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La birra alla conquista del primato sul vino

Italiani intenditori di vino? No, di birra, almeno stando agli ultimi rilievi che ci dicono che quasi 4 connazionali su 10 accompagnano i propri pranzi e cene proprio con il nettare di luppolo

28 giugno 2008 | T N

Cresce in Italia il consumo di birra, attestandosi al record di 31,1 litri pro capite nel 2007 e si fa largo sulle tavole di pizzerie e ristoranti dove è testa a testa con il vino.
Il che significa che 4 italiani su 10, secondo i dati Assobirra, preferiscono accompagnare i propri pranzi e cene del week end con il vino mentre (quasi) altrettanti puntano sulla birra.

Conseguentemente con questa tendenza e con l'affermarsi di una migliore cultura di prodotto, il 20% degli italiani indica un preciso bicchiere in cui preferisce bere la birra, facendo riferimento al calice o al balloon, o comunque a un bicchiere diverso a seconda della birra. Stiamo parlando di oltre 10 milioni di italiani che comincia ad avere dimestichezza con gli stili birrari e i bicchieri più adatti a valorizzarli. Gli 8 stili di birra preferiti, nell'ordine, sono: Pils (51,5%, Lager (17%), Ale (5,1%), Weizen (3,7%), Analcolica (1,9%), d'Abbazia (1,4%), Bock 1%) e Blanche (0,8%).

Le birre più apprezzate dagli italiani sono accomunate da alcune caratteristiche ben definite: ci attrae una birra limpida, dal colore intenso, con una schiuma che deve risultare compatta. Colpisce però molto anche la potenza e la persistenza degli aromi. Oggi gli aromi i più ricercati sono quelli fruttati, seguiti dai profumi di cereali, di spezie e dalle note calde del torbato e del tostato, balsamici e di luppolo. A livello gustativo-tattile sono infine ricercate birre molto corpose, amare sì ma poco, con una netta prevalenza del dolce.

Più in generale, la prima motivazione al consumo di birra, sia a pasto che fuori pasto, rimanda per oltre il 50% degli italiani al gusto gradevole della bevanda, legato ai concetti di bontà, naturalità e sicurezza. La birra preferita si riconosce al primo sorso (62,6%), ma anche per il suo inconfondibile retrogusto (14,2%) e per il suo colore (14,2%), per la sua trasparenza o opacità (2,3%) o per la consistenza della schiuma (3%).

Nonostante questi dati incoraggianti, almeno per i mastri birrai, i consumi di birra italiani rimangono tra i più bassi dell'Unione Europea: il record di 31,1 litri annui pro capite raggiunto nel 2007 rappresenta infatti meno della metà dei consumi medi dell'Ue (77,7 litri).

Vista nell’ottica dei dati assoluti, quindi, l’escalation della birra fa meno paura, ma non per questo non deve allarmare il mondo vitivinicolo.
A fronte, infatti, di questo apprezzamento per la birra il vino sconta una sostanziale stagnazione e il comparto riesce a mantenersi in equilibrio solo grazie alle esportazioni.
Cosa succederà, tuttavia, tra qualche anno se la nostra tradizionale cultura vitivinicola verrà fortemente ridimensionata, cosa accadrà se il turista che viene a visitare il nostro Paese troverà sempre meno vino e sempre più birra in ristoranti e pizzerie?
Sono domande a cui è necessario rispondere, così come è utile capire le ragioni del progressivo allentamento degli italiani dal vino, un prodotto che forse viene meno amato, e non solo per una questione di prezzo, ma anche per l’eccessiva raffinatezza e ricercatezza che sta contraddistinguendo la nostra produzione vitivinicola.
Non si beve più, si degusta, si assaggia, alla ricerca di una sfumatura, di una nota di profumo, un gioco che, alla lunga, può anche stancare.