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LUCIANO VENIA: “L’AGRICOLTURA NON È SOLO ECONOMIA MA GARANZIA DI VITA SANA E DI SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE DEL TERRITORIO”
Questa settimana ospitiamo Azione Sociale di Alessandra Mussolini. “L’economia dell’agricoltura può contribuire alla riduzione delle spese sanitarie educando ad una sana e corretta alimentazione dei cittadini europei”
11 febbraio 2006 | Alberto Grimelli
Il politico della settimana è il Dott. Luciano Venia, membro della Segreteria Politica Nazionale di Azione Sociale e Responsabile del Dipartimento Mezzogiorno.
- Il settore primario del nostro Paese passa da una crisi allâaltra. Le emergenze si susseguono, così pure i provvedimenti dâurgenza. Quando verranno affrontati i nodi strutturali?
Vi è una generale trasformazione della società occidentale che vede una razionalizzazione dellâagricoltura; essa passa sempre più a criteri e logiche di scala in un quadro di flussi di prodotti da un capo allâaltro del mondo. Inoltre vi è una crescita del terziario mentre il primo settore arretra e parimenti in esso si verificano decrementi occupazionali in parte dovuti alla automazione.
Abbiamo sempre detto che pur in presenza di tali mutamenti strutturali lâagricoltura dovesse essere tutelata, non in senso clientelare protezionistico, ma per doverosa valorizzazione di una tradizione e di una economia che risultano fondamentali per la vita e il progresso dellâUnione Europea.
Del resto la PAC ha come suo obiettivo centrale lâassicurazione agli agricoltori di un congruo tenore di vita e di converso ai consumatori prezzi adeguati e qualità alimentare. Anzi è stato sottolineato come la sicurezza alimentare e la tutela degli ambienti rurali insieme alla redditività delle coltivazioni siano elementi basilari per ogni programmazione.
La Pac ha circa mezzo secolo e nacque dopo un periodo di carenze alimentari che innanzitutto venne orientata ad un incremento delle derrate alimentari per ristorare una popolazione duramente provata anche dagli eventi bellici. Si volle puntare allâautosufficienza del continente proprio per garantire approvvigionamenti.
Poi più volte si è messo mane ad una sua rimodulazione a seconda degli obiettivi strategici. Non si può minimizzare che nellâultimo periodo si sono avute numerose emergenze che hanno condizionato la stessa pac in modo sensibile.
Basti ricordare il crollo dellâUnione Sovietica e del Patto di Varsavia, il conflitto nei Balcani e le due guerre in Irak, lâ11 settembre con quel che ne è conseguito ad ogni livello, lâallargamento a 25 dellâUnione, lâadozione dellâEuro, le emergenze della Mucca Pazza (che ha impattato largamente sui mercati della carne bovina e dei suoi prodotti derivati) della Sars e dellâH5n1 (con le pesanti flessioni del settore avicolo) e le cicliche proteste dei viticoltori francesi e dei produttori di altri paesi ivi compreso il nostro di fronte a decisioni che sono apparse rigidamente tecnocratiche ed orientate solo al quadramento del bilancio senza valutazioni sociali.
Ad oggi si è comunque modulato la Pac in modo da riconoscere il ruolo degli agricoltori puntando a spendere là dove vi è una produzione capace di preservare la biodiversità mantenendo la tradizione rurale.
Diciamo anche che questa tesi si è affermata dopo che nel passato una politica autarchica senza contrappesi aveva condotto a enormi eccedenze di prodotto che avevano causato gravi perturbazioni nel settore suscitando clamorose proteste e squilibri sensibili nellâeconomia di gestione complessiva delle risorse.
Vi fu una eccedenza astronomica di burro e latte poi di vino e carne a cui ha fatto necessariamente seguito una articolata riforma nel tentativo di razionalizzare ed economizzare i programmi.
A questo va abbinato anche il fatto che le richiamate modificazioni sociali hanno compresso sensibilmente i dati della Pac che è passata a rappresentare meno del 50% del bilancio comunitario rispetto ad una incidenza che qualche lustro fa superava il 70%.
