Articoli 10/04/2004

TANTO TUONO’ CHE ESPLOSE. AL VINITALY IRROMPE FISCHLER E CALA IL BUIO

Il Commissario Ue è protagonista a Verona di una performance fonica che sconvolge l'udito dei presenti. Una soffiata di naso simile a un concerto di rutti e peti. Poi l'arroganza del montanaro che non vuole cedere mai. Lo svilimento delle denominazioni di origine dei vini? "Una sciocchezza totale" dice


Un volto radioso, certo, ma non è il nonno di Heidi. State perciò in guardia, e che Dio vi salvi. Occorre prestare la necessaria attenzione, Franz Fischler può compromettere la vostra quiete notturna. Quanto vi racconto è frutto di una mia cruciale esperienza accaduta lo scorso venerdi 2 aprile a Verona, durante una conferenza stampa al Vinitaly.
In sala Mascagni un folto pubblico di giornalisti ha partecipato all’incontro con i vertici del Consiglio oleicolo internazionale, i quali relazionavano intorno alle recenti tendenze circa la produzione mondiale di olio di oliva e le necessità di avviare delle attività promozionali. Una conferenza, vi assicuro, di reale interesse.
Appena terminate le relazioni, si è giunti al consueto momento delle domande da parte dei giornalisti presenti.
Il direttore del Coi risponde. Tempo qualche minuto e irrompe un uomo enorme, simile a un panzer. Si ferma qualche secondo al mio fianco, seduto in seconda fila.
L’uomo, altissimo, lo scorgo appena. Si colgono le rotondità del grembo, le assurde dimensioni, l’imperiosa altezza; ma non levo lo sguardo verso l’alto, sono concentrato sui fogli su cui appunto le dichiarazioni dei relatori.
All’improvviso un suono simile a un tuono, sordo ma potente, deflagrante.
Le mie orecchie violentate dal devastante rumore, i miei capelli già lunghi e incolti che si rizzano in piedi per il soprassalto, il cuore che batte veloce, scardinando la quiete in cui ero immerso, nella penombra della sala. Lo stordimento, il disorientamento generale.
Il relatore al tavolo tace, si alza. Si levano tutti in gran fretta. Intanto mi faccio coraggio e volgo lo sguardo verso l’omone fermo al mio fianco; vedo in quel viso i tratti di un signore fin troppo noto, fin troppo odiato: è Franz Fischler, il commissario dell’Unione europea: “O Dio!” dico; “ti prego mio Signore, salvami” aggiungo. Poi mi tranquillizzo, il rumore devastante che mi ha scombussolato non è ciò che temevo. L’omone dalla barba bianca condita con spruzzi di grigio si è solo soffiato il naso. Però che potenza! Sono salvo. Un po’ mi preoccupo. E se dal naso… No, speriamo di no. In fondo Fischler ha un volto radioso, poi, certo, non è il nonno di Heidi, è sempre bene prestare la massima attenzione, non si sa mai.

Una sciocchezza totale. Seduto dietro al tavolo l’omone pontifica: “La Commissione è stata accusata di svendere i propri vini e di propugnare una liberalizzazione selvaggia del mercato. E’ una sciocchezza totale, meglio chiarire”. Non ha alcuna forma di accondiscendenza l’omone.
I giornalisti affollano la sala, gremita fino all’inverosimile. Ascoltano il Re, ascoltano il Profeta, ascoltano il Commissario che pronuncia il Verbo.
Nessun volo di mosca in sala. C’è aria di timidezza. Evidentemente quel frastuono iniziale ha scosso tutti. Potenza disarmante del naso imperioso di Fischler. E’ stato un tocco deciso, del pollice e dell’indice, risoluto, e subito un PPPPPPRRRRRRRRRRRRRRR assordante da incutere timore. Quello che si dice “timore riverenziale”. A Fischler è bastato soffiarsi il naso. A me ch’ero vicino la speranza che non fossero volate caccole inquinanti per ogni dove. Speriamo, almeno.
Per i relatori che lo avevano preceduto, quelli della conferenza stampa brutalmente interrotta per l’arrivo improvviso dell’omone è stato un brutto colpo.
Mai assistito in vita mia a episodi di così rara inciviltà e prepotenza.
L’omone – chessò - avrebbe potuto attendere che la conferenza del Coi finisse, presentandosi in sala solo qualche minuto dopo. Invece no, è l’arroganza che si fa strada e impera selvaggia.
“Ai potenti occorre cedere il posto” è questo il pensiero dominante.
Curiosa ma altrettanto mortificante la scenetta a cui ho assistito.
In fondo i direttori del Coi, Touzani e Thabet, rivestono comunque una carica importante all’interno di un organismo internazionale. Il Consiglio oleicolo internazionale, pur essendo una organizzazione intergovernativa che fa capo all’Onu, resta pur sempre un’entità autorevole, anche se senza poteri.

