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ALBERTO BEVILACQUA: "IL CASO PARMALAT E' UN'OMBRA DEPRIMENTE. MA CI SI PUO' RISOLLEVARE. I CONTADINI SONO L'ANIMA EROICA DI UN PAESE"
Il crac del gruppo Tanzi costituisce uno squallido caso di copertura e di imbroglio. La ruralità - sostiene l'autore del celebre romanzo "La Califfa" - è il giardino segreto in cui ci si rifugia per difendersi dal caos. Purtroppo negli ultimi vent'anni è stata invece oggetto di oscurantismo
07 febbraio 2004 | Luigi Caricato
Occorre forse una presentazione per lo scrittore Alberto Bevilacqua? Non credo. Non si può non aver letto, o quanto meno sentito parlare, del romanzo La Califfa. Un grande successo. Ma Bevilacqua si è espresso anche su più versanti. In qualità di regista cinematografico, per esempio. Ma anche nei panni del giornalista.
Intanto leggiamo le sue riflessioni su alcune questioni di stretta attualità . Riportiamo invece in coda allâintervista alcune brevi note riassuntive sulla vasta produzione letteraria, da qualche settimana arricchita di due nuovi titoli, il romanzo La Pasqua Rossa per le edizioni Einaudi, e la raccolta di versi Legame di sangue per Mondadori.
Le ultime vicende scaturite dal crac della Parmalat pongono la sua città natale, oltre che dâelezione, al centro del mondo, seppure in luce negativa. Come ha reagito di fronte a una situazione così anomala e spiazzante?
Considerando Parma e i suoi abitanti come una grande famiglia, si può dire che il caso Parmalat, con Tanzi, equivale a quando nellâambito di una famiglia câè qualcuno che viene arrestato perché commette qualcosa di imprevedibile. Câè lo stupore generale. E tutti dicono: âstrano, era una brava personaâ. Ebbene, in questa vicenda non câè di mezzo Parma, ma il malaffare di un personaggio â Tanzi, appunto â che in realtà è sempre stato estraneo alla gente parmigiana. Certo, è vero, la città ha avuto i suoi bravi scandali. Ne ha avuti diversi, ma coinvolgevano lo spirito, la coscienza, lâanima di una città sempre divisa fra i sensi, fra una carnalità e una forza economica notevole. Dâaltra parte â non per fare il panegirico di me stesso â ma se câè un libro che ha avuto un grande successo nel mondo è proprio La Califfa. Nel mio romanzo avevo analizzato proprio uno scandalo simile. Li possiamo citare uno per uno gli scandali accaduti a Parma nel corso del tempo. Sono veramente tanti, ma tra loro diversi. Câè sempre una totale implicazione della persona umana, fatta sì di orrori, ma che tutto sommato rimane legata alle situazioni contingenti della vita. Nello scandalo Parmalat non câè invece passione, non câè combattimento; câè solo il freddo calcolo fondato esclusivamente sul denaro.
Per lei la città di Parma resta una figura centrale, quasi di supporto alla sua opera, al punto tale da diventare un riferimento forte e imprescindibile...
Eâ una città divisa in due, separata da un torrente. Nellâarea del Po, misteriosa e affascinante, câè il paradiso e insieme lâinferno. Sta qui lâanima vitale ed espressiva che muove ogni cosa. Parma equivale a unâanima di supporto, a una marcia in più. La città ebbe come suo uomo dâindustria ideale Barilla. E Barilla per certi versi âfuâ Parma. Era per tutti una figura importante. Contribuì molto alla vita culturale dei giovani. Aiutò il pittore Morandi nei suoi momenti più difficili, ma anche altri. E quando Barilla si trovò in una situazione di difficoltà dal punto di vista industriale, seppe uscirne fuori con saggezza. Câè dunque lâamore da parte della città verso Barilla. Per Tanzi no, è diverso. In un articolo per il âCorriereâ lâho definito il Cesare di Vigatto e di Collecchio. Credo che il dramma di questâuomo, e del suo complesso, sia stato lâespansionismo. Lâessersi spinto in territori dove era imprescindibile incorrere in rischi e insidie, in aree complesse come Russia, Colombia e Argentina, gli è stato fatale. Tanzi era una persona defilata, non lo si conosceva. Lo vedevamo venire in elicottero, ma niente di più. Non avevamo alcuna idea dei suoi affari, ma già lâacquisto di alcuni calciatori del Parma, come Asprilla o Stoichkov, certamente di talento, ma insostenibili negli atteggiamenti, visto che spaccavano le porte degli spogliatoi, ci ha permesso di comprendere indirettamente la gestione degli affari in Parmalat. Ovviamente Tanzi distrusse rapidamente la squadra da sogno ideata a suo tempo da Scala.
Passiamo ora ad Alberto Bevilacqua scrittore. I suoi primi passi hanno avuto lâavallo di Attilio Bertolucci. Ebbene, quanto ha influito la lezione di un così grande e autorevole poeta in lei?
