenza acquisiti) decidere, in questo caso, se è giusto o no puntare, per alcune produzioni, agli OGM?
Se avessimo una classe politica e dirigente degne di questo nome che pensassero un po' al bene comune prendendosi le proprie responsabilità, assisteremmo ad un dibattito pubblico sano che potrebbe orientare meglio il sentimento popolare e non ridurlo, come sempre, a bieca tifoseria: OGM si OGM no, nucleare si nucleare no, ecc. ecc.

marco aurelio Pasti

05 febbraio 2012 ore 08:00

Già ora l'Europa è fortemente dipendente dalle produzioni di piante gm fatte in Argentina e Brasile e Stati Uniti: senza la loro soia, tutta ogm, le filiere zootecniche che portano alla produzione di prosiutti di san daniele, parma etc. speck dell'altoadige o parmigiano reggiano, grana padano e tante altre ancora andrebbero in tilt. Però i prodotti di animali alimentati con mangimi gm non vanno etichettati (perfortuna perchè non esistono controlli su carne latte e formaggi per sapere cosa ha mangiato l'animale da cui provengono, e con la tracciabilità le truffe esploderebbero)e quindi si può vivere nell'ipocrita illusione di purezza dagli ogm, che sarebbero corruttori dei nostri prodotti di qualità, ma che in realtà oggi vengono prodotti grazie agli ogm coltivati all'estero.
Ma non è tanto questo l'aspetto più deludente nella nostra Europa, ma piuttosto il modo in cui si giunge a delle dcisioni: questo rifiuto mette tutti gli ogm nello stesso mucchio e non valuta nel merito rischi e benefici di ogni singola pianta gm per l'ambiente, i consumatorri, gli agricoltori,l'economia e la società in senso lato. Un modo di procedere "barbarico" che è sintomatico del declino che sta imboccando il nostro continente.

Vincenzo Lo Scalzo

04 febbraio 2012 ore 10:23

Caro Dr Grimelli, anche in questo caso il suo "grido" composto mi ricorda quello di Orio Vergani nel 1953 alla costituzione della Accademia Italiana della Cucina: sostenere la tradizione della Cucina Italiana. Con quel grido non ha condannato l'evoluzione, ma soltanto la calata di braghe di intellettuali e gastronomi di fronte al dilagare della cucina inventata senza un riferimento. Restata viva quella della mamma e della nonna, la Cucina Italiana riprese vita e vitalità attraverso una sapiente e accattivante comunicazione, scopo principale dell'Accademia, oltre, a quei tempi, quello dell'amicizia nella missione-divertimento.
Il progresso scientifico percorso sulla scia della genetica è positivo, come ogni acquisizione del sapere.
Ne ho affrontato il dibattito in alcune occasioni. Con giovani delle scuole e maturi delle libere associazioni di servizio. Non ho spaventato nessuno, ma ho semplicemente esposto quello che sappiamo e quanto il progresso contribuisce alla migliore soluzione, territorio per territorio, tradizione per tradizione, gusto e piacere oltre che fame ogni volta che si può nel pianeta.
Non ho voce ne mezzi per combattere contro i mulini a vento, essi girano alimentati dalla natura, altri mulini gurano alimentati dal potere. Solo il potere, spesso fanatico.

Cosa accadrà quando l'Europa sarà circondata? Non so rispondere. Duemila anni fa la Cina rappresentata una ricchezza per il pianeta, ha ripresa vigore e voglia dopo duemila anni. Stanno riprendendo tutti i caratteri dell'antica saggezza, anche se a volte ferocemente quadrata e raggruppata nel potere della "città proibita".

L'Europa? Mi ricorda la leggenda-mito di Babilonia. Cerchiamo di tenerla vivacemente capace di riflettere e disposta ancora a sognare la sua capacità di buona nonnina del pianeta. Questo secolo è cruciale, il decennio altrettanto... La sua riga di conclusione saggiamente realistica!

Giuseppe Sarasso

04 febbraio 2012 ore 09:04

Gli OGM non li coltiviamo, ma li mangiamo. Provate a controllare il listino della borsa merci di Verona, , selezionando dalla finestra superiore l'ultima voce in basso, semi oleosi, e cliccando sul mercato del lunedì. Pensate forse che l'olio di semi ricavato lo mettano nei motori? e che la lecitina di soia, additivo che si trova in tutti i prodotti da forno da dove arriva?