Sono state diversificate le forme di intervento sicchè meno dellâ1% della spesa dellâUe va a sostegno degli agricoltori in modo diretto ma sussiste una gamma estesa di misure e di provvedimenti che vanno in direzione della tutela dellâambiente, della valorizzazione del mondo rurale, della formazione e così via.
50 anni fa ben il 20% della popolazione europea operava nellâagricoltura mentre oggi siamo scesi al 4%. Tuttavia ancora oggi possiamo enumerare 7 milioni di persone impiegate nellâagricoltura coprendo il 40% della superficie territoriale.
Ebbene lo sviluppo rurale di fronte a queste clamorose mutazioni strutturali della società e dellâeconomia si è appalesato un concreto rischio di depauperamento della cultura rurale.
Per questo lâUe nel quadro di Agenda 2000 ha destinato allo sviluppo rurale cospicue risorse.
Occorre guardare come detto alla qualità dellâambiente e dei prodotti e alla individuazione di modalità di coltivazione e di uso di sostanze che non siano velenose al fine di mantenere elevati standard di sicurezza.
Di fronte a questo scenario abbiamo sempre sostenuto che lâeconomia dellâagricoltura fosse qualcosa di straordinariamente importante e che potesse contribuire in via diretta alla riduzione delle spese sanitarie educando ad una sana e corretta alimentazione i cittadini europei.
Del resto sono ben note le correlazioni tra cattiva qualità degli alimenti e insorgenza di patologie anche gravi che oltre ad ammalare incidono pesantemente sulle spese interne dei singoli paesi.
In conclusione oggi di fronte alla temibile concorrenza del sud est asiatico anche per i prodotti agricoli e conservieri ma anche di carni e prodotti ittici bisogna alzare la diga del benessere per tutelare i nostri agricoltori e la nostra agricoltura.
Le crisi ricorrenti non hanno sin qui fornito la serenità necessaria per affrontare alla radice i nodi strutturali ma questi sono ormai prioritari nellâagenda politica di Parlamento e Commissione.
- La dimensione media delle imprese agricole italiane è estremamente modesta, inferiore ai cinque ettari di superficie agricola utilizzabile. Ritiene questo dato una ricchezza o un problema?
Una ricchezza e un problema. Nel senso che la tradizione del nostro paese è variegata ed è passata dal grande latifondo alla parcellizzazione delle terre sino al fenomeno delle terre incolte o dellâinquinamento dei siti specie per alcune tematiche riguardanti i rifiuti tossici e pericolosi (si pensi alla situazione in Campania o ad altre vicende in Veneto e Lombardia). Se contempliamo non solo le aziende agricole ma anche quelle forestali e zootecniche parliamo di circa 2.300.000 unità . Questo dato rivela la specificità italiana di avere una prevalenza anche in questo settore di pmi. Le piccole e medie imprese lottano per la sopravvivenza in un mercato globale che invece reclama economie di scala, automazione, ricerca e sperimentazione. Sicchè le cooperative, le cantine sociali, i consorzi diventano obbligatori per così dire per affronate le sfide della competizione mondiale.
Quel che manca sono â specie al Sud â specie in Sicilia grande granaio italiano â le infrastrutture : strade, ferrovie, porti, interporti, aeroporti.
Non a caso alcune indagini svolte da quotidiani economici hanno dimostrato che per un chilo di prodotto nel Sud il ricarico del trasporto aereo può arrivare sino a 1,30 euro. Una follia che sconfigge la nostra agricoltura.
Su questi temi abbiamo già in cantiere una riforma complessiva che in due momenti comunitario e nazionale cerca di affrontare le criticità della politica agricola e prevede proposte operative che le regioni sono chimate innanzitutto a recepire.
- A fronte di una generalizzata diminuzione dei prezzi allâingrosso, la risposta data dalle Istituzioni, Bruxelles in testa, è stata promuovere le Denominazioni dâorigine, il biologico, le certificazioni. Prodotti a valore aggiunto, che dovevano essere remunerati come tali dal consumatore. Non sempre è stato così, inoltre non hanno acquisito quote significative di mercato. Occorre percorrere una strada diversa? Se sì, quale?
