Editoriali
Facciamo un po' di terrorismo alimentare
14 gennaio 2012 | Alberto Grimelli
Sarebbe facile fare terrorismo alimentare, suscitando legittime preoccupazioni e inquetudini, utilizzando argomenti di portata planetaria, come la scarsità di cibo di qui a pochi anni (entro il 2050 va raddoppiata la produzione secondo la Fao), oppure come il land grabbing (la concentrazione della risorsa terra nelle mani di pochi gruppi), oppure l'impatto dei cambiamenti climatici sull'agricoltura (desertificazioni, fenomeni meteo estremi...), o ancora la sicurezza alimentare (concentrazione dell'offerta e abbandono delle campagne nei paesi industrializzati).
Sono temi che vengono affrontati, di tanto in tanto. Raramente si tratta di riflettori, più spesso di deboli fiammelle. E' strano, perchè sarebbe facile fare titoli ad effetto sui media. Giornali e tv, sempre di più, giocano con le emozioni delle persone e la loro capacità di attrazione dipende da quanto riescono a suscitare una reazione del pubblico.
Purtroppo tali argomenti sono per le “anime belle”, coloro che possono preoccuparsi di una prospettiva lontana, mentre c'è da barcamenarsi nella quotidianità e futuro lontano è considerato ciò che può accadere di qui a qualche settimana.
Ecco allora che il terrorismo alimentare è terra terra.
Si lanciano allarmi su vere o presunte falsificazioni, frodi, adulterazioni.
Una ghiotta occasione che fa tutti felici.
I media vendono copie o fanno share.
Le autorità dimostrano la loro efficienza e utilità.
Le associazioni chiedono, e spesso ottengono, nuove leggi, che significa nuova burocrazia da gestire a loro vantaggio.
I consumatori, dopo il procurato allarme, ottengono le rassicurazioni necessarie con maggiori controlli o una presunta maggiore trasparenza.
I terrorismo alimentare, sottolineano i fautori, mette in moto l'economia perchè fa sorgere nuove aspettative che vanno appagate.
Il vero problema è che il soddisfacimento di queste aspettative non crea valore aggiunto in quanto l'intervento, sia esso normativo, burocratico o di altra natura, è di riparazione a una situazione irregolare, illecita o comunque molesta. Il settore alimentare ha creato il danno, tocca a lui rimediare, a spese sue.
In altre parole chi rompe paga e i cocci sono suoi.
Una spirale perversa che, tra l'altro, alimenta un clima di diffidenza e sfiducia sia tra gli operatori sia tra i consumatori.
Il passo successivo è la caccia alle streghe o agli untori, di manzoniana memoria, cui attribuire tutte le responsabilità e un colpevole da additare si trova sempre.
Si arriva così alla fase finale.
L'apoteosi del terrorismo alimentare. Una guerra totale, tutti contro tutti, dove non mancano colpi bassi, denunce e scandali che a loro volta forniscono materiale per nuovi allarmi, nuovi titoloni sui giornali.
Una spirale senza fine e senza uscita.
L'untore non è tra noi.
Il vero colpevole è il meccanismo stesso del terrorismo alimentare.
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18 gennaio 2012 ore 08:56Sign. Donato lei parla oli "extravergini di alta qualita' tracciati e certificati",e sono in pieno accordo con lei.Pero' poi non entra nello specifico delle proposte.Cioe' per attuare questo qual'è la strategia?Investimenti tecnici sul miglioramento della qualita' del prodotto?Investimenti affinche' si renda ufficiale il metodo di tracciabilità varietale tramite DNA? Restrizione dei parametri chimici(acidita' e perossidi,limite che attualmente sono ridicoli per determinare la qualita') e introduzione della soglia minima(almeno 250) dei polifenoli?Investimenti per educare il consumatore al riconoscimento della qualita', a partire dalle scuole?Ecco mi piacerebbe aprire una discussione su questo.
