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MARIA ADELAIDE FRABOTTA: “I CORTOMETRAGGI D’EPOCA CI FORNISCONO UNO SPACCATO UNICO DELLA COMUNITÀ AGRICOLA IN TEMPI IRTI DI DIFFICOLTÀ”
Filmati del dopo guerra e della ricostruzione. La storia di un periodo che ha segnato una svolta anche per il mondo rurale italiano. Realtà regionali diverse unite da un unico obiettivo: ritornare a vivere. Con la direttrice della Biblioteca del ministero degli Affari Esteri abbiamo anche affrontato il delicato argomento del rapporto fra politica e agricoltura
02 aprile 2005 | Alberto Grimelli
Maria Adelaide Frabotta vive e lavora a Roma.
I suoi primi studi sulla storia dei cinegiornali INCOM nel 1992 e il lungo periodo presso la Presidenza del Consiglio lavorando nel settore della comunicazione istituzionale le ha consentito di sviluppare il progetto di ricostruire la storia della comunicazione cinematografica di governo dall'immediato dopoguerra e di approfondirlo in numerosi saggi pubblicati in Italia e all'estero.
Attualmente è direttore della Biblioteca presso il Ministero Affari Esteri.
- La Biblioteca del Ministero degli Esteri ha una ricca documentazione, cartacea e video, sul tema della ruralità . Si tratta di preziose informazioni per capire come è cambiata la società agricola. Dai suoi studi su tutto questo materiale si possono intuire quanti e quali sono stati i punti di svolta? Ovvero i cambiamenti realmente significativi nellâapproccio verso la terra?
Devo subito precisare che il materiale video, i filmati e i cortometraggi afferiscono alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, al Dipartimento per lâinformazione e lâeditoria in particolare.
La mia ricerca e catalogazione si è concentrata su 150 documentari realizzati dal 1950 al 1959 e voluti fortemente da De Gasperi per documentare il lavoro del governo per la ricostruzione. La produzione cinematografica è comunque continuata fino agli anni 1970.
Il dopoguerra ha rappresentato un periodo storico estremamente difficile per tutta lâItalia, la fame, la mancanza di case, di acqua rendeva gravoso vivere in campagna. La rivoluzione agricola dellâepoca è derivata dalla riforma agraria e dalla ricostruzione ma non solo.
Negli anni 1950 câè il tentativo di industrializzare anche la produzione agricola, di introdurre nel nostro Paese tecniche e metodi che aumentassero la produttività e che sfamassero una popolazione appena uscita dalle ristrettezze della guerra. Ricordo un bellissimo rifacimento di un documentario americano su come produrre il grano, oggi forse si può sorridere dei concetti espressi, ma per lâepoca erano rivoluzionari, tanto più se consideriamo che alcune agricolture, come quelle del Sud, erano molto ancorate a tradizioni secolari.
Gli interventi nelle aree depresse, che non riguardano solo il Mezzogiorno, ma anche il Nord, Veneto in particolare, sono drastici. Si doveva ricostruire e modernizzare un territorio, lo stesso tessuto sociale andava riformato. Occorreva insegnare agli agricoltori a cambiare mentalità , da braccianti passavano a essere padroni, un cambiamento tuttâaltro che trascurabile in unâepoca che era ancora molto legata al latifondismo.
Dai cortometraggi che ho avuto modo di studiare emerge anche un visibile contrasto tra la tradizione rurale dellâepoca e le innovazioni che vengono proposte o imposte. Non sono rari i casi dove si demoliscono case antichissime, vecchie di secoli, per costruire nuovi edifici intonacati e âpiù razionaliâ. Sorgono problemi e dilemmi che coinvolgono la sfera morale ed etica degli individui dellâepoca.
- Quante e quali differenze esistevano fra i contadini delle varie regioni italiane? Si può semplicisticamente dividere tra Nord, Centro e Sud?
In realtà i filmati dellâepoca non intendevano evidenziare le differenze tra le realtà territoriali, anzi volevano cercare di ridurle, tentando anche unâoperazione di unità nazionale.
Vengono lanciati e proposti argomenti che hanno proprio basi unificanti: terra, acqua, casa. Temi che riguardarono indistintamente tutti, dal Nord al Sud.
I cortometraggi, oltre a essere degli spot ante litteram sullâattività del governo, rappresentavano anche gli strumenti con cui si intendevano far passare dei messaggi alle comunità rurali.
Tra questi, ad esempio, lâimportanza delle cooperative agricole come luogo di aggregazione e punto di forza di un nuovo modello di agricoltura. In questi casi possono emergere delle differenze tra regioni diverse, una caratterizzazione dei personaggi, la presenza del volto contadino specifico di un territorio. Dei toscani, ad esempio, viene calcato lâindividualismo. Il Sud invece, forse perchè ritenuto non pronto, vive solo marginalmente la spinta cooperativistica che invece assume forme straordinarie in Emilia-Romagna.
In questo affiorano delle differenze fra le diverse civiltà contadine, ma non è, ripeto, lo scopo precipuo di questi cortometraggi.
- Nei video che ho potuto visionare si nota un approccio pedagogico da parte del potere politico nei confronti del mondo rurale. Oggi invece la politica pare indifferente o peggio insofferente agli agricoltori. Cosa è cambiato?
Non sono abbastanza addentro alle vicende dellâagricoltura contemporanea per formulare un giudizio su come lâattuale classe politica si rivolge alla comunità rurale.
Posso invece dire che i filmati rappresentavano certamente anche dei mezzi di insegnamento. I contadini andavano istruiti, dovevano essergli spiegati i nuovi metodi di produzione ma anche una nuova mentalità . Dal modello feudal-latifondistico si passò, molto repentinamente, alla piccola proprietà , era assolutamente indispensabile far capire loro che erano diventati padroni e che dovevano mutare visione e approccio verso la terra.
Oggi questi concetti risultano assolutamente superati, non è più necessario che sia il governo a informare gli agricoltori sulle novità tecniche e tecnologiche, vi sono periodici specializzati che svolgono questo compito.
à anche cambiato il modo di confrontarsi col mondo politico nazionale, i soldi, gli aiuti alla produzione, nonchè molte regole, non provengono più dal Paese di appartenenza ma da un livello superiore, lâUnione europea. Che gli agricoltori italiani pensino al proprio governo solo come a un intermediario?
- Sappiamo che nelle cantine o nelle soffitte degli italiani, anche allâestero, possono trovarsi preziosi reperti cinematografici. Vuole lanciare un appello affinchè la raccolta di documentazione sulla civiltà agricola possa accrescersi?
Mi fa assolutamente piacere rivolgere questo appello a tutti i lettori di Teatro Naturale.
Se qualcuno avesse, tra i ricordi di famiglia, qualche spezzone cinematografico sarebbe utilissimo, naturalmente qualora non sorgano problemi di privacy, poterlo esaminare. Arricchirebbe sicuramente la comprensione di un periodo storico, delle difficoltà e degli ostacoli che il mondo rurale ha dovuto affrontare in unâepoca tanto dura.
Mi fa quindi molto piacere anche rivolgermi agli italiani allâestero. So di associazioni culturali che commissionavano documentari di unâItalia tanto lontana. Oggi questi film rappresentano preziosi reperti.
Teatro Naturale offre con piacere il proprio contributo. Qualora qualcuno dei nostri lettori avesse da segnalare di essere in possesso di filmati o cortometraggi dâepoca sulla civiltà contadina, può segnalarlo a redazione@teatronaturale.it. Trasmetteremo la vostra lettera alla dottoressa Frabotta. Grazie per la vostra collaborazione.