L'arca olearia 26/02/2011

Orrore, Carlo Petrini vuole gli oli deodorati in etichetta

Prima lancia l’allarme, sostenendo che Bruxelles autorizza gli oli di oliva deodorati. Quindi aggiunge che il recente regolamento degli alchilesteri lede consumatori e produttori onesti. Gli organi di stampa cedono intanto al fascino dell'icona della lentezza e rilanciano la bufala dell’allarme. Il ministro, interpellato, non sa cosa dire. Chi ci legge dall'Europa ci prende per matti




Sono sconcertato. Leggo il comunicato stampa diffuso da Slow Food lo scorso 24 febbraio e mi metto le mani tra i capelli. Sconsolato mi dico: non serve a niente dedicare tutto il proprio tempo a fare corretta informazione, perché dietro l’angolo c’è sempre qualche ignorante sfiggito all’appello che distrugge il buon lavoro fatto di anni e anni nutriti da tanta passione e serietà professionale di poche oneste persone.
Fin qui lo sforzo di chi ha lavorato tanto, nel silenzio generale. Poi a un tratto viene chi non ne sa nulla e tira fuori dal cilindro una montagna di fesserie. Ma io dico – benedetto il cielo! – un’icona come Carlo Petrini non potrebbe fare l’icona muta, un po' come le veline in tivvù, quattro mossetine di gambe e via? Non potrebbe andare all’Isola dei famosi dove poter coltivare il proprio ego?

Scusatemi i toni, ma sono proprio stufo. Non ammetto l’ignoranza di chi riveste un ruolo pubblico e ha il dovere morale di informarsi e studiare prima di profferire verbo. D’accordo che Petrini è un’icona, ma, io dico anche: un po' di considerazione per le tante persone serie che lavorano senza stare sotto i riflettori, e che evidentemente restano ferite dalle fesserie pronunciate dalle tante icone in circolazione.

Orbene, vi riporto uno stralcio del comunicato Slow Food. Parto dal titolo: Bruxelles autorizza gli oli d’oliva “deodorati”. Una assurdità inaudita, tanto che se il resto d’Europa leggesse la nota di Slow Food si divertirebbe un mondo, ridendo a crepapelle. E diranno: ma questa Italia è proprio popolata da tipi stravaganti!

Il regolamento comunitario 61/2011 introduce finalmente un parametro in più a difesa della qualità degli oli e c’è chi da noi sostiene non soltanto il contrario, ma addirittura asserisce che l’Ue autorizza gli oli deodorati. Siamo proprio dei pervertiti che sfidano il buon senso. Ciononostante, l’icona della lentezza, Carlo Petrini sostiene che tale regolamento – e, badate bene, si tratta di un virgolettato – “lede consumatori e produttori onesti”.

Ma qui siamo alle comiche. Non solo, Petrini insiste dicendo: “È inaccettabile che un procedimento chimico finora vietato in oli extra-vergine venga sostanzialmente permesso per consentire a chi non produce qualità di arrivare sul mercato con un prodotto adulterato che il consumatore non sarà in grado di riconoscere dall'etichetta”.

Procedimento chimico? Ma di che sta parlando Petrini? La deodorazione un procedimento chimico? E dove lo ha letto?
I virgolettati di Carlo Petrini sono uno spasso. Neanche l’uomo della strada arriverebbe a tanto. Vogliamo deliziarci con altro Petrini-pensiero? Ma certo!
Divertiamoci. Il Presidente Slow Food sostiene che tale regolamento “va esattamente in direzione contraria a quella che sembrerebbe volere imboccare la nuova Pac del Commissario Ue all’agricoltura Dacian Cioloş”.
Petrini salverà il mondo, ma non il buon senso. “Non si protegge la qualità” si azzarda a dire. Ma come, se il parametro che è stato introdotto è proprio lo specchio che riflette la qualità, come si fanno a sostenere fesserie così grossolane? In base al valore degli alchilesteri si desume la qualità della materia prima, le olive. Più è basso tale valore, più è segno che le olive sono buone e l’olio di conseguenza è un prodotto di sicura qualità.

Torniamo agli alchilesteri. Il comunicato Slow Food recita: la norma comunitaria “rischia di spalancare le porte dei mercati europei a miscele di olii di dubbia qualità, poiché un olio ottenuto da olive sane spremute subito dopo la raccolta contiene al massimo 10 -15 mg/kg di alchil esteri, che possono arrivare in via eccezionale a 30.
Il limite di 150 mg/kg, fissato dal regolamento europeo, non è rappresentativo di un olio extra-vergine ottenuto da olive sane e non scoraggia i produttori dal miscelare olio extra-vergine con un prodotto di qualità inferiore come il deodorato con elevati valori di alchil esteri”.

