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LINO NORI, PRESIDENTE FEDERBIO: “IL BIOLOGICO: L’AGRICOLTURA DEI NOSTRI FIGLI E DEI NOSTRI NIPOTI”

Poche settimane fa è nata Federbio, “rappresenta un fatto molto importante anche per l’intero settore agricolo dove non è possibile ritrovare un simile esempio di unità.” Ai denigratori risponde “Solo i nemici del biologico ritengono che questo settore sia sclerotizzato e fermo, il vero problema è che nessuno o pochi hanno investito in ricerca.” “Le risorse attivate sono di gran lunga inferiori rispetto a quelli di altre nazioni.”

14 gennaio 2006 | Alberto Grimelli

- Perché è nata Federbio. Esisteva già la Fiao, raggruppava più enti e associazioni di produttori biologici. Qual è stata l’esigenza per la nascita di questa nuova federazione?
Abbiamo voluto sviluppare un processo unitario, Fiao era un organo importante, nato già nel 1992 che non ha ha mai raggiunto l’unitariietà e la totalità della partecipazione delle associazioni afferenti al mondo del biologico. La parte del leone in Fiao era degli enti di controllo che storicamente hanno sviluppato il biologico in Italia. L’esperienza di Fiao è però stata importantissima per insegnare a tutti che si può dialogare senza litigare, è possibile portare esperienze e sintesi diverse. Così, partendo da Fiao, abbiamo proposto ad altri organismi, non aderenti, di collaborare e trovare una nuova formula, attorno a cui raggrupparsi. Oggi in Federbio sono presenti tutti, dalle associazioni dei produttori, agli enti di controllo, alle società di servizi. Rappresenta un fatto molto importante non solo per il mondo del biologico, ma anche per l’agricoltura in generale dove non è possibile ritrovare un esempio di unità come è Federbio.
- Una volontà unitaria alquanto anomale, ha ragione. Questa nasce forse dalla scarsa attenzione delle Istituzioni, e di fondi, verso il mondo del biologico?
Direi di no. Lo scopo di Federbio, così come di Fiao prima, era quello di proporre e divulgare all’esterno i principi e le idee del biologico. Il processo che ha portato alla nascita di Federbio risale a molto tempo fa, il progetto h preso il via tre anni fa. L’accelerazione vi è stata quando sono maturati i tempi e gli pigoli, le incomprensioni si sono smussate. Federbio contribuirà a fare pressioni, ma in realtà il biologico non è mai stato un settore che ha vissuto su finanziamenti o contributi, quindi il peso che faremo valere sarà maggiormente culturale che porti a sviluppare i principi dell’agricoltura biologica.



- Vi è una linea di pensiero che avversa il biologico basandosi sul presupposto che ritornare ai vecchi rimedi sia un becero rifiuto del progresso. Un po’ come ripudiare l’aspirina, preferendo le ricette della nonna.
Non direi che sia un raffronto sostenibile, che il biologico sia un ritorno al passato è un’idea fasulla, che non corrisponde alla realtà. Il biologico è un salto in avanti, lo è stato fin dall’inizio. E’ stato un esempio realizzato, riconosciutoci anche a livello comunitario, di quello sviluppo sostenibile che tutti andiamo cercano. Solo i nemici del biologico ritengono che questo settore sia sclerotizzato e fermo, quando accade, il vero problema è che nessuno o pochi hanno investito in ricerca. Il biologico ha bisogno di ricerca: ottimizzare l’utilizzo delle risorse o minimizzare l’uso di pesticidi richiede studi. L’agricoltura biologica è quella dei nostri figli e dei nostri nipoti.
- Il settore del biologico è stato trascurato negli ultimi mesi. Ha però vissuto un dicembre veramente fremente. E’ stato finalmente approvato il Piano Nazionale per il Biologico e la Commissione europea ha predisposto e presentato una bozza di riforma del regolamento Ue. Quali i punti di forza e quali quelli di debolezza della norma italiana e del progetto di Bruxelles?
Il Piano d’Azione europeo è stato approvato nel giugno del 2004, Francia, Germania ed alcuni altri Paesi hanno approvato il loro Piano Nazionale dieci mesi prima, in Italia iniziamo a fare qualcosa soltanto ora, un fatto assolutamente inspiegabile dato che siamo il primo produttore europeo. Le risorse attivate sono poi di gran lunga inferiori rispetto a quelli di altre nazioni. Non credo sia necessario aggiungere altro.
Per quanto riguarda la proposta di regolamento europeo, considerando che quello precedente data 1991, una revisione, per svecchiarne alcuni aspetti è divenuto essenziale. L’Europa è stata la prima a dotarsi di uno strumento normativo sul biologico, gli Usa e il Giappone hanno legiferato in materia soltanto dieci anni dopo. La proposta della Commissione va quindi considerata come l’evoluzione di una norma che ha funzionato bene. Ci piace che nel nuovo schema vengano inseriti i principi dell’agricoltura biologica, il precedente era una legge molto tecnica, nulla diceva degli scopi e dei fondamenti dell’agricoltura biologica. Si perfezionano molti aspetti, come ad esempio in tema di controlli (analisi del rischio, svolgimento dei controlli, coordinamento autorità…). Non siamo soddisfatti dell’approccio rispetto agli ogm, con una soglia di contaminazione che è identica (0,9%) a quella dell’agricoltura convenzionale. A questo proposito stiamo già attivandoci per far pervenire le nostre osservazioni a Bruxelles.
-A proposito di salvaguardia del consumatore, tra gli scopi di Federbio vi è la tutela e la salvaguardia dall’uso improprio dei nomi “bio”, “eco” e simili, come pure dalle truffe che possano toccare il comparto. Le frodi e gli imbrogli sono all’ordine del giorno, la stessa Federbio ne ha denunciati due recentemente. Come spiega questo interesse per un comparto che rappresenta il 2% del mercato, senza, peraltro segnali incoraggianti di crescita?
Il settore del biologico risente della crisi economica, al pari di tutti gli altri settori. A questo dobbiamo poi aggiungere che qualche anno fa vi fu un vero boom, un periodo successivo di consolidamento è più che naturale. Guardiamo con speranza e pieni di entusiasmo all’esempio di altri Paesi, come le Nazioni nordiche, dove, dopo una fase di stasi, le vendite stanno considerevolmente incrementando.
Quanto alle truffe, se è vero che nessun settore può considerarsi esente o al riparo dagli imbroglioni, posso assicurare e affermare che nel mondo del biologico tali episodi sono veramente minimi. Sono pronto a confrontarmi con chiunque, dati alla mano. Che si tratti dei controlli eseguiti dai Carabinieri delle Politiche agricole o dell’Ispettorato repressione frodi. Il biologico ha un sistema di vigilanza e di controlli molto esteso ed efficiente che tutela il consumatore, che fornisce garanzie e certezze. Ci sono regole precise, per definirsi biologico un prodotto deve contenere minimo il 95% di ingredienti bio, il 5% è un margine di tolleranza inevitabile, alcune materie prime prodotte secondo i principi dell’agricoltura organica non sono infatti reperibili. Le diciture e i marchi nazionali in etichetta forniscono poi tutte le indicazioni utili al consumatore, permettendogli di riconoscere il prodotto bio a prima vista.