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Agrofarmaci. Conoscenze per un uso sostenibile
Edito da Oasi Alberto Perdisa, è un libro corale, a più mani, utile per avere lo stato dell'arte della chimica degli agrofarmaci e delle scienze ad essa connesse
20 dicembre 2008 | T N
Agrofarmaci. Conoscenze per un uso sostenibile è un libro a cura di Mara Gennari e Marco Trevisan, per Oasi Alberto Perdisa editore. Il volume è consigliabile per lâaggiornamento degli specialisti che operano in ambito fitoiatrico e fitosanitario, ma è anche un utile testo adatto agli studenti universitari.
Lo si segnala perché è senz'altro da considerare un libro di sicura utilità , per una lettura che non guasterebbe nemmeno ad agronomi, periti agrari e agrotecnici, dovendosi, questi, ogni giorno confrontare con gli agrofarmaci.
Si tratta di un vero e proprio manuale, con classificazione chimica e funzionale dei prodotti, ma anche con formulazioni e modalità di azione. Ciò che risulta innovativo, del testo, sono in particolare gli aspetti pratico-applicativi, oltre che quelli tossicologici ed ecotossicologici, strettamente connessi allâimpatto ambientale, senza nondimeno trascurare i possibili rischi per la salute umana. Un libro corale, cui hanno contribuito alla stesura ben trentasei autori.
La prima parte è dedicata agli aspetti generali e alla classificazione e ai modi di azione degli agrofarmaci, nonché alla formulazione, alle macchine per la distribuzione e alla registrazione degli agrofarmaci.
La seconda parte si affronta il tema della fototrasformazione nell'ambiente, nonché all'adsorbimento e desorbimento degli agrifarmaci nel suolo, quindi alla loro degradazione nel suolo, al loro trasporto sempre nel suolo, e poi al loro comportamento nei corpi idrici, alla dissipazione nellaria, al meccanismo d'azione nei vegetali e alla detossificazione sempre nei vegetali.
La terza parte si occupa di ingresso nella catena alimentare, bioaccumulo e rischio per il consumatore, nonché di valutazione del rischio per la salute umana, relativamente anche agli aspetti regolatori e alle nuove prospettive, quindi dell'esposizione degli operatori e degli astanti, di ecotossicologia e infine dei miodelli previsionali sul destino deglia grofarmaci nell'ambiente.
La quarta e ultima parte, infine, si occupa dei residui negli alimenti, circa i limiti massimi e il monitoraggio, quindi della bonifica di suoli contaminati e di depurazione dell'acqua, e, inoltre, di insetticidi di origine naturale, di agrofarmaci chirali e, in conclusione, dei metodi di indagine di laboratorio sul comportamento degli agrofarmaci nel suolo e nell'acqua.
Maria Gennari e Marco Trevisan (a cura di), Agrofarmaci. Conoscenze per un uso sostenibile, Oasi Alberto Perdisa, pp. 624, euro 39: link esterno
LA PAROLA CHE MI E' PIU' CARA: PESTICIDI
Da leggere con gusto, tra l'altro, la presentazione del volume a firma di Attilio A. M. Del Re, da cui si riporta qui di seguito uno stralcio relativamente alla giusta accezione nel definire in maniera opportuna gli "agrofarmaci".
"Quando, nel 1960, chiesi al professor Paolo Fontana il titolo di una tesi sulla sintesi di nuovi pesticidi, sapevo quel che facevo.
(...) Allora gli agrofarmaci si chiamavano pesticidi, con un bel latinismo di ritorno, che ancora rimpiango. Oppure si chiamavano antiparassitari, parola sgradita a chi sosteneva che non tutti gli organismi controllati sono parassiti. Poi si sono chiamati fitofarmaci, generando confusione coi farmaci d'origine vegetale e lasciando fuori i pesticidi usati nelle case o nelle stalle. Ora una nuova parola, che ha un suono meno sinistro, è entratta nell'uso legislativo e dovrebbe essere obbligatoria. Lasciatemi però usare per questa prefazione la parola che mi più cara: pesticidi."
Attilio A. M. Del Re