Facciamo un po’ di chiarezza. La letteratura scientifica non sempre è concorde con i valori degli alchilesteri. Anche perché occorre considerare che esistono i cosiddetti “falsi positivi”. Alle volte non si possono dare per definitivi dei limiti troppo bassi, perché anche chi lavora bene talvolta può avere dei problemi, in ragione anche degli andamenti climatici. Per questo l’Italia si è fatta portavoce di un valore pari a 50 mg/kg. Poi, quando ci si confronta con altri Paesi, con situazioni differenti, è evidente che ci si deve misurare con la realtà e scendere a qualche compromesso, ma sul piano sostanziale l’obiettivo raggiunto va salutato positivamente. E’ un parametro che introduce una novità importante, sulla quale in seguito si può lavorare, facendo in modo che i valori possano abbassarsi. E’ quanto avvenuto con l’acidità libera, per esempio. Ora un extra vergine è tale con valori al di sotto dello 0,8%, mentre un tempo si definiva extra vergine l’olio con un’acidità libera massima al di sotto dell’1%. Lo stesso avverrà di sicuro con gli alchilesteri. Si introduce dapprima un parametro – ed è una conquista, visto che si stava lavorando da molto tempo – ma poi si cercherà di mediare per giungere presto a valori più bassi.

Niente da fare. Slow Food si sente come dio in terra e pontifica senza mai aver studiato. Pontifica insomma sul nulla, e in tanti ovviamente – prendendo per oro colato tutto ciò che gli orifizi mediatici di Slow Food ci gettano in faccia – riportano le fesserie del Petrini-pensiero.

Ci cascano tutti. “Il Sole 24 Ore” titola “Sì Ue all’extra vergine “deodorato”. E io già immagino i funzionari Ue mentre se la ridono come matti. Il quotidiano di Cofindustria dedica solo poche righe, ma sceglie di dare risalto alla notizia con un’ampia foto. E così, i lettori ignari dell’ignoranza dei giornalisti italiani, leggono pari pari la velina dei lumaconi, sintetizzata peraltro male: “Da aprile sarà in vigore il regolamento Ue che autorizza la vendita di olio di oliva extravergine deodorato, prodotto utilizzando sostanze chimiche (alchilesteri) fino a 150 mg/kg. Oh, Dio mio, Dio mio! Qui addirittura si dice che il deodorato si produce utilizzando sostanze chimiche!

In che mondo siamo finiti! Il “Corriere della Sera” incalza scomodando Margherita De Bac, la quale si limita a riportare spezzoni di comunicati stampa, rilanciando l’allarme dell’icona di Bra: “Gli agricoltori sono molto preoccupati dalla prospettiva che i nostri negozi vengano invasi da lattine e bottiglie col deodorante…”
Siamo proprio in un Paese di non professionisti. Gente che si improvvisa e tratta argomenti senza conoscere nulla, ma proprio nulla. Il deodorante, a che serve il deodorante? Siamo impazziti?

“Repubblica” non è da meno, e così scomoda Monica Rubino (link esterno) per un articolo lunghissimo, che, nonostante le buone intenzioni, e pur partendo da dati in parte veri, non giova alla buona cuasa di una comunicazione corretta, utile per sensibilizzare il consumatore senza però allarmarlo, allontanandolo dal prodotto, sfiduciandolo.

I deodorati sono presenti sul mercato da lungo tempo e nessuno se li è filati, perché nessuno studia l’olio extra vergine di oliva, salvo poi pontificare su dati sensibili sui quali c’è ancora un dibattito aperto nel mondo scientifico. Nessuno tra i giornalisti generalisti si è mai dedicato a riservare uno spazio serio a un prodotto come l’olio extra vergine di oliva, con l’obiettivo di educare a un consumo consapevole il consumatore. Tutta questa genìa di giornalisti affamati di scoop non cercano altro che suscitare scandali, così da sentirsi i salvatori del consumatore ignaro.

