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L’agricoltura italiana da reddito? Al Nord

Nella fotografia scattata dall’Istat emerge un dato assai inquietante, il Sud agricolo è un comprimario sul fronte di produzione e valore aggiunto ma assorbe la maggior parte dei lavoratori del comparto

31 gennaio 2009 | T N

L’Istat ha presentato i risultati economici del settore agricolo per l’anno 2006, con riferimento all’universo delle aziende agricole definito secondo i criteri adottati dall’Unione europea, e non sono mancate le sorprese.

Il 50,2% della produzione e il 44,7% del valore aggiunto vengono realizzati nell’Italia settentrionale, dove è presente soltanto il 24,4% delle aziende agricole nazionali.
Nel Mezzogiorno è presente il 58,9% delle aziende e viene realizzato il 35,5% della produzione e il 40,3% del valore aggiunto.

La maggiore occupazione si trova, invece, nel Mezzogiorno. Considerati infatti i lavoratori dipendenti quattro regioni meridionali assorbono da sole quasi la metà dell’occupazione agricola nazionale: Sicilia (13,3%), Puglia (16,4%), Campania (9,9%) e Calabria (7,9%).

Se guardiamo il settore nel suo complesso, si nota come si viva una profonda crisi da ormai qualche anno.
Dalle stime dell’Istat, nel 2006 le aziende agricole italiane appartenenti all’Universo Ue (circa 1,6 milioni) occupano 1,2 milioni di unità di lavoro, di cui 185 mila unità di lavoro dipendente, con una produzione di 37,1 miliardi di euro e un valore aggiunto di 22 miliardi di euro, valutati ai prezzi di base. Rispetto al 2005, il numero di aziende aumenta dell’1,2 per cento mentre l’occupazione, la produzione ed il valore aggiunto si riducono rispettivamente del 3,5%, dell’1,8% e del 3,4%. Il 75% delle aziende agricole è caratterizzato dalla presenza di meno di una unità di lavoro, il 97% è costituito da aziende individuali e il 98% è a conduzione diretta.

I risultati economici delle mostrano un un tendenziale peggioramento tra il 2005 e il 2006, con riferimento sia ai valori complessivi sia a quelli medi aziendali.

La suddivisione delle aziende agricole per classi di fatturato, permette di valutare l’effetto della loro dimensione economica sui principali risultati del settore.
Le aziende con fatturato inferiore a 10 mila euro risultano le più numerose (il 68,8% del totale delle aziende agricole) e, pur assorbendo il 33,8% dell’occupazione, evidenziano quote nettamente inferiori di occupazione dipendente (8,4%), produzione (8,7%), fatturato (7,5%) e valore aggiunto (7,5%). La differenza tra le quote di produzione e di fatturato è legata alla rilevanza dell’autoconsumo per le aziende appartenenti a questa classe. Le restanti aziende con 10 mila euro e più di fatturato, pur essendo il 31,2% del totale, occupano il 91,7% del lavoro dipendente e realizzano il 91,3% della produzione ed il 92,4% del fatturato e del valore aggiunto. Tra queste, le aziende con un fatturato superiore a 500 mila euro, pur essendo soltanto lo 0,4%delle unità, realizzano circa un quarto del valore della produzione complessiva (24,4%).