Editoriali
Dagli addosso al biologico
16 luglio 2011 | Alberto Grimelli
L'epidemia di E. coli, indipendentemente dagli esiti finali degli accertamenti, è un clamoroso esempio dell'”effetto altalena” che i media possono creare su un settore o su un prodotto.
Giornali e Tv non hanno infatti esitato un minuto a sbattere in prima pagina il nuovo mostro: il biologico, reo di poter provocare epidemie batteriche e di far ammalare 150-200mila tedeschi all'anno (dati Istituto Koch).
Dopo aver goduto di una stampa particolarmente favorevole, buonista, fino ad essere accondiscendente, ora, viceversa, assistiamo all'attacco al bio. Tutti a voler sondare i punti critici del settore e sbatterli in prima pagina.
Alcune organizzazioni e operatori del bio lamentano l'aggressività dei media, quasi che il cane che ritenevano al loro guinzaglio, si fosse rivoltato e li avesse azzannati.
Ma è davvero così? No, non lo è. I media fanno il loro lavoro e, negli ultimi anni, sono alla costante ricerca dello scandalo da copertina.
Il settore del biologico ha applaudito, in passate circostanze, per le disgrazie altrui, magnificando le virtù delle proprie produzioni, proclamandone la salubrità e indicando nell'agricoltura organica la via maestra per il futuro. In caso di scandali alimentari, si è sentito spesso ripetere, con l'avvallo di molte associazioni e sigle, che il bio è assolutamente sicuro, privo degli insiti rischi di altre catene agroalimentari.
Voglio presumere che chi si è avventurato in queste improvvide dichiarazioni lo abbia sempre fatto in buona fede o perchè disinformato. I fattori di rischio tra l'agricoltura organica e quella convenzionale sono diversi ma questo non significa che il biologico non ne abbia.
Poiché, utilizzando un'espressione colorita, il biologico non è mai stato preso con le mani nella marmellata, la fiducia intorno a questo settore è cresciuta in maniera esponenziale, dimenticandosi e facendo dimenticare che l'inviolabilità e la perfezione non sono di questo mondo.
Considerato che non c'è niente di più scandalistico che smascherare una menzogna o una mezza verità, ecco che si sono moltiplicati, specie sulla stampa internazionale, le polemiche riguardo alle pecche del biologico, dando sfogo tanto a illustri e imparziali esperti quanto ai detrattori. Si è scatenata una vera e propria guerra al bio che ha coinvolto solo marginalmente l'Italia con la polemica tra Garattini dell'Istituto Mario Negri e Andrea Ferrante dell'Aiab. L'uno ritiene che non ci siano prove che il cibo biologico possieda migliori caratteristiche salutistiche dell'omologo convenzionale, mentre Andrea Ferrante, sostenendo il contrario, ha, di fatto, dato dell'incompetente al Prof. Garattini. Credo che il presidente Ferrante non abbia capito è che il vento è cambiato e che se semplici dichiarazioni su generici studi a favore del bio, nel passato, avrebbero permesso di zittire tutto e tutti, oggi non è più così.
Purtroppo per Ferrante e per il mondo del biologico, a fronte di studi che declinano le virtù del biologico, ce ne sono altrettanti pronti a evidenziare il contrario. Certi studi, poi, sono un vero e proprio boomerang. Se, come scoperto dall'Università di Strathclyde, le minestre bio hanno sei volte l'acido salicilico contenuto in quelle tradizionali, è anche vero, sulla base dei dati assoluti, che occorrerebbe ingerire quasi 1000 litri di zuppa bio al giorno per arrivare alla dose giornaliera consigliata di acido salicilico.
Reagire con stizza, ora, è assai controproducente. E' tempo, invece, di esercitare la virtù della pazienza e di impostare campagne di comunicazione più equilibrate e meno ideologiche per riconquistare una credibilità che è scemata, ma non persa.
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17 luglio 2011 ore 12:06in generale concordo con l'editoriale ma nello specifico
non centrano il bio o il non bio,gli studi a favore o contrari
riferendosi all'epidmia e coli e ai germogli, Garattini ha dichiarato:
“Ci si può chiedere , se l’infezione sarebbe avvenuta, se invece di usare il letame si fossero utilizzati concimi chimici ..
Garattini e quelli che ancora non hanno capito, il non senso di questa dichiarazione
han dimostrato
di non conoscere il sistema di produzione dei germogli,e avallare una demonizzazione del letame,in favore dei concimi chimici ,supportata da che?
esiste una normativa europea che norma lo smaltimento di tutti i reflui( che da qualche parte e in qualche modo bisogna pur smaltire) e la loro messa in sicurezza .che ha origine da studi scentifici.La mettiamo in discussione in base a cosa? a delle ipotesi che cambiano di giorno in giorno ? alle sparate di scienziati che saranno pure autorevoli ma di questi argomenti dimostrano di non avere sufficientemente competenza e conoscenza di dimensioni e realtà.?
credo in questo caso specifico,sia piu corretto attendere indagini sull'origine di mutazioni resistenze a antibiotici,e tossicità espresse dall'ecoli,prima di sparare soluzioni avventate di cui non si sono valutati,effetti , vantaggi,risultati.
vogliamo metter
Romano Satolli
16 luglio 2011 ore 12:53Complimenti ad Alberto Grimelli. Con questo editoriale ha ancora dato prova del suo equilibrio, di come si fa informazione vera, non scandalistica, per dare al lettore, ma soprattutto al consumatore, la realtà dei fatti. Purtroppo, come dice giustamente Grimelli, da alcuni anni a questa parte, i media cercano solo la notizia scandalistica: sembra che siano usciti dalla scuola di giornalismo iniziata con NOVELLA 2000.
Massimo Scacco
19 luglio 2011 ore 13:10Concordo con quanto riportato in questo editoriale e anzi commento un capoverso:
"Poiché, utilizzando un'espressione colorita, il biologico non è mai stato preso con le mani nella marmellata, la fiducia intorno a questo settore è cresciuta in maniera esponenziale, dimenticandosi e facendo dimenticare che l'inviolabilità e la perfezione non sono di questo mondo."
Se si conoscono le modalità di adesione al biologico e l'affiliazione ad un organismo di controllo -ce ne sono sicuramente di buoni e all'interno di ciascuno ci sono sicuramente professionisti validi ed integerrimi così come ci sono aziende eticamente corrette- si capisce come mai il biologico non sia stato mai preso con le mani nella marmellata. Stiamo parlando dell'Italia o della Finlandia? Stiamo parlando di buone pratiche agronomiche, di pratiche biologiche o di pratiche di carta? Perché su un pezzo di carta si può scrivere ciò che si vuole ma se poi non lo si va a verificare davvero sul campo, ecco che può sorgere, giustamente, scetticismo nei consumatori.