La violazione di un principio. “Chiudere gli occhi di fronte al contesto internazionale è una strategia perdente” dichiara l’omone di nome Franz, arcigno e sicuro di sè. Il concetto che ha inteso trasmettere ai presenti, riguardo ai pasticci intorno alle denominazioni di origine dei vini, è molto chiaro e inequivoco: “Non si può difendere ciò che sul piano internazionale è indifendibile”.
Per Fischler il vino prodotto nell’ambito della Comunità incide ben poco a confronto con la produzione mondiale, quindi contiamo quanto uno sputo e dobbiamo perciò sottostare ai voleri altrui.
“Siamo intervenuti con il regolamento tanto contestato e siamo soddisfatti” dice l’omone. “Se non lo avessimo fatto, sarebbe stato il Wto a imporci le proprie regole. Ora siamo noi invece ad esserci mossi per primi e a fissare limiti e paletti che assicureranno una protezione al sistema delle denominazioni di origine”.
E’ questo il concetto di fondo che ha espresso l’omone Franz. I paletti fissati dal regolamento proteggeranno le nostre Doc. Ma poi, si sa, i paletti volta per volta cadono, vengono ignorati per risolversi in un niente. E l’omone, il figlio dell’Europa continentale, questa prassi la conosce bene. E’ un politico, mica un uomo di ideali. Tutti lo sanno: basta scalfire le fondamenta, poi pian piano crolla il sistema. Quando si viola un principio, tutto può in seguito accadere.

Una notte insonne. E’ stato un venerdi nero, la notte. Tanti incubi mi hanno squinternato il sonno. Ho sognato l’omone al mio fianco assalirmi con boati devastanti, in un concerto di rumori che non placavano i già doloranti timpani.
Ho sognato l’omone e ciascuno dei commissari Ue con la pancia gravida di gas sfogarsi con l’emissione di peti accompagnati da altrettanti micidiali rutti.
Ero terrorizzato.
Gli studi aggiornati sull’argomento non lasciano spazio a equivoci.
Ciascun individuo emette dall’ano sino a due litri di gas al giorno. Ma le dimensioni di Fischler mi lasciano pensare a volumi maggiori. Qualcuno pensa che si possano raggiungere i tre litri, i tre litri e mezzo di gas al giorno.
E’ pur vero che per gli antichi Egizi il Peto era addirittura considerato una divinità, raffigurata nelle sembianze di un bimbo accosciato e concentrato nello sforzo dell’emissione, ma io preferisco di gran lunga sentirmi ateo, in certi casi, e credere ad altro.
“Oddio!” sussurravo nel sonno, “pietà!”.
Non si tratta solo di semplici peti, ma di scoréggie!
La differenza? Il Sacchetti nel 1400 la esemplificava considerando il peto una semplice fuoriuscita di gas dall’intestino, mentre la scoréggia un’emissione rumorosa di gas intestinali.
Peti o scoréggie che fossero, rutti o quant’altro, l’incubo ebbe fine al termine della notte, al suono della sveglia.
Mi levo dal letto, apro gli occhi, apro la finestra in albergo: va tutto bene, è stato solo un incubo. Un terribile incubo.
L’aria non è pestilenziata da odori sgradevoli, nessuna traccia di Fischler, tranne una sua foto recuperata in sala stampa, al Vinitaly. Per fortuna sono salvo, nessun Commissario Ue si è intrufolato in camera per agguati alla mia persona. Resta però il grande agguato ai danni dell’agricoltura mediterranea, resta lo svilimento di ogni sano principio, ch’è assai peggio di un incubo da scoréggie incalzanti e nauseabonde.

di Luigi Caricato