Articoli

AGRICOLTORI EUROPEI, PROFESSIONISTI A TUTTO CAMPO

Un libro di Mario Campli per Franco Angeli mette in luce problematiche e prospettive del mondo rurale. Si tratta di una professione di sintesi, ad un tempo agricola, alimentare, ambientale e paesaggistica. E' auspicabile un dibattito sul futuro e una ridefinizione delle funzioni di rappresentanza delle organizzazioni di categoria

15 maggio 2004 | Alfonso Pascale

Franco Angeli ha pubblicato un instant book di Mario Campli sul mestiere di agricoltore (M. Campli, Agricoltori Europei, F. Angeli 2004, pagg. 77, Euro 13,00), che propone una riflessione etico-politica - densa di spunti per successivi approfondimenti - sulla straordinaria transizione che sta vivendo il mondo agricolo europeo.

L’autore prende le mosse dalle profonde fratture che si sono prodotte nel settore primario. Dalle lacerazioni più remote, come quella demografica, con la forte contrazione della popolazione rurale; quella familiare, coi nuovi ruoli derivanti dalla diffusione dei lavori extraziendali; quella ambientale, provocata dagli effetti negativi dell’agricoltura intensiva; alle rotture più recenti, come quella territoriale, dovuta all’eccessiva specializzazione di alcune aree, e quella alimentare, determinata dal venir meno del rapporto di fiducia tra produttori e consumatori.

Il libro si articola in tre parti. La prima delinea quattro percorsi per ridefinire il profilo etico-politico della professione agricolo-rurale, una professione di sintesi, ad un tempo agricola, alimentare, ambientale, paesaggistica, ma espressione anche di una molteplicità di nuovi mestieri: la prima tappa è la continua rilegittimazione nella società, facendo incrociare i diritti degli agricoltori con quelli dei cittadini e costruendo su tale capacità di intrecciare interessi, responsabilità e attese di più soggetti diversi nuove funzioni di rappresentanza; la seconda tappa è l’acquisizione del senso del limite dinanzi alle frequenti sconfitte derivanti dalla pretesa razionalità dei meccanismi di mercato; la terza tappa è la ricerca del senso della misura di fronte all’evolversi della rivoluzione biotecnologica; la quarta tappa riguarda l’intero mondo imprenditoriale dinanzi a cui, nell’era del dopo Enron e del dopo Parmalat, si pone un problema di responsabilità oggi molto al di sotto dell’eticamente accettabile.

Nella seconda parte del libro si descrivono quattro parole-chiave che influenzano l’esercizio dei nuovi mestieri agricolo-rurali: il primo termine è futuro, che racchiude una responsabilità verso le generazioni dell’agricoltura di domani; il secondo termine è incertezza, che indica una responsabilità verso la scienza e l’innovazione; il terzo termine è mondo, che propone una pari responsabilità verso chi è dentro e chi resta fuori dalle profonde trasformazioni nel mercato mondiale degli alimenti; il quarto termine è terra, che evoca una responsabilità verso le risorse che appartengono a tutti, che non sono infinite e che non sono riproducibili.

La terza ed ultima parte, infine, è dedicata al modello agricolo europeo, cioè a quell’apparato di strumentazione politica nel cui solco la professione agricolo-rurale tenta di ridefinire se stessa. In particolare, per il ruolo di primo piano svolto al vertice del Cogeca, l’autore si sofferma sulle realizzazioni della cooperazione agricola europea.

Come si può facilmente notare, i diversi capitoli sono legati da un unico filo conduttore ed insieme offrono una efficace sintesi di un possibile nuovo rapporto tra agricoltura e società fondato sul riconoscimento reciproco di ruoli e responsabilità. Ma i singoli argomenti si prestano ad una disamina anche in modo distinto perché ciascuno costituisce un tema a se stante e richiederebbe interlocutori diversi. Non vi sono, pertanto, conclusioni univoche perché - come recita l’epigrafe tratta da Antoine De Saint–Exupéry - "nella vita non ci sono soluzioni; ci sono forze in cammino. Bisogna evocarle. E le soluzioni vengono dopo".

E’ auspicabile che il libro di Mario Campli, per la passione politica, la forza morale e lo spessore culturale delle sue enunciazioni, susciti finalmente un dibattito sulle prospettive del mondo rurale e contribuisca a ridefinire le funzioni di rappresentanza delle organizzazioni agricole. Mai come in questi ultimi anni il loro ruolo è del tutto appannato. Ma ciò che maggiormente sorprende non è questo dato, che appare comprensibile in rapporto alle difficoltà della transizione che viviamo, ma la mancanza di un dibattito pubblico sul rinnovamento delle loro funzioni.

Come afferma nell’accurata prefazione il Commissario Europeo all’Agricoltura Franz Fischler, "in un mondo in continuo movimento, chi non evolve retrocede, per cui il successo dell’attuale riforma della Pac dipende da come gli agricoltori, in un confronto aperto al resto della società, saranno capaci di mettere in discussione il loro ruolo, di ridefinirsi e di intraprendere le vie nuove di cui la società europea ha tanto bisogno".