Articoli

L’altro volto di Velenitaly. La società di Massafra chiama in giudizio “L’Espresso” per falso scoop

Non è fiction, ma realtà. La Vmc parla attraverso il suo avvocato. Intanto Sergio Marini, presidente della Coldiretti, appoggia indirettamente i giornalisti del noto settimanale

26 aprile 2008 | T N

Vino al veleno, ennesima puntata.

Ne abbiamo ampiamente scritto, riportando i nostri umori, con molta chiarezza.

Ora, per dovere di cronaca segnaliamo due distinti momenti.

Il primo concerne il settimanale “L’Espresso”, quello, per intenderci, che ha creato il polverone, suscitando non pochi imbarazzi e sicuramente tanta rabbia tra gli onesti operatori del comparto eroico. Da segnalare, in tal senso, un’intervista dal titolo evocativo “Tolleranza zero”, rilasciata dal presidente della Coldiretti Sergio Marini al giornalista Emiliano Fittipaldi.

Francamente stupisce non poco che il presidente della Coldiretti sostenga, attraverso la sua persona e il ruolo che incarna, l’incursione violenta e rovinosa operata dai giornalisti de “L’Espresso”. Ripetiamo la nostra posizione, molto chiara al riguardo: la denuncia va fatta, ma l’allarmismo che fa crollare indistintamente tutto il sistema, buoni e cattivi, non lo possiamo accettare. Siamo fermamente contro il clamore dato alle notizie, soprattutto se si sospetta che l’inchiesta sia scaturita da fini meramente sensazionalistici, di denuncia fine a se stessa.

E così accade che alla domanda: “Brunello taroccato, vino all’acido, olio prodotto in Tunisia. Qualcuno dice che è stata fatta confusione tra vicende diverse”. Il signor Marini – ricordiamo a tutti, si tratta del presidente Coldiretti, non del presidente della bocciofila del borgo Terzo – ha risposto: “Non credo proprio. (…) Bisogna valutare (…) quanta buona fede ci mette chi legge e interpreta le notizie sui giornali”.

Dopo lo schiaffo inferto dall’Espresso all’intero comparto vitivinicolo, e non solo, una persona minimamente avveduta non sosterrebbe così esplicitamente l’inchiesta; si rifiuterebbe di appoggiare con immediata tempestività tale sensazionalismo, venendo così in soccorso alla testata. Eppure è accaduto. Chissà perché, e chissà per quale disegno non esplicitato. Ci sorge inevitabilmente qualche sospetto, ma non lo formuliamo per non avvelenare ulteriormente il clima.

Passiamo al secondo momento, invece, quello concernente il comunicato stampa di una delle aziende citate dal settimanale diretto dalla Hamaui nel corso dell’inchiesta di cui si è già ampiamente riferito. Per dovere di cronaca, come è giusto che sia.

Ed ecco qui di seguito il comunicato diffuso dallo studio dell’avvocato Lucchesi, difensore degli interessi della Vmc di Massafra, una delle società chiamate in causa dall’inchiesta del settimanale “L’Espresso”:

L’avv. Fabio G. Lucchesi, titolare dell’omonimo studio con sede in Roma, legale della VMC di Massafra - indicata dall’inchiesta de “L’espresso” denominata VELENITAY quale soggetto che avrebbe immesso sul mercato nazionale ed europeo prodotti vinosi adulterati e pertanto dannosi per la salute umana - ha comunicato, nel corso di una interessante conferenza stampa svoltasi oggi, di aver proceduto su mandato della VMC alla presentazione di una querela contro il settimanale romano. Gli articoli incriminati, prendendo a riferimento i provvedimenti adottati da varie Procure, riportano in maniera incompleta stralci di tali documenti e mirano a screditare l'attività della ditta descritta sotto una luce particolarmente sinistra agli occhi dei consumatori. Nel corso della conferenza stampa è stato messo in evidenza - come peraltro già confermato dagli esiti delle analisi effettuate nei laboratori ufficiali e confermato dal Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Paolo De Castro - che i prodotti vinosi prodotti e venduti dalla VMC non contenevano in assoluto e senza alcun dubbio nessuna sostanza dannosa alla salute umana. Del resto gli elementi in possesso degli inquirenti, che avevano dato luogo al provvedimento cautelativo di sequestro probatorio emesso dal PM del Tribunale di Taranto, sono stati ritenuti insufficienti dal Tribunale del riesame che ha annullato l'ordinanza di sequestro e ha disposto il dissequestro del prodotto.

L’evidente sconfinamento del limite del diritto di cronaca con cui è stata condotta questa campagna stampa da parte de "L'Espresso" è dimostrato dal fatto che alcuni prodotti rinvenuti nel corso delle indagini presso lo stabilimento VMC non sono stati riportati negli articoli con la denominazione usata in enologia per tali prodotti ma piuttosto con denominazioni di uso più corrente per altri usi, con il preciso scopo di diffondere il panico tra i consumatori.

Con il contributo scientifico del Prof. Guido Spera docente in Viticoltura ed enologia presso l’Università degli Studi la Tuscia di Viterbo e del Dr. Nando Bozzurra docente di Master in diritto alimentare presso l’Università degli Studi di Macerata ed ex responsabile dell’Ispettorato Repressioni Frodi del MIPAF oggi ICQ, è stata riconfermata la totale assenza di sostanze che possano in alcun modo recare danno alla salute umana. E' evidente, sostiene il legale della VMC, che si tratta di una pesante campagna mediatica avviata dal settimanale romano e che ha trascinato dietro di sé i mass media nazionali e internazionali con un grave danno di immagine, oltre che economico, per la ditta in questione.

L’azione giudiziaria intentata dalla VMC intende inoltre difendere da attacchi ingiustificati anche l'immagine del vino made in Italy e si augura che a questa iniziativa giudiziaria possano seguirne altre anche da parte di associazioni di categoria e di soggetti portatori di interessi diffusi in una sorta di ‘class action’ promossa da imprese ed organizzazioni del settore interessate a tutelare l’immagine del prodotto su tutti i mercati, posta la pericolosa correlazione di simili campagne mediatiche con negative ripercussioni sul buon andamento del mercato nazionale ed internazionale dello specifico settore enologico ed una ricaduta in senso più ampio sulle diverse attività agroindustriali”
.