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ROBERTO DE PETRO: “LA POLITICA DELLA RAI? FARE SPETTACOLO PER L’AUDIENCE, IO HO SCELTO UNA STRADA DIVERSA”

“Esistono ancora, soprattutto nel Mezzogiorno, aree dove la tecnologia, per varie motivazioni, è ancora distante dalla campagna ma soprattutto dall'agricoltore.” Ma serve anche uno spirito nuovo nel settore dell’informazione ove la mancanza di seri e preparati giornalisti del settore può pesare “moltissimo” in termini di rapporto con l’esterno

23 ottobre 2004 | Alberto Grimelli

Roberto De Petro, giornalista, è nato a Bari nell'ottobre del 1945. Prima geometra poi ingegnere è stato già in tenera età al seguito del padre giornalista ai tempi della Riforma Agraria, poi collaborando negli anni 70-80 alla pubblicazione di una serie di testate giornalistiche specializzate come il settimanale Puglia Agricola, e di numerosi periodici anche delle organizzazioni professionali agricole e associazioni di prodotto e di produttori provinciali.
Nel 1985 fondò l'emittente televisiva Telestar in provincia di Taranto e dal 1988 realizza la trasmissione "AGRI 7" sull'emittente televisiva interregionale Telenorba come autore e conduttore.
È presidente dell'Accademia Pugliese del Vino, dell'Olio e della Cucina e dell'Istituto Pugliese del Vino Novello.
Ha l'incarico di Console, per l'Italia Meridionale ed Isole, della “FICE” (Federazione Italiana Circoli Enogastronomici) nonché Direttore e Presidente di alcuni organismi, enti e consorzi che operano in agricoltura.
Autore di numerosi articoli, pubblicazioni ed audiovisivi sul settore agricolo ed agroalimentare é vincitore di numerosi premi (1° Premio Nazionale Olivelli alla Fiera di Verona 1995) e numerosi altri premi e attestazioni Stampa e per la Divulgazione in agricoltura.



- La sua pluriennale esperienza di giornalista del settore agricolo le ha permesso di valutare in modo oggettivo e distaccato l’evoluzione del mondo rurale, in particolare del Sud Italia. Quanto l’innovazione, anche tecnologica, ha mutato il rapporto dell’agricoltore con la campagna?
Molto, ma poteva essere di più. Esistono ancora, soprattutto nel Mezzogiorno, aree dove la tecnologia, per varie motivazioni, è ancora distante dalla campagna ma soprattutto dall'agricoltore.
- Il settore agricolo è, da sempre, permeato da diffusi malcontenti e malumori. Irrequietezza e disagio si percepiscono ma rimangono latenti, quasi nascosti, molto raramente sfociano in pubbliche proteste. Secondo lei si tratta di paura, sottomissione al mondo industrializzato o di atavica indifferenza?
Lei non ha citato la "politica", fra virgolette. Politica intesa anche come "fiancheggiamento" o "sudditanza" a personaggi e gruppi di varia estrazione che dettano, a seconda dei momenti, indicazioni ed input sul da farsi. Una sorta di regia del consenso e della protesta.
- Ci sono un milione di aziende agricole nel nostro Paese. L’assoluta maggioranza sono piccole o piccolissime realtà produttive, condotte part time o come passatempo. Difficilmente però le tirature di riviste di settore, e peggio che mai di libri, superano qualche decina di migliaia di copie. Come se lo spiega?
Molte di queste aziende piccole e piccolissime sono proprietà (per passatempo o eredità) di avvocati, medici, insegnanti, infermieri ect. che affidano a coltivatori pensionati o braccianti i loro terreni e le loro produzioni purchè l'azienda venga mantenuta al meglio e, possibilmente, non ci si rimetta. Vuole che questi ultimi si abbonino a qualche rivista e leggano qualche libro?


- Lei conduce, da diversi anni, una seguitissima trasmissione televisiva interregionale, “Agrisette”, a tema agricolo. Si parla anche di lavoro dei campi, di tecniche agronomiche, di problemi quotidiani degli agricoltori. “Linea Verde”, fino a qualche anno fa, svolgeva, su scala nazionale, lo stesso servizio. Oggi invece è puro folklore, dando spesso della campagna un’immagine bucolica distante dalla realtà. Eppure, come dimostra il suo lavoro, anche una trasmissione prettamente agricola può avere un nutrito seguito. A cosa dobbiamo allora il cambio di rotta della Rai?
Le motivazioni del cambio di rotta della Rai non le conosco. Peraltro la Rai nel passato sosteneva di "dover" fare… spettacolo per fare …audience. Io invece dall'inizio (sedici anni fa) ho scelto di privilegiare le notizie tecniche, economiche e sindacali, senza peraltro tralasciare la cucina, la natura ed il territorio.
- La professionalità di taluni giornalisti che scrivono di temi agricoli od alimentari è molto discutibile. Non è così infrequente infatti sentire o leggere castronerie e madornali errori. Quanto la mancanza di seri e preparati divulgatori rurali può pesare in termini di rapporto con l’esterno, coi consumatori?
Moltissimo. Tant'è che assistendo quasi giornalmente alle situazioni che lei citava, sto ipotizzando di realizzare, con l'Associazione Regionale dei Giornalisti Agricoli e l'Ordine dei Giornalisti, un mini corso di specializzazione per giovani colleghi che vogliono avvicinarsi al giornalismo agricolo. Speriamo che il progetto arrivi in porto, perché sono convinto, purtroppo, che anche giornalisticamente di questi tempi l'agricoltura non paga.