Ho avuto la fortuna di essere ragazzo a metà degli anni Cinquanta, quando a Parma venivano tutti i letterati, da Gadda a Pasolini. Bertolucci fu il mio professore al liceo. Scoprì le mie poesie e fu il primo a parlarne. Ha influito molto su di me, nel senso che mi ha inserito in un panorama letterario di rilievo che mi considerava un enfant prodige. Certo, la mia poesia è in realtà distante dalla sua, non ci sono connessioni. Bertolucci ha espresso una visione della natura e delle cose molto dolce e un poâ crepuscolare.
Lei come concepisce invece la natura?
Riflette quella della mia città . La natura di Parma, e la natura dunque del Po, sono nature forti. Non a caso noi abbiamo alle spalle un fiume che ha bizzarrie pazzesche, che alterna secche estreme come quelle dellâestate scorsa a inondazioni che io ricordo come un incubo. Quindi la natura non è molto crepuscolare, è forte, così come è forte la natura stessa di Parma. Abbiamo avuto non a caso figure eccezionali. La città ha sempre contato su personaggi solidi. Nella rivolta del â22, tra Parma e gli squadristi di Balbo, il fascismo ha subito lâunica sconfitta in campo aperto prima dellâascesa al potere. Eâ giudicabile come si vuole, ma Parma esprime sempre unâunione tra carnalità e lavoro, câè sempre una chiara fusione tra i sensi e lâintelligenza creativa, anche dal punto di vista del denaro. Il crac di Tanzi è tuttavia unâombra grigia che cade sulla città . Eâ un caso squallido di copertura, di imbroglio. Eâ unâombra che secondo me i parmigiani non capiscono, non accettano. Câè in quel châè accaduto, il sotterfugio e unâipocrisia che ferisce. Parma è tuttavia una città che reagisce, è una città femmina. Sì, io distinguo le città in maschi e femmine. E Parma è femminea, anche perché è stata condotta, dal punto di vista politico, da donne in successione.
Si può parlare oggi di âruralità â in un mondo in cui il legame con la terra si sta rivelando invece piuttosto fragile e senza aperture al futuro?
Per quanto riguarda lâarea padana la ruralità è sempre stata eroica. Pensi allo sforzo costante che hanno fatto i contadini per difendere i loro orti, o i loro campi, dalle acque del fiume in una condizione estrema, ma non solo. La ruralità è stata oggetto di oscurantismo negli ultimi ventâanni, ma sta tornando fuori con grande vigore oggi, con una spinta di nostalgia. La ruralità è il giardino segreto in cui, almeno la mia gente, si rifugia, torna a rifugiarsi, per difendersi dal caos, dallo stress contemporaneo. Sta tornando fortemente attiva. Penso che sia la dimensione in cui lâuomo possa ritrovare se stesso proprio come può ritrovarsi nelle arie celebri di Rossini. Eâ molto importante il tema della ruralità , ma andrebbe a mio avviso fatto conoscere nella sua pienezza espressiva. Esiste una tradizione artistica, musicale, storica e ideologica della ruralità che va ripresa e riconsiderata. Con Strehler ho realizzato in Emilia una versione rurale del Falstaff, per esempio, e fu un bel lavoro. Occorre dunque ripensare alla forte influenza che la ruralità ha avuto sulle arti nel tempo. Oggi ci si dimentica, si trascura tale aspetto. A Parma il romanico del Battistero non raffigura già santi o madonne, ma contadini. Il romanico esprime una grande anima rurale. Parma assume da questo punto di vista una posizione assolutamente primaria. Lâombra di Parmalat è solo unâombra laterale, molto scomoda, molto deprimente. Molto bugiarda. La ruralità non è mai invece bugiarda.
Quale libro consiglierebbe ai lettori di âTeatro Naturaleâ?
Uno che ho scritto per Einaudi, uscito due anni fa. Si intitola Viaggio al principio del giorno.
Alberto Bevilacqua è nato a Parma nel 1934, vive a Roma. Tra le sue molte opere ricordiamo lâesordio con La polvere sullâerba (1955), seguito da Una città in amore (1962) e dal grande successo del romanzo La Califfa (1964). Ma lâelenco sarebbe lunghissimo. Possiamo ricordare Il viaggio misterioso (1972), Una scandalosa giovinezza (1978) e la La festa parmigiana (1980). Altri titoli tra i più noti: Il curioso delle donne (1983), I sensi incantati (1991), Lettera alla madre sulla felicità (1995), Giallo Parma (1997), il già citato Viaggio al principio del giorno (2001) e Attraverso il tuo corpo (2002). Ultimi suoi testi a giungere in libreria, la raccolta di poesia Legame di sangue e, per la narrativa, La Pasqua Rossa. Questi sono solo alcuni titoli rappresentativi. Lâimpegno di Bevilacqua ha comunque riguardato anche il cinema, in veste di regista.