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Corte europea dei diritti dell'uomo, la deriva dei valori

La sentenza contro l'esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche è un atto di imperio che punta ad azzerare progressivamente le coscienze, segno dell'incombente opera di disumanizazzione che si sta ormai consumando anche all'interno delle stesse Istituzioni

07 novembre 2009 | T N

Un ironico manifesto comparso sui muri dell'Austria qualche anno fa

Tutto è partito da una denuncia avvenuta in Italia, da parte di una famiglia di Abano, in provincia di Padova, che rifutava la presenza del crocifisso in aula, a scuola. Una battaglia ideologica che dura dal 2002, fino all'attuale sentenza pronunciata a Strasburgo.

La sentenza getta carne al fuoco: la presenza del crocefisso nelle aule scolastiche - si legge nella sentenza - "potrebbe essere facilmente interpretata dagli studenti di tutte le età come un simbolo religioso. Avvertirebbero così di essere educati in un ambiente scolastico che ha il marchio di una data religione"

Secondo i giudici, la presenza di questo simbolo potrebbe risultare fastidiosa per i ragazzi che praticano altre religioni, in particolare se appartengono a minoranze religiose o sono atei. Da qui la nostra ferma condanna, per un atto vile.

La questione di fondo è che la cancellazione dei simboli è il chiaro segno di una intolleranza che va ormai al di là del credere o meno in una data confessione religiosa. Si può essere atei, e anche blasfemi, ma il rispetto delle tradizioni e dei simboli non può venir meno né essere messo in discussione da parte di giudici che non hanno

La sentenza pronunciata dalla Corte di Strasburgo è un atto di imperio che contraddice la storia e il percorso compiuto dall'umanità nel corso dei secoli.

La decisione espressa dalla Corte europea dei diritti dell'uomo contraddice se stessa perché nega il diritto fondamentale dell'uomo a esprimere la propria identità religiosa anche al di là della stessa adesione di fede.

Netta condanna da parte della Redazione di "Teatro Naturale": la sentenza pronunciata oggi è un atto vile e abominevole, che non trova giustificazioni in una società che vuole farsi paladina dei valori.

L'identità cristiana dell'Europa è scritta nel sangue e nelle coscienze di ciascuno e fa parte integrante della storia di tutti i Paesi membri. Negare l'esposizione in pubblico di un simbolo tanto centrale qual è il crocifisso, equivale a camminare all'indietro e ad azzerare progressivamente le coscienze, segno dell'incombente opera di disumanizazzione che si sta consumando ormai anche all'interno delle stesse Istituzioni.

I sette giudici autori della sentenza? Sono, in rappresentanza del Belgio, Francoise Tulkens, ch'è poi il presidente della Corte, quindi Vladimiro Zagrebelsky per l'Italia, Ireneu Cabral Barreto per il Portogallo, Danute Jociene per la Lituania, Dragoljub Popovic per la Serbia, Andras Sajò per l'Ungheria, e Isil Karakas, per la Turchia.

L'italiano Vladimiro Zagrebelski, è stato a suo tempo procuratore della Repubblica di Torino e per due volte componente del Csm, nonché capo dell'ufficio legislativo del ministero della Giustizia nei governi del 1998-2001, e ora fa il giudice a Strasburgo.

Da notare che nella elefantiaca Unione Europa esiste, oltre alla Corte europea dei diritti dell'uomo, anche un doppione, ch'è la Corte di Giustizia.

Il segretario di Stato Vaticano cardinale Tarcisio Bertone? Apprezzando il ricorso fatto dal nostro Governo, con una garbata dose di ironia ha affermato che ora l'Europa se da un lato vuol chiudere con i crocifissi, dall'altro apre in compenso alle zucche di Halloween.