Salute
Sul web tornano a rincorrersi allarmi su additivi tossici e a spopolare video letteralmente virali
Internet non dimentica nulla. Foto di presunte infezioni, che nascondono virus e malaware, e documenti "bufala" che tornano a circolare dopo anni di oblio infestano un web sempre più alla ricerca di fonti autorevoli
07 luglio 2014 | C. S.
Il presunto video, perchè in realtà non ce n'è traccia, ha fatto il giro del web, e in particolare di Facebook in pochi giorni. Intitolato, tra gli altri, “[18+ VIDEO] non sarete mai usare ancora Nivea shampoo dopo aver visto questo video”, cliccando sul link si viene portati a pagine web piene di malaware e virus che potrebbero facilmente infettare il pc.
In particolare alcuni di questi malaware si approprierebbero delle credenziali di accesso a Facebook e ad altri siti.
In caso si sia cliccato sul link, oltre a eseguire una scansione con un antivirus e un antimalaware, è utile anche controllare che non siano state cambiate le proprietà della privacy di Facebook e che non siano state eseguite operazioni anomale col proprio accout.
L'immagine presentata, certamente impressionante, non è altro che un fotomontaggio. La fantomatica escrescenza, lungi dall’essere una pericolosa malattia cutanea causata da chissà quali sostanze chimiche, è un fotomontaggio che accosta alla pelle di un uomo l’immagine di un fiore di loto molto conosciuto in Asia. La parte sfruttata nel fotomontaggio è il baccello contenente i semi di un fiore di loto asiatico, che tra l'altro avrebbe proprietà benefiche antidiarroiche, antinfiammatorie, emollienti.
Tanto meno, quindi, il noto marchio di prodotti per l'igene è responsabile di quasivoglia infezione e, ovviamente, è vittima di questa "burla" vvi internet.
Non è la sola bufala che circola sul web in questi giorni estivi.
Ritornano le bufale sui prodotti tossici che circolano sui social network con rinnovata forza, anche dopo anni. Questa volta è il caso di un allarme su un lungo elenco di prodotti e additivi accusati di essere “tossici” fra i quali anche l’ l’E 330: questo però altro non è che l’acido citrico, impiegato come antiossidante e regolatore di acidità, naturalmente presente in diversi alimenti come il limone. “Si tratta dell’ennesima bufala che cerca di allarmare i consumatori”, denuncia Altroconsumo.
Spiega l’associazione: “Sarà capitato a tanti di vedere sulla propria bacheca di Facebook o di Twitter un presunto documento allarmistico distribuito dal centro antitumori di Aviano (PN).
Un fitto elenco che punta il dito su diversi alimenti di largo consumo contenenti additivi tossici: dalle merendine alle bibite, passando per caramelle e sciroppi. Ma non solo: a corredare la lista dei prodotti incriminati, c’è anche l’elenco degli additivi tossici. L’immagine di questo improbabile documento è tornata a circolare, come ogni bufala che si rispetti, a distanza di anni, con l’invito a diffondere il messaggio “a difesa della Vostra e dell’altrui salute”. Ma quanto c’è di vero in questo documento? Poco, molto poco”.
In realtà il documento con la lista di additivi è incompleto e pieno di errori e la “bufala” è quella che già anni fa era circolata a partire da un presunto comunicato di un centro specialistico. Come spiega Altroconsumo, nella lista tornata a circolare mancano tutti gli additivi successivi all’E 475; inoltre gli additivi riportati sono catalogati come coloranti, ma così non è: l’E 200 è un conservante, l’E 402 è un addensante e l’E 320 è un antiossidante. L’elenco, oltretutto, contiene additivi che non esistono e quello che viene presentato come il più pericoloso, ovvero l’E 330, altro non è che l’acido citrico, impiegato come antiossidante e regolatore di acidità, naturalmente presente in diversi alimenti come il limone. Il Centro di Riferimento Oncologico di Aviano ha inoltre da tempo smentito, attraverso un comunicato stampa, il legame con l’immagine diffusa e la veridicità delle informazioni contenute. Nel comunicato ad esempio si legge: “Purtroppo circolano nelle nostre regioni numerose pubblicazioni non autorizzate e non validate scientificamente che elencano prodotti e sostanze ritenute tossiche. In realtà il nostro Istituto ha verificato che questi elenchi sono del tutto privi di fondamento scientifico e contengono macroscopici errori. Per fare un esempio, l’ultimo volantino giuntoci asseriva che l’additivo E330 è in assoluto il più pericoloso. In realtà l’E330 rappresenta l’acido citrico, componente naturale di numerosi alimenti, (frutta fresca, agrumi), ed utilizzato nell’industria alimentare per le sue proprietà antiossidanti”.
Un vecchio articolo della Fondazione Veronesi, risalente al 2011, raccontava di come l’allarme sia stato diffuso via email. “La bufala della tossicità degli additivi nasce più di trent’anni fa in Francia. Attraverso un’opera di incessante volantinaggio si diffuse in poco tempo in tutta Europa”, spiegava la Fondazione Veronesi, sottolineando che fra gli alimenti pericolosi venne inserita la clorofilla, contenuta in tutte le verdure, e anche l’inesistente E125. L’evoluzione della “bufala” è stata quella italiana firmata da qualcuno che si spacciava per il responsabile del Centro Tumori di Aviano. Anche allora, veniva puntato il dito contro l’additivo E330, falsamente indicato come glutammato monosodico: si tratta invece dell’acido citrico. E anche in riferimento al vero glutammato monosodico (E621) la Fondazione Veronesi ricordava che si tratta semplicemente di una sostanza molto studiata nel panorama alimentare e usata come aromatizzante (ad esempio nei dadi), che non presenta rischi per la salute.
Altroconsumo ha dunque denunciato il ritorno della “bufala” ma con qualche precisazione sulla lista che sta circolando. “Chiariamo, però, che molti additivi di quelli ritenuti “tossici” nel finto documento sono considerati critici anche da noi, ma non sono tutti coloranti e le motivazioni alla base di questo giudizio sono diverse – afferma l’associazione – Gli additivi vengono intenzionalmente aggiunti agli alimenti con scopi specifici. I produttori ricavano sicuramente diversi vantaggi dal loro impiego e il consumatore, a sua volta, può trarne beneficio (pensiamo ai cibi in scatola, facili da conservare e trasportare). Bisogna anche precisare, però, che alcuni additivi possono causare reazioni allergiche di gravità variabile, soprattutto nelle persone più vulnerabili. Altri, invece, possono essere correlati a manifestazioni di iperattività nei bambini o sono sospettati di avere potenziali effetti cancerogeni. Per questo motivo la nostra posizione non è sempre positiva per tutti gli additivi”.