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Un amico per olivo

Quest'anno le scuole medie inferiori sono state implicate nell'anteprima del concorso "Le scuole di Olio Capitale". Vincono Jan Loredan e Alice Jez

20 marzo 2010 | T N

“Le scuole di Olio Capitale” è un'iniziativa che è stata pensata con l'intenzione di promuovere la cultura dell'olio tra gli studenti.
Quest'anno, alla quarta edizione del salone degli oli di qualità e tipici si è dato il via all'anteprima di un concorso che partirà ufficialmente dal prossimo anno, e così i risultati di tale anteprima si sono visti a Trieste con la premiazione degli studenti della scuola media statale Simon Gregorcic, di Dolina-San Dorligo della Valle.

Tra gli studenti delle classi partecipanti sono stati premiati gli studenti Alice Jez per la sezione disegni e Jan Loredan per la sezione testi.

Alla premiazione erano presenti i professori Magda Samec e Davide Rubin, nonché il professor Boris Pangerc, promotore dell'iniziativa per ora sperimentale, in attesa del concorso ufficiale.

Ecco le motivazioni dei due premi,

Nel disegno di ALICE JEZ colpisce l'estrema semplicità che trasmette un forte messaggio collegato al tema “Il mio amico olivo”, dove il colore verde mette in evidenza il valore dell'olivo, frutto di una umile pianta e del lavoro dell'uomo. L'attenzione viene catturata in modo molto diretto proprio dal forte contrasto tra il verde e la matita.

Il lavoro di JAN LOREDAN invece esprime uno spontaneo ma approfondito legame sia personale che di natura tecnica con l'olivo e l'olio. Le osservazioni riportate mettono in luce un rapporto con la pianta che va al di là della normale capacità descrittiva.


Luigi Caricato con Alice Jez e Jan Loredan


L'ILLUSTRAZIONE di ALICE JEZ



Alice Jez


IL MIO AMICO OLIVO di JAN LOREDAN

L'ulivo, le olive e l'olio d'oliva sono da sempre il simbolo del Mediterraneo. L'olio viene estratto dalle olive nei frantoi.
Anche noi a casa abbiamo degli ulivi, nella campagna chiamata Snožak, e degli altri ulivi vicino a Ricmanje, la maggior parte sono bianchere che, quando sono mature, sono di un colore verde con delle macchie viola scuro. Ogni anno raccogliamo le olive e dedichiamo a quest'attività all'incirca tre settimane. Io di solito ci vado il sabato e la domenica, ad eccezione di alcuni giorni della settimana, quando non c'è scuola. Durante la settimana vanno a raccogliere le olive mio nonno, mia nonna, mio papà ed alcune volte mio zio e il fratello di mia nonna.

A me non piace molto raccogliere le olive a terra, perché mi annoio, mi piace piuttosto trovare un bel posticino sugli alberi e raccogliele là da solo. Per raccogliere le olive si mettono delle reti per terra, in modo che non vadano a disperdersi tutt'intorno, ma restino sulla rete, la quale, a fine raccolto, viene innalzata e le olive vengono messe nelle cassette gialle, verdi, nere o rosse forate, spesso basse, che permettono ai frutti di restare freschi per diversi giorni. Però è consigliabile portare le olive il prima possibile nel frantoio, così l'olio ha più odori e più sapori. L'olio va mantenuto in un ambiente non troppo caldo, ne troppo freddo e non va tenuto alla luce del sole.

Quando abbiamo raccolto abbastanza olive, le portiamo nel frantoio, dai Parovel. Per ottenere l'olio, le olive passano tra vari macchinari, tra cui uno che pulisce l'oliva da eventuali rametti e foglie, poi una macchina "pulitrice" che lava le olive, e infine un macinatore che macina e mescola per bene la pasta d'oliva. In seguito si va a travasare l'olio nei recipienti quasi sempre di accaio inossidabile, oppure in dei recipienti di plastica (di solito li si usa solo per il trasporto), e poche volte di vetro trasparente oppure verde scuro, perché l'olio non deve essere esposto alla luce del sole.

A me piace assaggiare l'olio col pane. Mi piace anche assaggiarlo, qualora questo e abbastanza dolce e non troppo piccante, e annusarlo in bicchierini blu, che servono a sentire meglio tutti gli odori dell'olio.
Tutti dovremmo essere grati a questa pianta, perché ci da un succo indispensabile per una corretta abitudine alimentare.


Jan Loredan


Il professor Boris Pangerc consegna i premi