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PANTALEO MERCURIO:“GLI AGRONOMI NON POSSONO ESSERE TUTTOLOGI, UNA STRADA BISOGNA PUR SCEGLIERLA”

Col neo presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Agronomi abbiamo discusso delle prospettive della professione, della sua utilità. “Il futuro non è affatto nero, nè grigio, vedo grandi possibilità, anche in ambito europeo”. Occorre tenere duro e avere fiducia. La stessa iscrizione ad Agraria è “un atto di fede”, chi si laurea sa di non potersi adagiare sugli allori

29 gennaio 2005 | Alberto Grimelli

Salentino, originario di Taviano (Lecce), si è laureato presso la Facoltà di Agraria di Firenze.
È stato per lunghi anni insegnante di zootecnia presso l’Istituto tecnico agrario "Giovanni Presta" di Lecce.
Stimato professionista, ha esercitato ed esercita la libera professione.
Dal 20 dicembre 2004 è il nuovo Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Agronomi.



- Professioni, ordini, albi. Alcuni le definiscono caste, centri di potere inutili? Quale, in realtà, la loro funzione nel secondo millennio?
Una forma organizzata e strutturata, nell’ambito di una professionale intellettuale, fornisce più garanzie alla società. Sapere che le attività svolte dal professionista sono vigilate non solo da un Ordine ma anche, come supervisori, dalle stesse Istituzioni è una tutela. Non è un caso che i Consigli Nazionali degli Ordini abbiano la propria sede presso il Ministero della Giustizia.
Non dico nulla di nuovo, queste sono state le ragioni fondanti per cui sono stati creati gli Ordini professionali, normati da leggi dello Stato.
Ora che è in corso un’evoluzione della società, è normale che si rimettano in discussione titoli e competenze professionali. Rimane tuttavia la necessità di regolare la professione intellettuale.
- Quali le linee programmatiche del nuovo Conaf? Quali le priorità?
Dopo il commissariamento e con l’insediamento del nuovo Conaf sono stati portati ai vertici istituzionali nuovi eletti all’interno del Consiglio, senza che avessimo predisposto in realtà un programma ben chiaro e definito. Stiamo lavorando per arrivare alla prossima riunione, che si svolgerà entro pochi giorni, con idee nuove che passeranno al vaglio prima del Conaf e quindi anche delle Federazioni.
In quest’ultimo mese abbiamo dovuto mettere mano a tutto l’arretrato dovuto al commissariamento e affrontare anche temi che ci presentavano nel quotidiano. Tutto il Conaf è stato, per esempio, ben felice di offrire il proprio aiuto e consulenza alla Regione Sicilia per una nuova legge di regolamentazione dei fitofarmaci.
Inoltre sicuramente proporrò anche di istituire una commissione o uno studio delle agricolture nei Paesi dell’Est europeo che di recente sono entrati nella Ue. Gli imprenditori europei che pensano di investire o vendere in quei territori avranno bisogno sicuramente di un supporto tecnico di professionisti preparati. Non vedo perchè non possano essere agronomi italiani.
- I corsi di studi universitari sono profondamente cambiati. Alcune lauree triennali settoriali, come quella in scienza del paesaggio e verde urbano, stanno riscuotendo molto successo. La preparazione specifica di questi nuovi laureati non è in contrasto con le ampie competenze assegnate ai Dottori agronomi e forestali?
Di quest’aspetto, ovvero la relazione tra titolo di studio e ordine professionale nonchè delle competenze specifiche dei professionisti iscritti ad un Albo, si sta interessando direttamente la VicePresidente Dott.ssa Norci che partecipa alle riunioni del MIUR.
In questo momento qualsiasi giudizio sarebbe prematuro, stiamo discutendo, vagliando ipotesi.
- Agronomo = agricoltura. Esiste ancora, secondo Lei, questa visione riduttiva del ruolo e dei compiti dell’agronomo?
Non credo più. Ormai qualsiasi processo produttivo che veda coinvolto un alimento non può prescindere a un agronomo.
Non solo da un punto di vista di controllo e razionalizzazione di processo, di economia, ma anche di tutela ambientale. La professionalità dell’agronomo, visti gli aumentati rischi di contaminazione, è non solo utilissima ma indispensabile per la conservazione dell’ambiente, garantendo, al contempo, cibi salubri e genuini.
- Quali competenze dovrà assolutamente avere e padroneggiare l’agronomo nel prossimo futuro?
In realtà è impossibile definire singole competenze. Esistono molteplici branche professionali nell’ambito dell’attività di agronomo.
È inconcepibile pensare che l’agronomo sia un tuttologo, sappia tutto di tutte le materie che costituiscono il suo iter accademico. Al termine degli studi accade, di solito, che l’agronomo si specializzi, prenda un settore e ne approfondisca tutti gli aspetti. Servono indubbiamente differenti approcci e competenze nell’ambito della produzione vegetale, piuttosto che dell’economia/marketing, piuttosto che della produzione animale o ancora del genio rurale.
Le esigenze delle aziende sono mutate nel corso degli ultimi anni, occorrono informazioni, nozioni sempre più precise e delineate. Sono cambiati i tempi, il mondo in cui l’agricoltura doveva soddisfare solo un limitato mercato interno non esiste più.
In futuro sempre più la scelta della branca su cui poi si andrà ad operare sarà fatta già a livello di corsi di studio, potendo quindi specializzarsi ed approfondire le tematiche specifiche di settore.
- Tre aggettivi per descrivere un buon agronomo?
Professionale, curioso ovvero interessato alla sua materia, al settore in cui andrà ad operare. Inoltre deve essere motivato, fiducioso. Iscriversi ad Agraria, l’ho sempre detto, è un atto di fede. L’ambiente in cui si opera, i repentini mutamenti fanno sì che non ci si possa addormentare sugli allori.
- Il libro indispensabile nella biblioteca dell’agronomo?
Non posso indicare un solo libro.
Se parliamo di letteratura, ognuno di noi ha un testo a cui è più affezionato per le più svariate ragioni.
Se invece ci riferiamo a un volume tecnico ogni branca ha i suoi specifici manuali.