Sicuramente vi è stata la latitanza dei governi nazionali e una distrazione eccessiva della Commissione Ue in merito allâincremento dei prezzi al consumo finale. Specie con la speculazione successiva alla introduzione dellâeuro â non sufficientemente misurata nei suoi effetti sulla capacità di spesa dei cittadini specie di quelli monoreddito o delle regioni depresse con particolare riferimento alle aree dellâobiettivo 1. Taluni prodotti come ad esempio carote o zucchine in certi periodi hanno visti ricarichi del 500% tra grossisti e banconisti: una vergogna che ha causato gravi danni alla capacità alimentare ai nostri anziani.
Di fronte a questo con la stupida canzoncina che il mercato ha meccanismi invisibili e automatici di regolazione si è evitato un intervento di raffreddamento dei prezzi che era invece necessario. Hanno molto sofferto le famiglie disagiate.
Non scarterei comunque il varo di provvedimenti più organici a difesa delle eccellenze e della qualità .
Le Denominazioni di origine controllata e i dop o altre classificazioni di qualità vanno registrate e coordinate introducendo più severi meccanismi di controllo a tutela del consumatore.
Si stanno peraltro realizzando le riforme del 2003 per dare slancio ad Agenda 2000 e ciò significa che la ristrutturazione della Pac è doverosamente sistemica di fronte alle sfide del terrorismo e delle nuove incognite come le infezioni globali.
Una forte azione deve andare in direzione dei provvedimenti fitosanitari e della sorveglianza sui pesticidi favorendo colture integrate o biologiche nellâintento di sostenere la buona agricoltura.
D- Ritiene che le Organizzazioni di categoria agricole siano ancora una forza propulsiva e di innovazione nel campo agricolo oppure oggi risultano imbrigliate da logiche politiche, estranee agli interessi degli agricoltori?
Sicuramente le organizzazioni di categoria sono mercati della politica e vi sono tentativi spesso riusciti di orientare le scelte e le posizioni sindacali o di negoziare a oltranza. Ma sempre più spesso la base degli agricoltori sconfessa accordi e programmi e origina proteste talvolta forti e clamorose. Questo rinforza la nostra tesi che al fianco delle assemblee politiche debbano sorgere delle assemblee delle categorie e delle associazioni per dare rappresentanza integrale alle istanze complessive dellâUnione.
- Lâetà media degli agricoltori nel nostro Paese è mediamente elevata. Mancano i giovani e con essi anche idee nuove. Il comparto si è rinchiuso a riccio su se stesso e invecchia. Come attrarre, in un settore poco remunerativo, forze fresche? Quali misure concrete adottare perché nuove risorse intellettuali, culturali, professionali e finanziarie si occupino nel settore primario?
Occorre lavorare con attenzione su questo aspetto. Primo perché esistono tendenze demografiche specie nei 15 vecchi partners che attestano un generale invecchiamento della popolazione dovuto allâavanzamento della medicina e della stessa ottimizzazione delle condizioni di vita. Caso diverso sono i paesi dellâest che vengono da una disastrosa eredità sovietica spesso drammatica.
Questa carenza di braccia spesso viene malamente bilanciata dallo sfruttamento di manodopera extracomunitaria e clandestina che viene sfruttata orribilmente con retribuzioni da fame e condizioni di vita inumane. Penso a certe zone del mezzogiorno ma non solo.
Occorre rivisitare lâintera Pac ispirandola ad una socialità profonda che faccia dellâagricoltore non un numero ma una persona portatrice di una grande cultura.
- Stiamo vivendo probabilmente un passaggio storico. Al pari di quanto accadde, qualche decennio fa, con la prima Politica agricola comunitaria e le prime Organizzazioni comuni di mercato. Oggi però si ragiona in termini globali, planetari. Câè la legittima paura che il settore agricolo venga abbandonato, non essendo più, per i Paesi industrializzati una importante voce del Pil. Ci dobbiamo aspettare il progressivo smantellamento, anche finanziario, della Pac e delle Ocm? Il settore primario dovrà cavarsela da solo?
Penso proprio di no per un fatto elementare: lâagricoltura non è solo economia (che comunque è di dimensioni ciclopiche pur in presenza dello sviluppo dellâindustria e del terziario) ma garanzia di vita sana e di sostenibilità ambientale del territorio. Tuttavia abbiamo un progetto organico per la agricoltura che prossimamente presenteremo ad una Conferenza Programmatica che si svolgerà in primavera.