Un saluto
Donato Galeone
14 gennaio 2012 ore 13:37Concordo e ritengo che "l'untore non è tra noi" (tecnici agrari, produttori agricoli italiani, frantoiani e confezionatori - non speculatori - ma autentici lavoratori dell'agroalimentare. Però - a mio avviso - dobbiamo ancor più potenziarci a viso aperto e offrire ai consumatori - non solo italiani - "gli oli extravergini di olive di alta qualità", tracciati e certficati, rimodellando le nostre "aggregazioni di aree omogenee territoriali" e dimostrare le nostre diversificate ed eccellenti "trasparenze comprensoriali" degli "oli" dei nostri oliveti. Perchè sono e saranno sempre più determinanti - nella dimensioni regionali - le aggregazioni degli operatori oleicoli locali che si riconosceranno anche nelle "Organizzazioni degli operatori del settore oleico nazionale". A mio avviso, queste operatività non possono e non devono significare - se lo vogliamo - nè "nuova burocrazia" e neppure possono essere condivise "denigrazioni generalizzate"o essere contro le "organizzazioni di operatori locali liberamente associati". Intendo dire che è proprio demenziale e non può essere generalizzato il "contro" un legittimo riconoscimento organizzato di "operatori del settore oleicolo" (Reg.Ce n.1220/2011 pubblicato il 26.11.2011 e disposizione di indirizzo del Ministro Agricoltura pubblicato in G.U. due giorni fa, il 12.01.2012). Altrimenti - sempre a mio avviso - il "falso" o il "terrorismo" artefatto - scritto o verbale - poichè non è mai neutrale deve essere contrastato pur convinti che sarà sempre perdente nel tempo. Ecco perchè è necessaria - oggi - una "paartecipata" risposta partendo dai "programmi" delle attività che saranno presentate entro il 15 febbraio 2012 dalle "ORGANIZZAZIONI DI OPERATORI DEL SETTORE OELICO" sostenuuti da risorse finanziarie distriibuite per regione olivicola - da aprile 2012 a marzo 2015 - indicate formalmente dal Mipaf in complessive 107.793.000 Euro.
Dott. Grimelli - oggi - è attualissimo il confronto da Lei aperto su Teatro Naturale il 14 maggio 2011. Perchè in queste settimane non ci dovrà essere quel "nebuloso silenzio" ma l'operatività programmatica propositiva triennale sostenuta da normativa conunitaria e nazionale orientata - a mio avviso - in prevalenza, propriamente, verso azioni ed interventi di sostegno alle "filiere locali" per competere, con l'alta qualità di prodotto olio di olive dei nostri territori - in un mercato globale.
Mi permetto confermare, come già da mio commento del 14 maggio 2011, che questo aggiornato orientamento comunitario e nazionale è - nella nuova normativa - rivolto "alle imprese di produzione delle olive, ai frantoi e al condizionamento, su aspetti inerenti la qualità dei prodotti".
A me piace ripetere: "a consolidamento delle filiere locali di prodotto" - se lo vogliamo, quale chiara risposta, Dott.Grimelli, al "terrorismo alimentare".
Donato Galeone
19 gennaio 2012 ore 18:37Signor Giovanni, agronomo-assaggiatore,prendo atto con molto interesse ideale e pratico che Lei "tra noi non è l'untore" e che il vero colpevole - concordando con il Dott. Grimelli - "è il meccanismo stesso del terrorismo alimentare".
Lei mi chiede che "non entro nello specifico delle proposte" mirate al sostegno delle parole " oli extravergini di alta qualità tracciati e ceriticati"!!!
A Lei piacerebbe aprire una discussione su questo mio parlare (meglio brevemente commentare, grazie a Teatro Naturale e al suo dinamico Direttore Lugi Caricato, presentato a Lei dal collega Mentuccia come scritto nel Suo stesso commento del 10
gennaio su" Allarme Italia, si vuole affossare il comparto olio di oliva").
Per me, volentieri discutere, ma di fatti veri o praticabili, grazie all'ospitalità di Teatro Naturale.
Ma Le è uno dei "commentatori" degli oltre 40 commenti all'articolo di Luigi Caricato innanzi richiamato e che ha "commentato ad altri" anche nei giorni 11 e 13 gennaio 2012 ???
Questo è solo un attento mio richiamo per dirLe che ho letto, con interesse, le Sue osservazioni e proposte che Lei compendia in una parola usuale di questi anni: la "strategia".
Ma, poi, in sintesi mi chiede di entrare nelle specifiche proposte relative agli "investimenti" su:
1-miglioramento qualità di prodotto;
2-tracciabilità varietale tramite DNA;
3-restrizione dei parametri chimici.
Lei aggiunge anche un quarto importante "investimento" immateriale educativo-promozionale: divulgare, educare il consumatore al riconoscimento della qualità, a partire dalle scuole.
Signor Giovanni,ci provo, pur nei limiti di un commmento-informativo alle quattro importanti tematiche attualissime ma che di settimana in settimana già Teatro Naturale da molti anni propone,approfondisce e divulga non solo nel nostro Paese.
Signor Giovanni, non è casuale il mio commento di quattro giorni fa, in quel "dobbiamo ancora più potenziarci......rimodellando le nostre aggregazioni di aree omogenee territoriali e dimostrare le nostre diversificate ed eccellenti "trasparenze comprensoriali" degli "oli" dei nostri oliveti.
