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CALANO I CONSUMI DI ALCOLICI, AUMENTANO I CONSUMATORI
Vi sono disomogeneità dovute ai diversi contesti sociali e culturali, ma si registra ugualmente una tendenza all’incremento del consumo di alcol da parte di donne e giovani. Segnali di discesa per vino e superalcolici, note di rilancio invece sul fronte della birra
21 febbraio 2004 | T N
In Italia, nel 2000 sono calati i consumi di alcolici ma sono cresciuti i consumatori, in particolare le donne e i giovani, e i comportamenti a rischio come lâassunzione di bevande alcoliche fuori pasto.
Il consumo medio annuo pro-capite di alcol è stimato in 7,5 litri, a conferma di una tendenza al calo dei consumi registrata nel nostro Paese già a partire dagli anni Ottanta. Tale livello è comunque ancora notevolmente al di sopra di quello ritenuto auspicabile dallâOms (Organizzazione mondiale della sanità ) per la Regione europea per lâanno 2015, individuato in 6 litri lâanno per tutta la popolazione al di sopra dei 15 anni e in 0 litri per quella di età inferiore. Il calo dei consumi complessivi di alcol è da attribuirsi per buona parte al calo dei consumi di vino, e in parte dei superalcolici, mentre in aumento appaiono i consumi di birra. Secondo lâI.S.S-OSSFAD il numero dei consumatori e delle consumatrici di birra è risultato incrementato tra il 1995 e il 2000, rispettivamente, del 2,6% e del 9,5 %. In relazione ai consumi di birra superiori al ½ litro giornaliero, tra il 1995 e il 2000 il numero dei maschi appare incrementato del 7,3 % , quello delle donne del 13,5 %.
Da questo studio emerge un aumento del numero dei consumatori soprattutto donne e fasce di popolazione più giovane. Si rileva anche una diminuzione del numero di astemi, che passano dal 26,7 al 25 % della popolazione.
In particolare, la IV Indagine Doxa condotta per lâOsservatorio permanente su giovani e alcol ha evidenziato che le donne consumatrici sono passate dal 61,1% nel 1994 al 69,9% nel 1997 e al 73,2 % nel 2000. Inoltre, secondo unâelaborazione Osservatorio permanente su giovani e alcol-Doxa-World Drink Trends nel 2000 i giovani consumatori di bevande alcoliche dai 15 ai 24 anni rappresentano il 77% del totale, contro il 74% del 1991.
Tuttavia per valutare lo stato di esposizione al rischio alcolcorrelato di una popolazione in un determinato momento è necessario anche tener conto delle modalità di assunzione delle bevande alcoliche, partendo dallâevidenza del dato fisiologico secondo il quale il consumo durante i pasti, assicurando un allungamento dei tempi di assorbimento dellâalcol, ne diminuisce lâimpatto per la salute. Anche in base a questo parametro, appare in aumento lâesposizione al rischio delle donne. Secondo lâI.S.S.-OSSFAD infatti, mentre nel 2000 risulta sostanzialmente invariato, rispetto alle percentuali del 1995, il numero di maschi che dichiara di consumare bevande alcoliche fuori pasto, il numero delle donne registra un aumento del 22%.
Sono questi alcuni dei dati epidemiologici evidenziati nella prima Relazione del Ministro della salute relativa agli interventi attivati a livello centrale e regionale nel corso del secondo semestre 2001 e fino a tutto il 2002, dopo lâentrata in vigore della âLegge quadro in materia di alcol e problemi alcolcorrelatiâ (Legge n. 125 del 30.3.2001).
Dal rapporto risulta che le politiche sanitarie in campo alcologico hanno avuto in questi ultimi anni uno sviluppo positivo e che, sebbene con differenze regionali organizzative e operative, esiste nel complesso una più matura cultura istituzionale.
Emerge in linea generale, sia pure con le inevitabili disomogeneità derivanti anche dai diversi contesti sociali e culturali, un ruolo attivo e un notevole impegno da parte regionale nella messa a punto di un sistema di servizi adeguato ai problemi posti dalla dipendenza da alcol, sia per quanto attiene al trattamento e alla riabilitazione, sia relativamente alle azioni di informazione e prevenzione destinate alla popolazione generale e in particolare ai giovani.
Molto rimane da fare, soprattutto in alcune Regioni, in particolare per la attribuzione di una più specifica identità ai servizi alcologici, per una maggiore qualificazione scientifica degli interventi e degli operatori, per il miglioramento della collaborazione in rete tra strutture territoriali e strutture ospedaliere, per la realizzazione delle strutture intermedie di accoglienza.