Il fatto è che tanta gente non si documenta. Il professor Giovanni Lercker, una tra le personalità più ammirate al mondo – e ve ne sono tanti in Italia di studiosi che conoscono bene la chimica dell’olio – il limite di 75 mg/kg (o peggio 150 mg/kg), è sicuramente alto per la qualità di un olio extra vergine, almeno secondo l'esperienza degli addetti ai lavori italiani. Tuttavia – avverte giustamente Lercker – se fossero stati pretesi valori più bassi al momento della decisione all’Unione europea, non sarebbero stati accettati, in quanto i maggiori produttori di olio, gli spagnoli, hanno valori più elevati. Quindi – aggiunge Lercker – avere un'indicazione quantitativa è già un ottimo risultato, in quanto l'assenza di tale indicazione sarebbe stata molto più problematica. Lercker, come pure altri nomi importanti come il professor Lanfranco Conte salutano con ottimismo tale regolamento. Vedremo in futuro di fare abbassare questi limiti, assicura Lercker. Proprio come è avvenuto in altri casi chimico-analitici.

Ogni regolamento è frutto di compromessi, di decisioni complesse, per cui non si può banalizzare suscitando l’allarme generale. Lercker non lascia adito a dubbi “In sostanza – sostiene - se la quantità di etil esteri è elevata corrisponde a una grande fermentazione e ad una scarsa qualità delle olive e dell'olio ricavabile da queste. L'indicazione sul documento Ue del rapporto metil/etil esteri (< o uguale a 1,5) dovrebbe essere invertito e cioè etil/metil esteri. E’ un errore materiale – precisa Lercker – e, spero, verrà cambiato quanto prima”.
Ma è bene anche ricordare che tutte queste indicazioni sono indicazioni di qualità e non di frode. “Tuttavia – precisa il professor Lercker – l'elevata presenza di etil esteri non può non avere contemporaneamente una assenza di cattivi odori e sapori nell'olio, per cui si può prevedere che l'olio possa essere stato deodorato (frode). In sostanza gli alchil esteri sono un marcatore di frode potenziale”.

Banalizzare lo sforzo ottenuto attraverso il regolamento comunitario 61/2011 non ha proprio alcun senso. Carlo Petrini addirittura si spinge a dire qualcosa di insensato. Nel comunicato stampa diffuso da Slow Food gli si attribuisce il seguente, assurdo, virgolettato. “La presenza di oli deodorati deve almeno essere indicata in etichetta a protezione del diritto del consumatore all'informazione e alla salute”. Un’affermazione ridicola, delirante, che invita a riportare in etichetta la distinzione tra oli extra vergini di oliva e oli extra vergini di oliva deodorati! Ma così – che Dio lo illumini! – spinge il legislatore comunitario a ufficializzare i deodorati! Ma come si può? I deodorati intanto vanno severamente vietati, come per fortuna ancora accade. Certo, esiste purtroppo il fenomeno, non ancora risolto, degli oli deodorati, ma se finora non vi era alcun metodo analitico da poter utilizzare legalmente, ora è stato felicemente introdotto. Vi sembra poco?

Non bisogna mai abbassare la guardia, le insidie non mancano. Ma per fronteggiare le azioni fraudolente non bisogna lasciarsi andare a inesattezze e ad allarmi inutili, che non giovano certo ai consumi. Finora gli organi di stampa hanno riportato solo veline, ma da quel che si desume dall’allarme lanciato da Slow Food e ripreso dai media, sembra che non sia proprio cambiato nulla.

C’è troppa ignoranza in giro. Perfino il ministro Galan, completamente ignaro di cosa sia un olio extra vergine di oliva, in attesa di rispondere a un’interrogazione presentata dagli onorevoli Ferrante e Della Seta, in un comunicato stampa ha dichiarato che “come prima risposta” si sente di poter "raccomandare ai consumatori di affidarsi al sistema di tracciabilità e di etichettatura, già in vigore per l’olio di oliva extravergine in tutta Europa, se compreranno oli italiani potranno stare tranquilli sul livello di una qualità che non ha eguali al mondo". Le solite dichiarazioni che non dicono nulla, tanto per intenderci. Infatti Galan conclude dicendo che si riserva comunque di dare più avanti una risposta più dettagliata. Già, come se non ci fossero risposte immediate in certi casi. E' sufficiente in fondo alzare la cornetta del telefono e sentire uno dei propri dirigenti, scegliendo uno tra i più preparati in materia. Già, in che strano Paese viviamo. E' sufficiente che una tra le tante icone capisca Roma per toma che succede il finimondo: tutti a correre dietro alle dichiarazioni di uno che non ha il minimo buon senso di studiare, di informarsi, di chiedere pareri. Mah!

di Luigi Caricato