Il "più potenziarci" significa:
utilizzo dei fondi europei triennali con il richiamo all'antico Reg.Ce 2078/92 ed, a seguire, ai Regolamenti CE e Decreti Ministeriali/Delibere Regionali attuativi dei Reg.Cee 1331 e 1334 e fino ai Reg. Cee 2080 e 687 integrato dal recente Reg.Cee 1220/2011 e Decreto attuativo pubblicato in G.U.il 12 gennaio 2012 che finanzia "investimenti"per il triennio 2012-2015 nel comparto della olivocoltura italiana.
Ciò significa "incentivare", per i prossimi tre anni, segmenti di produzione-trasfomazione-promozione commerciale con "investimenti cofinanziati" nelle previste azioni e interventi verso il "miglioramento la qualità di prodotto (assistenza tecnica alle imprese di produzione delle olive, ai frantoi singoli o associati e al condizionamento).
E prevista tra le attività ammesse al cofinaziamento anche il sostegno alla certificazione e la tracciabilità della qualità dell'olio di oliva in attuazione della normativa vigente.
Eccola, Signor Giovanni, la "tracciabilità" per caratterizzare gli oli di oliva anche mediante metodi molecolari basati sull'analisi del DNA per l'autenticità e l'origine dell'olio in base all'uso di marcatori molecolari. Lei è certamente informato che, finanziati dalla Commissione Europea, sono stati saggiati oltre venti metodi per la estrazione del DNA da olio di oliva.
Io Le aggiungo che la Regione Lazio, Arsial e CRA-Centro Ricerca Olivocoltura di Spoleto hanno identificato anche "le varietà di olivo" del Lazio mediante analisi molecolare, estraendo DNA dalle foglie di campioni raccolti tra le cultivar del sud Lazio (Province di Latina e Frosinone).
Concordo con Lei che la "rintracciabilità" in qualità di olio e origine delle olive non l'abbiamo inventata ieri ma dobbiamo convenire e divulgare le iniziative - non solo tra noi. Perchè, tutti, siamo obbligati e impegnati a rendere "leggibili" le etichettature dei prodotti agroalimentari.
E per complettezza di informazione privata e pubblica dobbiamo - nell'indicare "l'alta qualità di prodotto olio extravergine di oliva" - comunicare:
-le caratteristiche chimiche, i profili sensoriali ed i conenuti sia in quanità di polifenoli che in acidi grassi: se o non in equilibrio anche a fini nutrizionali.
Signor Giovanni, nel merito della "restrinzione dei parametri chimici" che Lei auspica mi permetto osservare che è stata una buona notizia il nuovo parametro, non esisitente alcuni mesi fa, la determinazione dei valori degli alchilesteri che integrati dai parametri analitici conosciuti dovrebbero - a mio parere - essere già sufficienti per garantire al consumatore sia la "vera verità" sulla "qualità" che le "origini" varietali dei nostri eccellenti oli extravergini.
La proposta pugliese alla Unione Europea e alla Commissione Agricoltura del Parlamento per la riduzione da 75 mg/kg a 30 mg/kg del parametro alchilesteri nell'olio extravergine di oliva dovrebbe essere sostenuta da tutte le filiere olivicole italiane osservando ed evidenziando che le olive italiane di ottima qualità, trasformate e manipolate con cura
già riducono il parametro alchilesteri al di sotto dei 75 mg/kg.
E nel merito della "soglia" dei polifenoli - condivido - tant'è che nell'areale comprensoriale di Vallecorsa - basso Lazio - da almeno un decennio valutiamo con attenzione costante non soltanto i parametri di livello "più basso" di acidità libera ed il numero di perossidi ed, in particolare, i livelli minimi di alchilesteri in mg/kg.
A tal fine è essenziale l'osservazione ed il richiamo più recente del Prof. Servili:
assumono rilevanza notevole i contenuti salutistici del prodotto olio offerto ai consumatori, quali l'alto, basso o medio tenore di tocaferoli e polifenoli - non solo in Italia - con il "mangiare italiano".
E mi fermo qui, Signor Giovanni.
Concludo informandoLa che su queste circoscritte e concrete iniziative quasi decennali che Lei definisce "strategie" (corrente parola per Lei usuale) l'Agricola Peronti Lucia che assisto direttamente in Vallecorsa - aggregatrice di produttori olivicoli locali e comprensoriali- partecipando al XIII Concorso dei migliori oli del Lazio anno 2010 (Ercole Olivario) è risultata vincitrice per "olio a più alto tenore di polifenoli e tocoferoli".
Alle mie parole,seguono, pur modesti, anche i fatti.
Ringrazio,il Direttore Luigi Caricato che ci offre ospitalità e libero confronto.
Donato Galeone
Concludo, Signor Giovanni